Revisione della spesa pubblica: dopo lo Stato, secondo Confcommercio anche le regioni devono intervenire

Secondo l’Ufficio studi della categoria a livello locale si generano 66 miliardi di sprechi all’anno. La regione più virtuosa è la Lombardia. Le regioni speciali meno virtuose di quelle ordinarie. 

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Secondo l’Ufficio studi di Confcommercio, a livello regionale la spesa pubblica ha spazi di efficientamento per circa 66 miliardi di euro all’anno, di cui solo 5,2 sono sprechi netti. E se si dovesse effettuare una seria revisione della spesa pubblica, tra quella statale e quella regionale si potrebbero recuperare circa 250 miliardi di euro, ovviamente scontentando qualche greppia elettorale clientelare, cosa che fino ad oggi ne ha reso oltremodo difficile l’applicazione.

Si libererebbe un’ingente mole di risorse che potrebbero, da un lato, andare ad abbattere considerevolmente la montagnadel debito pubblico in una decina d’anni, dall’altro, aumentare il livello dei servizi offerti ai cittadini a parità di tassazioneo mantenere invariati i servizi e tagliare sostanziosamente le tasse.

Secondo lo studio di Confcommercio, le regioni a statuto speciale spendono in media per abitante il 37% in più delle regioni a statuto ordinario, una differenza però compensata anche dal maggior numero di materie su cui le autonomie speciali devono operare rispetto a quelle ordinarie. E fra le regioni ordinarie, quelle piccole spendono mediamente il 17% in più delle regioni grandi.

L’analisi – basata sugli ultimi dati disponibili del 2016 – mette anche in relazione la qualità dei servizi offerti ai cittadini con i costi. Emerge che l’Italia delle regioni ideale dovrebbe avere i servizi del Trentino Alto Adige ai prezzi della Lombardia che per i suoi servizi spende 2,528 miliardi l’anno.

E se si prende ad esempio l’attuale livello dei servizi al livello dei prezzi della Lombardia, realtà che non si può sicuramente definire arretrata, la spesa pubblica regionale sarebbe di soli 107,9 miliardi di euro invece degli effettivi 173,9 miliardi. Insomma l’attuale sistema di spesa locale potrebbe, con maggiori efficienze, risparmiare 66 miliardi di euro. A Fronte dei quali 5,2 miliardi sarebbero di sprechi netti.

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