Pesca, accordo per area marina di tutela tra Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto

Le tre regioni delimiteranno l’area di un Sic a tutela di delfini e tartarughe. 

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area marina di tutela
Da sx, Stefano Zannier, Simona Caselli, Franco Manzato e Giuseppe Pan

Accordo raggiunto nell’ambito del Distretto di Pesca Alto Adriatico, l’organismo che raggruppa le regioni Emilia Romagna, Veneto eFriuli Venezia Giulia, sulla proposta unitaria di istituzione di un’area marina di tutela di delfini e tartarughe, che al tempo stesso salvaguarda le attività di pesca e acquacoltura.

Entro febbraio, le tre regioni presenteranno al ministero dell’Ambiente una proposta unitaria che delimiterà la zona tutelata e fisserà le regole di pesca, con la garanzia di non applicabilità dei divieti previsti dalla normativa comunitaria. L’accordo è stato ragginunto a conclusione della riunione del Comitato di gestione del Distretto, che ha visto la partecipazione degli assessori regionali alla pesca, Simona Caselli(Emilia Romagna), Giuseppe Pan (Veneto) e Stefano Zannier (Fvg). Presenti all’incontro anche il sottosegretario alla pesca, Franco Manzato, oltre ai rappresentanti del ministero dell’Ambiente.

L’intesa prevede l’individuazione di un’area marina dove istituire un Sic (Sito di interesse comunitario) per la tutela delle due specie protette, anche per scongiurare l’avvio di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea che ritiene insufficienti le aree Sicfinora istituite dall’Italia. L’accordo comporta la contestuale definizione delle misure di conservazione delle specie da salvaguardare e la garanzia di non applicazione generalizzata su tutta l’area dei divieti di pesca previsti dalle norme comunitarie (art. 4, comma 4, del “regolamento mediterraneo” n.1967 del 2006); divieti che permangono solo in presenza di fondali con posidonie e coralli, come già avviene oggi.

La proposta unitaria, che dovrà delimitare i confini del Sic marino e definirne le regole per la pesca, sarà presentata in via preliminare dalle tre regioni del Distretto al ministero dell’Ambiente il 7 febbraio prossimo, per essere poi formalizzata entro la fine del mese. Sulla base del lavoro dei tecnici delle Regioni interessate e dei dati scientifici a disposizione, che evidenziano un notevole incremento della presenza di delfini e tartarughe marine, l’ipotesi di delimitazione dell’area di tutela dovrebbe comprendere una parte di zone marine già sottoposte a vincoli di vario tipo, oltre a una fascia ristretta localizzata tra le 6 e le 12 miglia marine dalla costa romagnola e veneta.

Per il Friuli Venezia Giulia e il Veneto resta da definire un’area Zps (Zona di protezione speciale) sotto costa per la salvaguardia degli uccelli migratori, in particolare gli anatidi per la quale le Regioni accetteranno solo l’intesa su una proposta complessiva nella quale le misure di gestione non comportino limitazioni all’attività di pesca.

«Siamo i primi a voler tutelare le specie marine protette – hanno sottolineato gli assessori regionali, Simona Caselli, Giuseppe Pan e Stefano Zannier – ma questa doverosa azione di salvaguardia non deve compromettere la pesca, l’acquacoltura e le altre attività economiche presenti nell’area interessata dell’Alto Adriatico. Abbiamo chiesto che la proposta che avanzeremo sia valutata nella sua interezza, senza stralci che ne comprometterebbero l’efficacia e rischierebbero di danneggiare l’intera filiera ittica. Oggi abbiamo individuato un metodo di lavoro condiviso che pone le basi per un’intesa positiva tra lo Stato, le Regioni e l’Unione europea, tenuto conto della complessità della materia e dell’elevato numero degli attori coinvolti».

Il comparto della pesca e dell’acquacoltura nelle tre regioni interessate coinvolge oltre 1.500 imbarcazioni e più 4.000 addetti, che raddoppiano considerando l’indotto. La produzione annua di pescato sfiora complessivamente le 40.000 tonnellate, mentre il prodotto allevato, soprattutto molluschi, supera le 67.000 tonnellate.

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