La crisi neve di Autobrennero causa il nuovo testacoda del ministro Toninelli

Il solenne annuncio di nazionalizzazione di A22 cozza contro il fatto che essa è da sempre di proprietà pubblica degli enti locali attraversati. Nonostante le scuse, A22 responsabile per non avere previsto i controlli sul rispetto dell’attrezzatura invernale. 

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La chiusura causa neve di un’autostrada alpina come l’Autobrennero ha causato l’ennesimo testa coda del ministro ai Trasporti e infrastrutture, Danilo Toninelli (M5s).

Dopo la sbandata dello scorso ottobre, dando per realizzato ed utilizzato dai camion di tutt’Europa il tunnel del Brennero, sorvolando sul piccolo particolare che l’opera è ancora in costruzione (sarà completata nel 2027) e che sarà la galleria più lunga del mondo riservata però al passaggio dei soli  treni invece dei camion, Toninelli sbanda ancora, questa volta sulla neve del Brennero, attaccando la società concessionaria A22 colpevole di aver causato il blocco per oltre 12 ore dell’arteria internazionale, tenendo all’addiaccio centinaia di  persone bloccate a bordo di camion e di auto durante la notte.

Nella foga della sua intemerata, forse mal consigliato dai suoi comunicatori, il ministro pentastellato annuncia la solenne statalizzazione di A22, con il trasferimento alla mano pubblica degli ingenti utili che l’autostrada genera ogni anno sulla pelle di utenti paganti spesso trascurati, annunciando l’invio degli ispettori per valutare il corretto comportamento del concessionario.

Una dichiarazione che cozza con il fatto che da sempre l’Autobrennero è di proprietà pubblica, nella fattispecie della regione Trentino Alto Adige (maggior azionista singolo con oltre il 32% delle quote azionarie) che ne ha promosso la realizzazione all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, cui s’aggiungono le due province e i due comuni di Trento e Bolzano che portano il livello oltre il 50%, mentre il restante 30% delle quote circa è posseduto da altri enti locali attraversati dall’arteria tra le regioni Veneto ed Emilia Romagna. Solo il 14% del capitale di A22 è posseduto da privati.

Accortosi dell’ennesimo scivolone, Toninelli ha cercato di metterci una pezza, affermando che lui intendeva riferirsi alla totale pubblicizzazione della concessionaria, con l’uscita dei soci privati dalla compagine azionaria, definita l’ennesima «mangiatoia». Cosa che ha fatto scattare la reazione sorniona del presidente della società, l’ex deputato ed ex consigliere provinciale Dem, Luigi Olivieri: Toninelli «ha dichiarato che A22 è una mangiatoia? Non raccolgo le provocazioni. L’ispezione è un suo diritto e sarà l’occasione per dimostrare la bontà del nostro operato. Finora, comunque, non abbiamo visto nessun ispettore».

Nonostante la risposta del suo presidente, è notorio che negli anni l’Autobrennero è stata sistematicamente utilizzata dai partiti di maggioranza del Trentino Alto Adige per sistemare al suo interno frotte di clientes, mediante selezioni opache, spesso con il bilancino della ripartizione etnica (tot italiani, tot tedeschi) e partitica (tot alla Dc e ai suoi numerosi eredi, tot al Pd e tot alla Svp). Di fatto quando Toninelli afferma che l’A22 è stata utilizzata come una mangiatoia da parte dei partiti al potere non si discosta troppo dalla realtà.

Ma dove la difesa sull’operato dell’Autobrennero fatta dal suo presidente Dem lascia a desiderare verte sui controlli preventivi sul rispetto agli obblighi di utilizzare l’attrezzatura invernale lungo tutta la tratta dal 15 novembre al 15 aprile. Da un lato, Olivieri dichiara ad un giornale che «il personale di A22 non può effettuare delle verifiche sulla dotazione di equipaggiamento invernale» sui veicoli in transito, salvo subito dopo affermare come «sarebbe però opportuno in futuro predisporre su alcuni punti del tracciato, ad esempio all’altezza di Bolzano nord, delle aree dove in caso di nevicate come quelle di venerdì o sabato sia possibile controllare i pneumatici ad ogni macchina e camion oppure la presenza a bordo delle catene. Potrà tornare a viaggiare solamente chi è in regola». Delle due, l’una: o il personale di Autobrennero non può effettuare controlli, oppure può farli.

La logica direbbe che il personale di A22 può sicuramente effettuare controlli sul rispetto degli obblighi dell’attrezzatura invernale a bordo, specie sui veicoli pesanti, magari in collaborazione con gli addetti della Polstrada. Quando si sa che ci sono condizioni a rischio, sarebbe logico che sia ai caselli d’ingresso dell’autostrada che in prossimità delle stazioni di servizio fossero istituiti dei controlli sul rispetto della norma, impedendo l’ingresso o la prosecuzione del viaggio ai veicoli che ne fossero sprovvisti per evitare il ripetersi del blocco della circolazione.

Come afferma indirettamente il presidente Olivieri, si tratta di predisporre un’opportuna organizzazione del personale tecnico e di quello di polizia. Un’organizzazione che nello scorso fine settimana non è stata attuata, cogliendo la società impreparata e di questo i vertici della società dovrebbero risponderne sia al ministero che agli azionisti, oltre a quegli utenti che, dopo essere stati in ostaggio per una notte dell’Autostrada, sono stati pure costretti a pagarne il pedaggio, quando sarebbe stato un tangibile gesto di scusa nei confronti degli utenti rinunciarvi. Ma così non è stato e le casse di A22 ringraziano sentitamente.

Per fortuna, l’esperienza del Dem Luigi Oliveri e di Walter Pardatscher (amministratore delegato, Svp) ha i giorni contati. L’auspicio è che i nuovi vertici di A22 che dovranno essere nominati tra marzo ed aprile prossimo siano più attenti a considerare chi utilizza l’A22 come dei clienti piuttosto che come meri utenti, organizzando meglio i servizi e la loro efficienza.

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