La pecora Villnösser Brillenschaf entra a far parte dei presidi Slow Food

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La Villnösser Brillenschaf (che letteralmente significa “pecora con gli occhiali della Val di Funes”) è la razza ovina più antica del Sudtirolo: si è sviluppata nel Settecento, un ceppo locale altoatesino della pecora “Kärntner Brillenschaf” austriaca che deriva da un incrocio tra la “alte heimische Landschläge”, la “Bergamasca” e la “Paduaner Seidenschaf”. La si riconosce perché ha il vello bianco e anelli neri attorno agli occhi, gli “occhiali”, e la colorazione nera di almeno un terzo, o metà, dell’orecchio. In passato era allevata per il consumo di carne e per la lana.

Come altre razze locali rustiche la Villnösser Brillenschaf è sfuggita negli anni ’30 del secolo scorso alle politiche fasciste di “miglioramento” delle razze di interesse alimentare che imponevano di sostituire le razze autoctone con altre internazionali più produttive. Tentativo fallito in parte, grazie alla passione degli allevatori locali che l’hanno testardamente custodita. Purtroppo oggi risente dell’abbandono della montagna e dell’agricoltura alpina: ne sono rimasti circa 2.400 capi adulti in tutto l’Alto Adige, di questi circa 1.800 sono femmine che partoriscono ogni anno circa 2.500 agnelli.

Fino agli anni ’60 tutti allevavano la razza Villnösser Brillenschaf: oggi solo tre degli allevatori iscritti all’associazione di razza lavorano esclusivamente la terra, tutti gli altri allevano e coltivano piccoli appezzamenti come occupazione secondaria. A Funes, la zona di origine, quindici anni fa erano rimaste solo 150 pecore, oggi sono aumentate a 600 capi grazie al lavoro tenace di Günther Pernthaler, il tecnico di razza, e prima di lui, di Johann Messner, ex sindaco di Funes e grande appassionato di questa razza, che hanno lavorato al recupero genetico. Hanno ottenuto la pubblicazione del registro anagrafico, conservato presso la Federazione Zootecnica Alto Adige a Bolzano e l’iscrizione della razza tra quelle a rischio di estinzione, che dà diritto a contributi annuali per gli allevatori al fine di conservarla e riprodurla.

Come altre razze che contano meno di 3 mila capi sopravvissuti, è riconosciuta dalla Unione Europea come razza in via di estinzione. Oggi gli allevamenti sono circa un’ottantina, ciascuno con poche decine di capi allevati con grande passione, in particolare nella Val di Funes. La sua carne è di grande qualità, grazie all’alimentazione naturale, fondata sull’erba dei pascoli e sui fieni locali, con solo una piccola percentuale di cereali (mais, avena, crusca). Dalla metà di maggio fino alla metà di settembre, le pecore della valle sono tutte quante riunite insieme nell’alpeggio Ochsengarten, a 1.950 metri di altitudine, dove un pastore si occupa di un gregge di oltre 600 pecore, poi scendono a valle e brucano l’erba dei prati fino a quando non arriva il freddo e sono quindi ricoverate nella stalle per tutto l’inverno. Un gruppo di tre amici, due ristoratori e un commerciante, riuniti nella società Furchetta, raccoglie settimanalmente gli agnelli dagli allevatori, si occupa della macellazione e della distribuzione, soprattutto ai ristoranti e, insieme ad un norcino di Varna, Amort Werner, sta sperimentando anche una produzione di salumi.

Il Presidio Slow Food si propone di riportare questa razza a una maggiore consistenza, grazie alla valorizzazione delle sue carni sul mercato, e di trasformare la pecora Villnösser Brillenschaf in una risorsa per un territorio alpino di grande bellezza. Area di produzione: comuni di Funes, Villandro, Renon, Barbiano, Chiusa, Velturno, Luson, Laion e Valbadia (provincia di Bolzano).