Prosecco, nuove regole per la filiera enologica italiana più diffusa nel mondo

0
424

Nasce la filiera delle regole del Prosecco, la più grande Doc d’Italia, tutta del NordEst. L’assessore all’agricoltura del Veneto, Franco Manzato, ha infatti insediato il tavolo tecnico del vitigno Glera, la cui produzione è stata regolata lo scorso luglio, su richiesta del sistema produttivo, con provvedimenti delle due Regioni interessate Veneto e Friuli Venezia Giulia allo scopo di evitare squilibri di mercato. Una struttura che coinvolge tutti i rappresentanti della filiera: i Consorzi di Tutela Prosecco Doc, delle Docg Conegliano Valdobbiadene e Asolo, i rappresentanti di Coldiretti, CIA Veneto, Confagricoltura, Copagri Veneto, Anpa Veneto, Confcooperative, Unindustria, Icq ed Avepa.

Secondo l’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato “la superficie massima di Glera, tra impianti già effettuati e diritti di portafoglio ancora inutilizzati suddivisi tra Veneto e Friuli Venezia Giulia si attesta sulla soglia di circa 20.000 ettari. La quota veneta è pari a circa 16.500 ettari, per un potenziale teorico complessivo di 2,4 milioni di ettolitri”. “Rispetto a questo potenziale e alla forte crescita di impianti e di prodotto avvenuti in concomitanza con la nuova definizione della Doc Prosecco di territorio – ha aggiunto Manzato – è indispensabile controllare l’evoluzione dei mercati per adattare la produzione della Denominazione alla reale domanda, in modo da evitare squilibri con l’offerta che penalizzerebbero i produttori e il vino”.

Per questo motivo è stato avviato un monitoraggio continuo, con l’obiettivo di assistere il sistema nell’individuare scelte strategiche che mantengano stabilità e rimuneratività dei prezzi, dando così forza anche agli ottimi risultati fin’ora conseguiti dalla Denominazione. Tutte le analisi conducono alla conclusione che il Prosecco sia il vino in controtendenza rispetto all’andamento generale italiano ed europeo, con l’effetto di rendere i diritti d’impianto del Prosecco appetibili e le richieste incalzanti, per la convenienza ad investire su un prodotto redditualmente efficace. Se le regole sono utili, la loro carenza che comporti una produzione incontrollata sarebbe, secondo manzato, “una sciagura, una vera e propria discesa agli inferi per la nostra enologia, mentre la fermezza nelle regole ci dà ulteriori certezze e prospettive e contribuisce a fornire ulteriore prestigio al ‘made in Veneto’. Nello stesso tempo, se venisse confermata la previsione di crescita sui mercati, si può pensare ad un eventuale recupero delle richieste di impianto che agevolerebbe le aziende vitivinicole di piccole dimensioni”.