Il settore agroindustriale del NordEst va bene, nonostante la crisi

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In una ricerca promossa da FriulAdria e realizzata da Fondazione Nord Est, nel 2010 il 65,2% del settore agroindustriale ha registrato ricavi pari o superiori ai livelli di pre-crisi. Migliora l’utile e la situazione finanziaria con il calo dei debiti. L’export agroindustriale ha retto meglio rispetto al manifatturiero

 

Il 2010 vede il settore agroindustriale – alimentari, bevande e tabacco – impegnato nella risalita verso i livelli pre-crisi, tant’è che i ricavi dello scorso anno di quasi sei imprese su dieci in Italia (59,9%) sono stati pari o superiori a quelli registrati prima dell’avvento della fase di recessione, il dato sale a 65,2% a NordEst. Il brusco rallentamento dell’economia iniziato nel 2008 aveva lasciato infatti segni pesanti sui risultati del 2009.

Nello scorso anno, il comparto agroindustriale contava nel Triveneto 5.259 imprese attive, pari al 6,8% dell’intero manifatturiero nordestino e all’8,8% del settore agroindustriale italiano. Numeri importanti che hanno portato FriulAdria a creare, in collaborazione con Fondazione Nord Est, l’“Osservatorio sull’agricoltura e l’agroindustria del Nord-Est” che ha come obiettivo l’analisi periodica dell’industria di trasformazione alimentare al fine di rilevare gli andamenti congiunturali, le previsioni e le strategie delle imprese. L’Osservatorio si strutturerà tramite due rilevazioni annuali di tipo quantitativo, interpellando circa 800 titolari d’azienda, e qualitativo, indagando più in profondità alcune tematiche che interessano le imprese del settore agricolo come le strategie di fronte alla crisi, il rapporto con il mondo del credito oppure il passaggio generazionale in azienda.

FriulAdria, da quando nel 2007 è entrata a far parte del Gruppo Cariparma Crédit Agricole – afferma Paolo Borin, vicedirettore generale di FriulAdria – ha assunto la nuova missione di diventare banca di riferimento del Nord Est, con l’obiettivo di rafforzare la propria presenza soprattutto in Veneto. In particolare, i cent’anni di storia celebrati quest’anno e le conoscenze del Gruppo di appartenenza, fanno di FriulAdria un interlocutore privilegiato per gli operatori della filiera agroindustriale, nei confronti della quale la banca si propone nella veste di partner con un’ottica progettuale.”

In questo contesto – continua Borin – è nata e si è sviluppata anche la partnership con la Fondazione Nord Est. L’idea di partenza è stata quella di realizzare qualcosa di utile per il mondo agroindustriale, così da favorire sia gli operatori della filiera sia le istituzioni nelle scelte strategiche per il settore. L’obiettivo di dar vita ad un Osservatorio sull’agroalimentare muove da questa premessa: comprendere a fondo i meccanismi e le dinamiche che regolano questo mondo per organizzare delle risposte concrete e favorire quindi lo sviluppo.”

La scelta del partner – conclude Borin – non lascia dubbi sulla serietà e sulla professionalità che connotano questa iniziativa, che viene avviata oggi e che prevede altri passi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi con indagini, interviste e approfondimenti tesi a rendere un servizio: aiutare l’agroindustria del Nord Est a guardarsi allo specchio, per capire meglio il suo presente e costruire così il suo futuro.”

Scendendo nel dettaglio dei dati, lo studio, oltre a delineare lo stato del settore ad oggi tramite l’analisi dei bilanci, dell’export e delle specializzazioni locali, analizza la reazione dell’agroindustriale alla fase più acuta della crisi economica.

Tra il primo trimestre 2009 e il terzo trimestre 2011, il settore ha registrato un calo delle imprese attive: nel NordEst la diminuzione è stata di 60 unità, pari all’1,2%; mentre in Italia è stata pari a 109 aziende, corrispondente a un arretramento dello 0,2%.

Le realtà agroindustriali del NordEst sono nel 62,7% società (24,2% di capitali e 38,5% di persone) e appaiono maggiormente strutturate rispetto al contesto nazionale. Le ditte individuali risultano, infatti, in diminuzione, un processo che appare coerente con l’esigenza di creare imprese maggiormente stabili e solide anche sotto il profilo finanziario e giuridico e per renderle adeguatamente competitive nel nuovo contesto di concorrenza internazionale. Complessivamente, nel 2010 il NordEst ha esportato prodotti del settore agroindustria per un valore pari a circa 4,8 miliardi di euro, quasi doppio rispetto a quanto registrato nel 2000 (le esportazioni sono aumentate del 79,6% a fronte di una crescita per il complesso del manifatturiero pari al 24,3%). L’Unione europea si attesta quale principale interlocutore (con circa il 70% dell’export), seguita a larga distanza dall’America settentrionale (13,3%) e dai Paesi europei non appartenenti alla UE (8,4%). Nel complesso l’Asia pesa solo per il 4,1%.

Osservando l’andamento dell’export negli ultimi tre anni, emerge come nella fase della crisi il settore dell’industria alimentare e bevande abbia registrato una minore criticità: nel 2008 la crescita annuale per il manifatturiero è stata dello 0,2% a fronte di una crescita dell’agroindustria del 9,6% e l’export per il settore alimentari e bevande è stata pari complessivamente al 19,5% (la crescita più sostenuta si è registrata in Africa settentrionale, Asia Centrale e Medio Oriente).

 

I bilanci dell’agroindustria

I fenomeni principali evidenziati dai bilanci del 2010 delle imprese dell’agroindustria sono tre:

1) dopo il brusco calo registrato nel 2009 tornano a crescere i ricavi stabilizzandosi ai livelli del 2008 e per sei imprese su dieci (59,9%) sono pari o superiori a quelli pre-crisi;

2) pur rimanendo tesa la situazione sul fronte della redditività, il 70,6% delle imprese dell’agroindustria ha chiuso il bilancio del 2010 in utile, registrando un miglioramento rispetto all’anno precedente (69,3%), ma soprattutto rispetto al 2008, quando la percentuale di imprese in utile scese al 66,2%;

3) migliora la situazione finanziaria e diminuisce il peso dei debiti. Questo grazie a diversi fattori: la possibilità di rivalutare i beni iscritti in bilancio offerta dalle misure anti-crisi del 2008, gli sforzi tesi alla ricapitalizzazione delle imprese, ma anche il minor ricorso al credito bancario.

 

Il dopo-crisi

Analizzando i bilanci tra le aziende che meglio hanno risposto alla crisi, si distinguono le realtà appartenenti al macro comparto Forno (il 65,4% ha avuto nel 2010 ricavi superiori al 2007), meno positivi, invece, i dati che riguardano quelle del settore bevande tra le quali, comunque, quasi la metà (45,4%) è riuscita a tornare ai livelli pre-crisi.

Le imprese di dimensioni maggiori sono quelle che meglio sono riuscite a uscire dalla recessione: nel 2010, nella fascia delle aziende con ricavi superiori ai 15 milioni, il 71,2% ha un fatturato migliore a quello del 2007 (anno precedente all’avvento della crisi), una percentuale che scende man mano che si riducono la dimensioni, fino ad arrivare al 53,6% tra le più piccole.

Disaggregando i dati per macro-settore e macro-area geografica è possibile evidenziare andamenti settoriali/territoriali che si scostano, in alcuni casi in maniera importante, rispetto alla media.

Le imprese appartenenti al macro gruppo “Altre industrie alimentari”, che nel NordEst sono attive principalmente a Rovigo, Vicenza, Gorizia e Verona e che rappresentano oltre il 50% del campione analizzato, evidenziano un andamento similare a quello delle altre realtà italiane e più in generale con quello di tutte le aziende dell’agroindustria, dove si è registrato un trend in crescita, con picchi nel 2007 e nel 2010. In linea con il dato nazionale anche il comparto della “Carne”, che a NordEst risulta maggiormente diffuso a Padova, Udine e Belluno. I ricavi delle imprese del settore “Bevande”, presenti prevalentemente nelle provincie di Trento, Venezia, Udine e Pordenone, sono cresciuti con meno enfasi rispetto a quelli dell’intero comparto agroindustriale nel periodo pre-crisi. Nel 2009 però, segnano una variazione positiva dei ricavi in un anno caratterizzato da forti difficoltà e continuando a crescere, con un percorso lineare anche nel 2010. Il settore “Forno”, che nel NordEst trova maggiore diffusione in provincia di Trieste, Udine, Treviso e Verona, dopo un 2008 con ricavi superiori alla media, mostra qualche segno di difficoltà a riprendersi dopo la caduta del 2009 e con lo scorso anno ancora non rientra nei valori pre-crisi. Infine, l’industria del “Tabacco” appare quella con un andamento meno allineato rispetto al settore. A livello nazionale, i ricavi sono rimasti di fatto stabili in tutto il periodo in analisi. Viceversa hanno subito più intensamente la crisi le imprese del Nord Est, che dopo una caduta importante nel 2009 evidenziano una uscita difficile dalla crisi.