Crescita senza fine dei carburanti alla pompa: toccati nuovi record per benzina e gasolio

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tetto al prezzo del carburante

Il costo del pieno per una famiglia media è ormai superiore a quello per l’alimentazione del mese

Nuovo ritocco verso l’alto dei prezzi dei carburanti causati, secondo i petrolieri, dall’andamento internazionale dei prezzi, facendo toccare a benzina e gasolio italiano il record europeo. Con il prezzo della benzina salito al record di 1,722 euro al litro il costo di un pieno sorpassa per la prima volta quello per il cenone di Capodanno degli italiani, che è stimato invece in calo del 12 per cento. Un rincaro che allarma, come ha dichiarato il presidente della Commissione di controllo sui prezzi e le tariffe del Senato, esponente trentino della Lega Nord, Sergio Divina: “la preoccupazione è forte per gli ultimi aumenti ingiustificabili. Bisogna tenere sotto controllo l’attività delle compagnie, in primis l’Eni, in merito ai prezzi pesantissimi dei prodotti petroliferi, che potrebbero mettere in moto una speculazione con effetti negativi sulla crescita dell’ economia del nostro Paese”. Secondo Divina, gli aumenti “costringeranno i cittadini a un ennesimo sacrificio sul bilancio familiare. E’ necessario quindi rompere il monopolio con le compagnie petrolifere in modo da liberalizzare maggiormente il mercato. Serve lasciare la possibilità di scelta all’imprenditore (che non sarà più mero gestore) di andare ad acquistare il prodotto petrolifero al miglior prezzo, costringendo così i petrolieri a concorrere veramente sul mercato”.

Dal fronte dei gestori, Luca Squeri, presidente di Figisc, la Federazione dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti aderente a Confcommercio, afferma che “se oggi il prezzo della benzina italiana è il più alto nell’Europa comunitaria e quello del gasolio si attesta al secondo prezzo più alto, ciò è solo dovuto all’aumento delle imposte che gravano su questi beni di prima necessità”. Secondo i gestori “esattamente un anno fa l’Italia si collocava al decimo posto per la benzina e al settimo per il gasolio. Se le quotazioni internazionali del greggio e dei prodotti finiti hanno pesato per il 25% sull’aumento dei prezzi del carburante in Italia, per il 75% vi hanno invece influito gli aumenti delle imposte, accisa e Iva. Oggi, senza tali aumenti, il prezzo della benzina sarebbe inferiore di 19 centesimi/litro e quello del gasolio di 22. Gli aumenti delle imposte sui carburanti intervenuti nel 2011 sono stati pari mediamente a 20 centesimi al litro, tanto da essere addirittura superiori a quello che è il margine operativo medio lordo del settore distributivo, che è di 15,5 centesimi/litro, ossia il 10% del prezzo, contro il 52 % delle imposte sul gasolio o il 58% di quelle sulla benzina”. Per Squeri il problema non è tanto la liberalizzazione della catena distributiva, ma l’eccessiva imposizione fiscale gravante sui carburanti italiani: “si continuano a coltivare aleatorie aspettative su strane ‘liberalizzazioni’ di questo settore, ma è ora di dire chiaro e tondo che i miracoli esistono solo nella fantasia: non si può avere un prezzo più basso se le imposte sono diventate le più alte dell’Europa comunitaria, come non lo si può avere se la rete distributiva italiana è due o tre volte più numerosa, e quindi più costosa, di altri Paesi”.

L’aumento dei costi dei carburanti è criticato anche dalle organizzazioni agricole: secondo la Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori, gli italiani oggi spendono più per carburanti, trasporti ed energia che per alimentari e bevande, mentre nelle campagne gli imprenditori vedono schizzare in alto i costi di produzione. Per la Cia, il nuovo record a 1,722 euro al litro della benzina avrà conseguenze disastrose sulla spesa delle famiglie e sui conti già “in rosso” degli imprenditori agricoli. Fino a un anno fa la quota di spesa per generi alimentari e bevande rappresentava un quarto della spesa complessiva delle famiglie italiane. Da inizio anno – spiega la Cia – questa quota sta andando pian piano riducendosi: colpa del “caro-petrolio” e dei continui rialzi delle accise sulla benzina che costringono i consumatori a togliere soldi a beni essenziali come pane, pasta e carne e destinarli invece ad altri capitoli di spesa. La conseguenza è che oggi il budget che ogni famiglia destina ad alimentari e bevande è sceso a 467 euro al mese, superato in volata da quello per carburanti, trasporti ed energia elettrica, che è salito a 470 euro mensili. Secondo quanto emerge da una analisi della Coldiretti, si evidenzia che fare il pieno di benzina ad un’auto di media cilindrata con un serbatoio di 45 litri oggi costa oltre 77 euro, un importo leggermente superiore alla spesa massima di 75 euro pianificata dalla maggioranza degli italiani per la notte di San Silvestro a tavola secondo l’Swg. D’altra parte – sottolinea la Coldiretti – un litro di benzina è arrivato a costare circa la metà di una bottiglia di spumante e oltre un terzo di un panettone, che sono i prodotti immancabili sulle tavole della festa. Si tratta – continua la Coldiretti – dell’effetto più evidente dei cambiamenti in atto nella distribuzione della spesa degli italiani con trasporti, combustibili ed energia elettrica che hanno superato alimentari e bevande. In un Paese come l’Italia, dove l’86 per cento dei trasporti commerciali avviene su gomma, l’aumento dei carburanti rischia di determinare peraltro un effetto valanga sul prezzo finale di vendita dei prodotti con ogni pasto che – precisa la Coldiretti – percorre infatti in media quasi 2.000 chilometri prima di giungere sulle tavole.

Secondo Federconsumatori e Adusbef, “a gravare in maniera rilevante su questo andamento dei prezzi dei carburanti è l’incredibile aumento della tassazione, la più elevata in Europa per quanto riguarda la benzina. Non solo il governo a più riprese ha aumentato le accise sui carburanti, nonché l’Iva, ma anche molte Regioni, per far fronte ai tagli, hanno iniziato a far cassa aumentando le accise regionali”. Secondo Federconsumatori e Adusbef “è indispensabile intervenire prima di tutto sulla tassazione, a partire dall’annullamento del nuovo aumento dell’Iva prospettato da settembre, che avrebbe effetti a dir poco disastrosi. Inoltre bisogna agire in maniera determinata sul versante delle liberalizzazioni, aprendo la vendita anche attraverso il canale della grande distribuzione con importanti benefici sui prezzi, e sul versante delle speculazioni, avviando un serio piano di controlli e verifiche sul meccanismo della doppia velocità”.

Il caro carburanti vigente in Italia, oltre che fare correre al trotto l’inflazione che deprimerà ancora di più la cpacità d’acquisto degli italiani e i loro consumi, avrà anche l’effetto di rendere molto meno competitivo il Belpaese sul mercato turistico, dato che oltre la metà dei turisti che giungono sul territorio nazionale lo fa a bordo di un’automobile. Ovvio che l’imminente stagione invernale delle località italiane subirà la fortissima concorrenza delle destinazioni francesi, svizzere ed austriache, dove i carburanti costano anche 30 centesimi al litro in meno che in Italia e dove anche il costo della settimana bianca è meno caro grazie alla minore Iva e al minori costi gestionali e fiscali gravanti sui vari operatori che si riflettono sul prezzo finale praticato ai turisti. Davvero un risultato da autentici fuoriclasse del rilancio dell’economia nazionale quello conseguito dal Governo dei professori!