I comuni alle prese con il Piano regolatore illuminazione comunale

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Riduzione dei consumi e dell’inquinamento luminoso

I comuni del NordEst si devono confrontare con una nuova sigla: PRIC, ovvero Piano regolatore illuminazione comunale. Un’azione con cui si vule centrare un duplice obiettivo: ridurre la bolletta energetica che serve per illuminare piazze e vie cittadine e tagliare drasticamente l’inquinamento luminoso che disperde inutilmente verso il cielo lumen e preziosi watt elettrici.
In Veneto, saranno le Province ad individuare le amministrazioni comunali interessate ad attuare interventi per il contenimento dell’inquinamento luminoso, e in particolare il risanamento degli impianti di illuminazione pubblica esterni. Lo ha disposto la Giunta regionale, su relazione dell’assessore all’ambiente Maurizio Conte, impegnando a favore delle Province venete un importo complessivo di 800.000 euro, suddiviso sulla base della densità demografica.

“Dal 2009 il Veneto è dotato di una legge regionale – sottolinea Conte – che promuove la riduzione dell’inquinamento luminoso e ottico e dei consumi energetici da esso derivanti. Sono obiettivi che devono essere perseguiti dai comuni in stretta collaborazione con le Province. Abbiamo quindi ravvisato l’opportunità di individuare le Province come ente di riferimento a cui i comuni che siano già nella condizione di poter garantire sul proprio territorio progetti concreti dovranno rivolgersi per la segnalazione delle situazioni previste e per ottenere l’eventuale assegnazione delle risorse regionali”.

L’importo assegnato alla Provincia di Belluno è di 34.480 euro, a Padova 150.480 euro, a Rovigo 41.520 euro, a Treviso 143.840 euro, a Venezia 139.760 euro, a Vicenza 140.960 euro, a Verona 148.960 euro.

In provincia di Trento, a cinque anni dall’entrata in vigore della legge provinciale 16 del 2007, i comuni iniziano a muoversi ora. Il comune di Trento ha deliberato una gara per individuare un professionista esterno all’amministrazione per mappare tutti i punti luce pubblici e privati sparsi sul territorio. Un lavoro che comporta la ricognizione di circa 22.740 impianti, per i quali è stato previsto un corrispettivo di 299.997,76 euro (coperto all’80% da contributo della provincia di Trento). Una somma che ha destato la piccata protesta della Uil che ha definito “inopportuno dare 300.000 euro ad un professionista per redarre il piano per ridurre il consumo e l’inquinamento luminoso”. Di diverso parere l’assessore all’ambiente Michelangelo Marchesi, secondo il quale “l’incarico è necessario e il comune trarrà da questo lavoro molti vantaggi, ripagando la spesa”.