“Non si tocchi la specificità della provincia di Belluno riconosciuta dal nuovo Statuto della regione Veneto”

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Congresso Padova PdL Veneto 2012 Dario Bond

 

Congresso Padova PdL Veneto 2012 Dario BondLo dichiara il capogruppo del PdL in Consiglio regionale Dario Bond dinanzi alle perplessità sollevate dal Ministero dell’Interno sul nuovo assetto istituzionale per la provincia dolomitica

Guai a toccare il nuovo assetto autonomistico riconosciuto dallo Statuto della regione Veneto appena approvato dopo una doppia lettura dal Consiglio regionale del Veneto. L’anatema è stato lanciato dal capogruppo del PdL in Consiglio regionale, Dario Bond, dinanzi alle voci provenienti dal Ministero dell’Interno che nutrirebbe dubbi su alcuni passaggi del nuovo Statuto regionale del Veneto, fra cui la specificità riconosciuta al territorio bellunese e prevista dall’articolo 15.
Per Bond “va di moda l’Europa dei mercati e del Fondo salva Stati, va tanto di moda che il Governo tecnico romano non si sta accorgendo che i territori, dalla Sicilia alle Alpi – compresa la provincia di Belluno – si stanno arrabbiando e allontanando dalla politica. Meglio non giocare con il fuoco”. Una reazione, quella del capogruppo azzurro, degna del migliore autonomismo storico, che rincara la dose nei confronti del Governo Monti: “il peggior biglietto da visita per un Governo è quello di dire che un piccolo articolo che va ad accogliere un’annosa richiesta di un territorio non può essere adottato perché a Roma nessuno sa dove si trovi Belluno e forse si pensa sia in Trentino-Alto Adige, come spesso vediamo in tv o sui giornali a diffusione nazionale”, dice Bond che ricorda come “l’articolo 15 – che è la fotocopia di una rivendicazione formulata alcuni anni fa dagli Stati generali della provincia, compreso il vescovo – non riguarda soltanto il trasferimento di alcune materie ma tocca soprattutto la sopravvivenza di un’area che da sempre è più vicina alle autonomie del Trentino-Alto Adige che alle realtà del Nord o della cosiddetta Padania”.
Per uscire da una situazione incresciosa, “il Governo tecnico ha due strade”, continua il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, “o accogliere le richieste legittime di una piccola, ma importante porzione del territorio Veneto, o abituarsi all’idea di uno stillicidio di rivoluzioni referendarie che per forza, quantità e vigore sono in grado di superare le istanze di chi vuole la Padania. Spero che il Governo si renda conto di questo e non demolisca quanto siamo riusciti a fare in questi anni”.