Statuto regione del Veneto, marcia indietro del Governo Monti

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Consiglio regionale veneto aula con consiglieri 1Dopo l’incontro con Zaia, il Governo ritira il ricorso alla Corte Costituzionale contro il contenuto del nuovo Statuto regionale

Il Consiglio dei Ministri del 14 febbraio “prenderà atto degli impegni assunti” dalla Regione Veneto e di conseguenza “non si darà corso al contenzioso” sullo Statuto regionale. Lo rende noto un comunicato della presidenza del Consiglio dei ministri, sottolineando che resta invece l’impugnazione della legge elettorale.  La regione del Veneto disinnesca così il pericolo di vedersi bocciare lo Statuto appena approvato all’unanimità dal Consiglio regionale per un problema di contenuti riguardanti l’autonomia finanziaria contenuta all’art. 30, comma 4 del nuovo Statuto regionale.

Secondo una prima lettura del contenuto, il Governo aveva ritenuto violare da parte della regione i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario e non intende procedere ad alcuna elusione di tali vincoli, e in particolare di quelli relativi al rispetto del patto di stabilità interno e dei limiti di indebitamento. Posizione sostanzialmente mutato dopo l’incontro a Roma tra Zaia e Monti, dove il premier ha preso atto dell’impegno della regione del Veneto di modificare tale norma in occasione della prima revisione utile dello Statuto, in senso conforme all’interpretazione indicata nel documento consegnato al Governo da Zaia che contiene una sorta di interpretazione autentica del contenuto della norma.
Rimane aperto un contenzioso minore sul tema della legge elettorale, per la parte in si determina il numero dei consiglieri eleggibili con l’indicazione che il numero vale solo per ‘la prima volta’, ma si tratta di un aspetto di dettaglio sicuramente superabile.
Soddisfatto il presidente del Consiglio regionale veneto, Clodovaldo Ruffato, secondo cui “tutto è bene ciò che finisce bene. Sono contento che il Governo abbia accolto le nostre spiegazioni e non abbia avuto timore a fare un onesto passo indietro rispetto ad una decisione che sembrava essere già stata presa. Ora – conclude Ruffato – impegniamoci per fare dello Statuto lo strumento capace di migliorare il funzionamento della Regione nell’interesse dei cittadini e di tutte le componenti della società veneta”. Dichiarazioni positive anche dal vice presidente Matteo Toscani: “non si può che essere soddisfatti, come veneti e come bellunesi, che alla fine siano prevalsi il buon senso e la ragionevolezza. Ci sono già molti e fondati motivi per essere scontenti di Roma e dello Stato: sarebbe stato spiacevole che il Governo ne aggiungesse un altro, impugnando il nuovo Statuto della regione Veneto”.
Anche i capigruppo del Consiglio regionale commentano la positiva conclusione di quello che poteva essere un contenzioso dirompente tra istituzioni. Per il capogruppo del PdL, Dario Bond, “gli appelli forti e inequivocabili lanciati nei giorni scorsi a tante forze politiche sono serviti a qualcosa, così come l’interessamento diretto e immediato del presidente Luca Zaia. Con questo gioco di squadra abbiamo dimostrato che la nostra Regione può avere una sua credibilità anche a Roma. Attenzione, però, ai tranelli e a eventuali trappole. Confidiamo che lo stesso atteggiamento si dimostri anche in futuro su altre partite. L’importante è lanciare messaggi politici forti e non interpretabili”. Bond guarda anche all’immediato futuro: “mi auguro che in sede di revisione dello Statuto, così come concordato tra la giunta regionale e la Presidenza del Consiglio, le modifiche da apportare siano minime e solo formali. Insomma, dobbiamo essere chiari e dire fin da subito che manterremo la barra dritta e che nessuna modifica sostanziale sarà fatta allo Statuto, altrimenti l’accordo raggiuntosi trasformerà in una mera dichiarazione d’intenti, ‘celebrata’ solo per farci stare buoni per un po’.
Per il capogruppo del Pd Laura Puppato e il vicepresidente della commissione Sergio Reolon “il Governo non ha mai impugnato lo Statuto della regione Veneto. C’era soltanto un approfondimento in atto da parte del Governo che qualcuno, in primis Zaia, ha voluto strumentalizzare in salsa anti romana per poi apparire come salvatore della patria”.
“Non c’era alcun dubbio che la missione romana di Zaia avrebbe avuto successo. Ogni dubbio del Governo sembra essere caduto, e questa è una enorme soddisfazione per tutti i consiglieri regionali che all’unanimità hanno approvato il testo della Carta, che del resto si basava sui principi del Federalismo”: questo il commento del capogruppo leghista Federico Caner, secondo cui questo risultato “oltre a riempirci di gioia per un lavoro durato un anno e mezzo in Consiglio, chiude il becco a tutte le ‘cornacchie bipartisan’ che hanno approfittato dei dubbi del Governo per attaccare politicamente il presidente della Giunta veneta, attribuendo la colpa del presunto fallimento dello Statuto a ripicche romane contro la Lega”.
Per Gennaro Marotta (IdV) “se quanto ha annunciato il Presidente Zaia venisse confermato, sarebbe una notizia molto positiva per il Veneto, cioè che lo Statuto rimarrà quello che abbiamo approvato tutti quanti, votandolo all’unanimità”.
Secondo il presidente della commissione Statuto in consiglio veneto, Carlo Alberto Tesserin “considero la presa di posizione del Governo un atto di responsabilità e non di debolezza. In un momento così delicato si è evitato uno scontro fra Istituzioni che non ci saremo potuti permettere”.