Trento, cinque nomadi aggrediscono un barista nel suo locale, mandandolo al pronto soccorso

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Ascom trento Giorgio Buratti 1

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Buratti (presidente pubblici esercizi Confcommercio): “punire in modo esemplare i responsabili dell’accaduto”. Bridi (LN): “ennesima testimonianza di come sia impossibile l’integrazione dei nomadi”

Erano da poco trascorse le 22.00 quando Michele Delmarco, titolare del bar Randrè nel centro storico di Trento è stato aggredito a freddo da cinque nomadi entrati nel suo locale per una normale consumazione, senza che gli altri baristi ed i clienti avessero il tempo di reagire, finendo al pronto soccorso con una prognosi di 10 giorni per via dei calci e dei pugni rimediati un po’ in tutto il corpo. Un’esperienza traumatica, non isolata, che ha scosso in profondità la categoria che ora chiede provvedimenti esemplari e più attenzione da parte delle forze dell’ordine. “Chi di dovere punisca in modo esemplare quanto è successo. E si puniscano anche altri vandalismi e teppismi che sono alla radice di episodi di violenza ben più gravi”. Giorgio Buratti, presidente dell’Associazione pubblici esercizi condanna duramente quanto accaduto senza mezze parole: “mi auguro che atti di violenza come quello ai danni del gestore del bar Randrè non vengano puniti con la solita ramanzina buonista: la punizione di tali atti dovrà essere esemplare visto il ripetersi quotidiano di aggressioni e furti nei pubblici esercizi di questa provincia”.

Buratti va oltre, analizzando la situazione in si trovano ad operare i gestori dei locali pubblici: “poter svolgere il proprio lavoro con serenità è un diritto in un Paese che si definisca civile e in una provincia come la nostra. La solidarietà dell’Associazione pubblici esercizi del Trentino e mia personale, a Michele Delmarco è scontata: quello che non è scontato è la fine di questi atti delinquenziali che proseguono ogni giorno, ormai quasi fisiologicamente. Soprattutto, è incomprensibile il grado di tolleranza generale che si crea attorno a questi episodi. Chi ha un’attività economica a contatto con il pubblico è costretto a munirsi di un’autodifesa per poter lavorare tranquillamente. Non credo, tuttavia, che sia questa la risposta corretta”.

LNT vittorio bridiDa qui l’appello degli esercenti alle forze dell’ordine e agli amministratori pubblici: “chi governa questo territorio quando sottostima queste cose sbaglia – dice Buratti – e quando dice che tutto va bene dovrebbe un po’ arrossire. La vigilanza privata davanti a banche, grandi magazzini, supermercati e ritrovi serali è un segnale di degrado sociale, non di efficienza né tanto meno di contrasto a fenomeni delinquenziali. Chi di dovere punisca in modo esemplare quanto è successo. E si puniscano anche altri vandalismi e teppismi che sono alla radice di episodi di violenza e assenza di rispetto: orinare per strada, imbrattare i muri con scritte dementi e non solo, rompere fioriere e altri vandalismi gratuiti vengono tollerati e archiviati”. Ma non solo: per Buratti “ancora più grave, subiscono la stessa sorte reati ben più pesanti: rubare pochi spiccioli puntando coltelli alla gola, picchiare chi lavora in locali pubblici o perché non gli si è offerta una sigaretta o perché si rifiuta di consegnare il telefonino non sono ragazzate e non devono rimare impuniti o giustificati in nome di un presunto “disagio giovanile”. Basta proteggere tali soggetti. Se per farci rispettare – conclude il presidente – e difendere dobbiamo crearci un sistema di autodifesa su tutto e per tutto, cari amministratori, ditecelo chiaro e forte ché, nostro malgrado, ci organizzeremo”.

Il pestaggio al barista avviene in un momento dove la città si sta dividendo sulle modalità di accoglienza dei nomadi, che ormai costellano Trento un po’ in ogni dove con una serie di campi abusivi sorti in molti punti della città, situazione tollerata dalle forze dell’ordine e dalla giunta di centro sinistra autonomista del sindaco Alessandro Andreatta, che più volte ha fatto ricorso al buonismo scontentando la popolazione e gli operatori commerciali, molti dei quali si sono visti costretti ad assoldare un servizio privato di vigilanza per evitare furti e risse all’interno o nei pressi dei loro esercizi. Una città che s’interroga se sia opportuno o meno, come propongono gli amministratori locali, creare nei quartieri cittadini delle microaree dotate di tutti i servizi necessari dove ospitare nuclei omogenei di nomadi che si trovano a disagio nel campo nomadi di Ravina per favorirne la loro integrazione nel tessuto sociale. “Una proposta da respingere decisamente, sia per il costo dell’intervento, circa un milione di euro a microarea a carico dei cittadini, che per le problematiche di ordine pubblico e di vivibilità connesse con la presenza diluita su tutto il territorio degli zingari” tuona il capogruppo della Lega Nord nel Consiglio comunale di Trento, Vittorio Bridi, che rilancia l’opzione zero: “Trento ha già il suo campo nomadi di Ravina, attualmente sottoutilizzato per meno della metà. La maggioranza del sindaco Andreatta farebbe bene a rimuovere i campi nomadi abusivi, riempire il campo di Ravina fino alla sua capienza, dirottando altrove gli zingari in soprannumero. La città e il suo ampio sistema di assistenza pubblica non può e non deve diventare il Bengodi di ogni nomade o immigrato”.