Certificazioni ambientali sugli immobili, in Trentino troppa confusione dalla politica

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Alessandro Olivi
Alessandro Olivi“CasaClima”, “Leed”, “Arca”: si rischia di disorientare i consumatori. Lantscher: “occorre concentrarsi su un’unica certificazione ambientale”

Attorno alla certificazione di sostenibilità ambientale e dei consumi energetici, in Trentino vige la confusione assoluta. Il tema degli edifici a basso impatto ambientale è stato affrontato e sistematizzato in modo pionieristico dall’Agenzia provinciale per l’ambiente di Bolzano che ha stilato il protocollo “CasaClima” che, negli anni, è diventato un punto di riferimento per tutto il settore. Peccato che il vicino Trentino abbia imboccato strade in parte diverse, sostenendo prima il protocollo “Leed” sponsorizzato da GBC Italia, salvo poi passare negli ultimi tempi ad “Arca”, con il risultato di disorientare il mercato, ad iniziare dai progettisti, che hanno fatto sentire la loro protesta.

La provincia di Trento, per bocca dell’assessore all’industria Alessandro Olivi, nega ogni concorrenza sleale tra le varie certificazioni, ribadendo l’impegno del Trentino nella valorizzazione degli edifici in legno che “offre grandi potenzialità per il rilancio di un settore da sempre trainante per la nostre economia”. Quanto alle varie certificazioni e il passaggio da “Leed” ad “Arca”, Olivi dichiara senza giri di parole che la provincia di Trento ora punta “solo su Arca come unico marchio di riferimento su cui investire come sistema trentino”. Per chi non lo sapesse, “Arca”, marchio di qualità degli edifici in legno, si basa su una certificazione che è stata costruita recuperando, tra l’altro, tutto quello che è attualmente previsto nella certificazione CasaClima. La volontà della Provincia è, secondo Olivi, quella di “garantire la crescita sul mercato edilizio di un prodotto che rappresenti, senza mettersi al traino di nessuno e con il giusto orgoglio, quanto di meglio le imprese e le maestranze trentine sono in grado di produrre, trasformando opportunamente la materia prima ‘legno’, abbondantemente disponibile sul territorio provinciale, in strutture solide, belle, confortevoli e sostenibili”. Bene, ma se “Arca” e “CasaClima” sono di fatto dei sinonimi, perché buttare nell’arena della certificazione ambientale degli edifici un nuovo marchio che rischia solo di fare confusione, oltre che di rendere necessario un consistente investimento per fare conoscere il nuovo marchio? Non era più facile e conveniente per tutti puntare direttamente sul più conosciuto “CasaClima”?

Quanto alle certificazioni “CasaClima”, Olivi per il tramite dell’Agenzia provinciale per l’energia, chiarisce come attualmente tali certificazioni siano prive di valore amministrativo e, pertanto, non utilizzabili nell’ambito della certificazione energetica dell’edificio.

Norbert LantschnerSulla questione interviene anche Norbert Lantschner, fondatore del protocollo “CasaClima” e uno dei maggiori esperti europei del settore: “agire in questo modo si crea solo confusione sul mercato e tra i consumatori, vanificando gli sforzi finora fatti per attivare la realizzazione di edifici a basso consumo energetico e rispettosi dell’ambiente”. Lantschner parla di “incapacità nazionale ed europea di arrivare ad un’unificazione nel sistema delle certificazioni degli edifici, con il risultato di danneggiare gli interessi dei consumatori che non sanno come scegliere un edificio a basso consumo. Così facendo, si rischia solo di alimentare il caos e di favorire la rendita dei soliti noti, quelle immobiliari che preferiscono il guadagno alla qualità”. Per Lantschner “è necessario conquistare la fiducia dei cittadini e dei consumatori e ‘CasaClima’ ha cercato di affiancarsi fin dall’inizio agli acquirenti per indicare in modo chiaro, indipendente e trasparente le prestazioni di un edificio”. Quanto ad “Arca”, Lantschner dice che “l’inflazione delle certificazioni non è assolutamente d’aiuto né per i progettisti, né per i consumatori. Siamo di fronte ad una specie di far-west, dove la politica non ha il coraggio di gestire in modo adeguato il tema dell’energia, lasciando mano libera alle categorie, specie agli ‘squali’ dell’edilizia interessati a costruire tanto, spendendo poco, per garantirsi lauti margini di guadagno. Anche architetti ed ingegneri non sono felici di subire controlli sul loro lavoro di progettazione, anche se iniziano ad esserci lusinghiere eccezioni da parte di chi è più aperto alla tutela dell’ambiente e sensibile alle esigenze di chi deve abitare la casa”. Lantschner si appella a “dirigersi tutti verso una certificazione unitaria e condivisa, soprattutto a livello europeo per superare le indecisioni dei singoli stati che in questo settore non hanno brillato. Serve un protocollo standardizzato e confrontabile a livello europeo: peccato manchi ancora il coraggio di fare una sintesi comune, manchi la volontà politica per farlo. L’unico rimedio è quello d’informare i cittadini per fare crescere dal basso la conoscenza e la consapevolezza, per costringere gli attori a comportamenti virtuosi e conseguenti”.