Fotovoltaico truffa, l’impianto produce solo metà del pattuito

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Adige servizi pannello solare fotovoltaico sole 1Consumatore di Castelfranco sulle barricate: “Ditta inadempiente. Garofolini (Adico): “andare fino in fondo, chi si improvvisa deve pagare”

Ci sono settori che si credono esenti dai problemi di truffe e scorrettezze per il solo fatto che operano in settori cosiddetti “verdi”: come ad esempio l’installazione di impianti fotovoltaici. Invece il boom legato agli incentivi statali, con il proliferare di società installatrici che hanno annusato le possibilità di business, ha messo tanti consumatori nelle mani di operatori poco esperti e qualificati, e oltre tutto scorretti. Risultato: accensione di finanziamenti a 4 zeri, impianti poco produttivi, assistenza inesistente e un grande senso di impotenza. Come è accaduto ad A.T., di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso che si è affidato a una piccola ditta della provincia di Venezia per l’installazione di un impianto fotovoltaico, il cui operato però non è stato assolutamente all’altezza delle aspettative: a un anno e mezzo dall’installazione dell’impianto, la produzione è la metà di quanto prospettato, tanto che difficilmente A.T. potrà “ripagarsi” le 120 rate di 180 euro ciascuna del finanziamento con il risparmio sui consumi energetici. Guadagnarci? Praticamente impossibile.

Per questo il consumatore trevigiano si è rivolto ad Adico, Associazione Difesa Consumatori di Venezia: dopo aver già preso iniziative legali che non hanno prodotto alcun risultato, A.T. ha deciso di rendere pubblica la propria vicenda come monito ad altri cittadini che stanno valutando di acquistare un impianto analogo al suo, e magari dalla stessa ditta.

“Nel settembre del 2010 ho acquistato e installato un impianto fotovoltaico sul tetto della mia abitazione – racconta A.T. – la ditta che me l’ha venduto ha curato anche l’installazione e tutta la burocrazia relativa alla richiesta dell’incentivo statale ma ad oggi, dopo oltre un anno di funzionamento, l’impianto ha prodotto solo la metà dell’energia promessami”. Naturalmente non sono mancate le telefonate e le mail al fornitore chiedendo informazioni e una verifica dell’impianto, ma il servizio gli è sempre stato negato o rifiutato o chiamato. Quello che invece non scompare è il finanziamento acceso dal consumatore per pagare l’impianto: 180 euro al mese per 10 anni, per un importo totale di oltre 21.000 euro. “Il fornitore mi aveva garantito che la rata mensile sarebbe stata abbondantemente coperta dal contributo statale, anzi, che e in teoria avrei dovuto perfino guadagnarci – ricorda il cittadino trevigiano – cosa che risulta impossibile vista la mancata produzione dell’impianto”.

A.T. comunque non si è limitato a una rilevazione empirica di quanto afferma., ma ha sborsato altro denaro per avere le prove di quanto dice: “ho fatto verificare a mie spese l’impianto da un tecnico, il quale ha accertato che l’impianto non potrà mai produrre ciò che contrattualmente mi è stato promesso, come se non bastassero i dati di produzione caricati sul portale del gestore GSE e presenti nel contatore installatomi. Questo perché l’impianto lavora gran parte dell’anno con una parte della pannellatura in ombra, pregiudicando così la produzione nei mesi in cui il sole non arriva alla superficie delle celle”.

A questo punto, il consumatore esasperato si è messo nelle mani di un legale. Alla prima raccomandata spedita alla società di installazione, infatti, non era mai arrivata una risposta. Ma la stessa mancanza di riscontri si è ripetuta quando la missiva si è trasformata in una diffida firmata dall’avvocato. Da qui l’amara conclusione a cui A.T. è giunto: “ho capito di essere stato raggirato da uno dei tanti furbi che fiutando la possibilità di far soldi ha approfittato del momento di confusione nella gestione di un incentivo europeo e si è improvvisato installatore e venditore di fotovoltaico. Per la cronaca questa società, dopo un visura camerale, figura come agenzia turistica e installatrice di fotovoltaico con un capitale sociale di 10.000 euro, di cui solo 2.500 versati”. Un elemento non secondario, visto che l’inconsistenza finanziaria della società rischia di inficiare qualsiasi tipo di azione legale atta a ottenere un risarcimento.

“Purtroppo non è la prima volta che l’energia pulita si trasforma in un affare sporco – commenta il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori, Carlo Garofolini – l’incentivo ha creato una bolla speculativa di cui molti sedicenti installatori hanno approfittato, mentre tanti cittadini hanno firmato contratti di installazione e conseguenti finanziamenti a quattro zeri attirati dalla promessa dell’energia a costo zero, con la procedura di attivazione del conto energia sul portale di Gse e la corresponsione degli incentivi sul conto corrente, anche a causa della complessità di una normativa che era appena nata e piuttosto ingarbugliata. Ma quando una società si dimostra inadempiente come nel caso di questo cittadino di Castelfranco, si rientra nell’ambito di un contratto non rispettato e nelle conseguenze legali che ne derivano”.

Cosa possono fare i cittadini che, come A.T., stanno spendendo centinaia di euro al mese per un impianto che non produce neanche lontanamente quanto pattuito? “Non fermatevi davanti a telefoni che squillano a vuoto o a risposte evasive – continua il presidente Garofolini – gli uffici legali dell’Associazione sono a disposizione per dare informazioni e assistenza nelle procedure da intraprendere. Chi si improvvisa una professionalità che non ha, abusando della buona fede della gente, deve pagare. Il nostro consiglio comunque è quello di affidarsi a professionisti con esperienza comprovata nel settore, con referenze verificabili e un servizio di attenzione al cliente ad hoc e funzionante, e che possano garantire una solidità anche dal punto di vista societario”.