Salvatore Riina al soggiorno obbligato a Padova: è polemica

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Padova, Cupole della Basilica del Santo, M.F. Danesin

Padova, Cupole della Basilica del Santo, M.F. DanesinLa Lega Nord contro la scomoda presenza. Udc minimizza. Pd solidale con la direttrice dell’onlus affidataria del terzogenito del boss di Cosa Nostra

Attorno alla decisione di destinare il terzogenito del boss di Cosa Nostra al soggiorno obbligato a Padova ha innescato una bomba politica. L’annunciata presenza di Salvatore Riina nella città del Santo ha innescato una serie di polemiche roventi, innescate dalla dichiarazione nell’aula del Senato del leghista Luciano Cagnin, secondo cui “le parole del sostituto procuratore generale di Venezia, Francesco Saverio Pavone, che per anni ha guidato la direzione regionale antimafia, sono un monito: afferma che Riina non ha contatti in Veneto e ciò può significare che si sia pentito e voglia lasciare il passato alle spalle allontanandosi dai luoghi d’origine, oppure che voglia venire in Veneto per crearsi quei contatti che non ha”. Cagnin ha poi dichiarato che “una cosa però la sappiamo: Salvuccio non si è mai pentito né ha mai rinnegato la sua attività mafiosa nemmeno per scherzo. Quindi la seconda ipotesi è la più probabile e per questo dovrebbe pervenire forte l’impedimento a che venga a vivere a Padova e in Veneto”. L’esponente del Carroccio, a nome di tutto il gruppo, ha chiesto che il ministro della Giustizia “venga in aula al più presto per chiarire i provvedimenti relativi alla posizione di Riina. Noi veneti – ha detto Cagnin – non siamo solo preoccupati, siamo increduli di fronte all’eventualità dell’arrivo di Riina” che ha ricordato i trascorsi di altri episodi di soggiorni obbligati nel Veneto: “è mai possibile che non si riconosca l’esperienza nefasta che la nostra Regione ha subito grazie al soggiorno obbligato di innumerevoli boss mafiosi che hanno fatto scuola e fatto crescere il sodalizio tra la criminalità del Sud e quella locale? Ricordiamo la mala del Brenta di Felice Maniero”, dice Cagnin evidenziando come “negli anni Settanta il Veneto ha avuto come ospiti eccellenti Totuccio Contorno, Gaetano Fidanzati, Antonio Duca, Salvatore Badalamenti in paesetti e paesucoli come Fossò, Piazzola sul Brenta e Monselice, e questo ha permesso un’infiltrazione mafiosa in centinaia di aziende locali”.

L’arrivo di Riina a Padova non è immediato: “c’è un termine minimo e un termine massimo, ed è entro questi tempi che verrà a Padova. Altro non posso dire” afferma Francesca Casarotto, legale di Salvatore Riina, figlio dell’ex boss della mafia Toto’ Riina, parlando del trasferimento, entro tempi ‘tecnici’, del suo assistito da Corleone a Padova, dove è atteso in una Onlus in stato di sorveglianza speciale.

Sul percorso che porterà a Padova Riina Jr, il legale vicentino ricorda di averlo conosciuto quando questi era in carcere a Padova, dove lo ha seguito. Riina, già iscritto all’Università, ha continuato gli studi nell’ateneo patavino mentre era in carcere; proprio la prosecuzione degli studi, secondo l’avvocato, sarebbe la molla che ha spinto Riina a voler tornare nella città euganea. Una scelta che avrebbe condiviso con la propria famiglia.

Intanto, un’altra polemica sorge attorno all’Onlus affidataria ed in particolare alla sua direttrice. Le polemiche attorno a Riina hanno portato alle dimissioni di Tina Ciccarelli, responsabile e fondatrice della Onlus ‘Noi famiglie padovane contro l’emarginazione’ che dovrebbe ospitare Riina. A far arrabbiare la Ciccarelli è stato il riferimento fatto da alcuni esponenti del Carroccio, apparsi sulla stampa locale, ai sui trascorsi giudiziari. Nel criticare aspramente il soggiorno in terra veneta di Riina, la Lega aveva ricordato che la donna era stata sorpresa nel 1994 dalla Guardia di Finanza con addosso un chilo di hascisc e 13 grammi di eroina e quindi arrestata per spaccio di droga. “Mi sono dimessa – spiega Ciccarelli – perché non sono come Bossi che dice a Boni di non rassegnare le dimissioni”. La presidente dice che la sua rinuncia alla carica è da considerarsi al momento irrevocabile, anche se l’associazione le avrebbe chiesto con insistenza di ripensarci. Quanto accaduto, promette, non modificherà comunque i programmi relativi all’ arrivo di Riina a Padova. “Arriverà modestamente come tutti gli altri – sottolinea Ciccarelli – e gli verrà affiancato un nostro operatore che ha grande esperienza carceraria”.

antonio de poli udc

 

Attorno a questo episodio, divampano le polemiche politiche. “Quelle sulla Ciccarelli mi sembrano solo polemiche ‘di bassa Lega: se ci sono elementi di pericolosità nel soggiorno di Riina jr a Padova, non deve essere di certo Ciccarelli ad andarsene, semmai bisognerebbe valutare l’opportunità di ospitare Riina jr” afferma il deputato Udc Antonio De Poli, auspicando che “Ciccarelli possa tornare al suo posto. Si tratta di una donna che ha pagato per i fatti che, a suo tempo, le sono stati contestati e che ha il diritto di rifarsi una vita”. Secondo l’esponente centrista “anche Riina jr può rifarsi una vita: speriamo che ciò possa avvenire a Padova senza problemi. Non ci interessano le polemiche della Lega. Chiediamo – dice De Poli – di non sottovalutare le affermazioni del pm antimafia Ingroia, secondo cui Riina jr potrebbe diventare un punto di riferimento della criminalità organizzata che è già infiltrata nel nostro territorio. Attendiamo, quindi, il parere della Commissione Antimafia”

Sulla questione delle dimissioni della Ciccarelli interviene anche Carlo Corvino, esponente dell’esecutivo del PD patavino: “un attacco subdolo che colpisce la sfera più intima di una persona estranea ai giochi beceri della vuota propaganda leghista, cui va tutta la nostra solidarietà”.