Dove va il mondo del vino Trentino?

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Tiziano Mellarini
Tiziano MellariniPresentato il progetto di rilancio dove è difficile vedere qualcosa di nuovo. Intanto, la Franciacorta rilancia sulla propria denominazione per identificare il proprio vino spumante

Dove va il vino trentino, in particolare quello di qualità? La presentazione della nuova organizzazione vitivinicola provinciale presentata in pompa magna dall’assessore all’agricoltura Tiziano Mellarini c’è molta aria fritta, molti desideri e poco sforzo di realismo, con il risultato che si tenterà di modificare tutto per lasciare invariata la sostanza. Insomma, una sorta di generale ammuina declinata in viticoltura.

Nel lasciare nel vago i termini temporali in cui avverranno le tappe della mutazione enologica trentina, Mellarini vuole applicare uno sforzo promozionale in favore del Pinot Grigio interamente prodotto in Trentino, dopo che tante realtà, specialmente cooperative, hanno utilizzato questo vitigno solo per scopi commerciali, specie sui mercati esteri, utilizzando a mani base vino prodotto fuori provincia. La nova vitienologia trentina sarà improntata alla produzione biologica e biodinamica, pur senza abiurare alla scelta istituzionale della lotta integrata. Poca chiarezza anche sui momenti promozionali, come la mostra dei vini trentini prossima al via, o ad un non meglio concorso enologico locale, o al marchio di qualità, la comunicazione e quant’altro.

Anche sulla tutela, si parla di creare una nuova struttura consortile da affiancare all’esistente Consorzio vini, attualmente l’unico legalmente titolato alla gestione del vigneto trentino. Ancora più vago, se possibile, il futuro dello spumante trentino, quel Trento Doc che dovrebbe assurgere ad emblema della produzione locale, da utilizzare come ambasciatore della vitienologia trentina in tutto il mondo. Anche qui, nonostante i buoni propositi, si brancola nel buio, tra i produttori che spingono da una parte e il livello istituzionale che frena.

Franciacorta Maurizio Zanella presidente consorzio

Mentre il Trentino enologico s’interroga su cosa vuole fare da grande, in Franciacorta si fa chiarezza sull’impiego delle denominazioni: per il presidente del Consorzio Maurizio Zanella il prodotto principe del territorio d’ora in poi non si chiamerà più spumante o bollicina, ma semplicemente “Franciacorta”. Per Zanella “‘Bollicine’ è un termine obsoleto e senza futuro. Il tempo presente ci offre una nuova occasione per affermare i nostri vini di qualità, cominciando dal consolidare la cultura di base in materia e da un appropriato linguaggio. E che non si chiami più spumante – continua Zanella – per nessun motivo al mondo. La similitudine tra ‘spumante’ e Franciacorta è da bandire in qualsiasi citazione. Non per velleità o principio, ma per decreto ministeriale”.

Per il presidente Zanella “Franciacorta, Champagne e Cava in Europa, solo questi 3 vini possono utilizzare un unico termine per identificare in modo preciso un vino, un territorio e il metodo di produzione. Ecco l’identità di cui parlo. Chiamiamo il vino con il proprio nome e quindi: Spumanti, i vini senza Denominazione specifica; Franciacorta, il Franciacorta”.