La giunta regionale del Friuli Venezia Giulia approva in via preliminare il piano famiglia

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Renzo Tondo Roberto Molinaro Mons Andrea Bruno Mazzocato 1
Renzo Tondo Roberto Molinaro Mons Andrea Bruno Mazzocato 1Molinaro: “la famiglia luogo essenziale per lo sviluppo della società”

La Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato in via preliminare il “Piano regionale degli interventi per la famiglia 2012-2014” (espressamente previsto dalla LR 11/2006 – Interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità), che ora dovrà essere sottoposto per l’acquisizione del parere alla Commissione consiliare competente, alla Consulta regionale della famiglia e al Consiglio delle autonomie locali. Alle previsioni del Piano è premesso uno studio molto particolareggiato sulla situazione dell’“istituzione famiglia” in Friuli Venezia Giulia. I dati e le analisi presentate confermano che le tendenze evolutive della consistenza, della struttura e dei bisogni che si riscontrano nelle famiglie in regione, pur essendo tendenzialmente in linea con gli scenari del più ampio contesto nazionale, evidenziano alcuni aspetti di maggiore criticità del territorio regionale rispetto alle aree contermini. Tali criticità derivano principalmente dalle conseguenze del malessere demografico che caratterizza alcune aree della regione. In particolare, il dato sull’incremento del numero di famiglie che si riscontra negli ultimi dieci anni (+10,7%) potrebbe essere interpretato in termini positivi se non fosse dovuto alla progressiva riduzione dell’ampiezza media delle famiglie, emblematicamente rappresentata dall’aumento dei numero dei “single”, sia sopra che sotto i 60 anni.

Al di là dei valori assunti dall’ampiezza media delle famiglie, sono le dinamiche della creazione di nuovi nuclei familiari e l’andamento della natalità a risultare in prospettiva più rilevanti ai fini di una proiezione delle dinamiche familiari. Le cause o le concomitanze che vanno a influire sui valori dell’ampiezza media delle famiglie posso essere sintetizzate nel calo dei matrimoni, nella riduzione della natalità (riscontrata in regione fino al 1999), nell’aumento dell’instabilità coniugale e nella maggior speranza di vita delle donne rispetto agli uomini, che contribuiscono alla diminuzione dell’ampiezza familiare media; dall’altra la recente ripresa della natalità e la ricostituzione di nuclei familiari dei divorziati agiscono nella direzione contraria. Lì dove è maggiore la presenza di residenti stranieri (provincia di Pordenone), si è avuto un aumento sia della popolazione complessiva, sia delle famiglie, con un’attenuazione del processo di riduzione delle dimensioni familiari, senza tuttavia un’inversione del trend. In contrapposizione, laddove è maggiore il malessere demografico (provincia di Trieste, aree montane del Friuli), l’apporto dell’immigrazione straniera non riesce attualmente a compensare né il calo demografico, né le trasformazioni nella composizione delle famiglie.

Da questa analisi derivano molte considerazioni. Una prima riguarda il ruolo che la famiglia e, più in generale, le reti parentali svolgono tradizionalmente in Italia nell’assicurare il benessere dei suoi membri, in particolare di quelli più deboli. Una loro attenuazione richiede sia adeguate politiche di aiuto da parte dell’amministrazione regionale e delle amministrazioni locali, sia interventi formali e informali, che vadano nel segno dell’incentivazione della collaborazione tra famiglie e che valorizzino appieno il capitale sociale presente nel territorio regionale. Un secondo tema riguarda le prospettive della natalità che, assicurando il ricambio generazionale, permette di riequilibrare positivamente le situazioni di squilibrio demografico in atto e il progressivo calo del numero dei matrimoni per vari fattori concomitanti: è certamente complesso incidere su tali fattori, ma si possono attivare azioni di stimolo volte alla riduzione dei tempi della formazione, all’incentivazione delle progettualità di vita dei giovani e delle esperienze di uscita dalla famiglia.

Volgendo uno sguardo al futuro prossimo, in base alle proiezioni dell’ISTAT al 2021 e al 2031, la popolazione regionale presenterà una sostanziale stabilità, con incrementi molto contenuti, connessi principalmente con l’andamento del fenomeno migratorio. Proseguirà comunque il processo di invecchiamento della popolazione e di riduzione della popolazione in età attiva, come si evince anche dall’andamento nel tempo degli indici di vecchiaia e di dipendenza senile.

Risulta evidente che, in un sistema di welfare in cui la famiglia svolge attualmente un ruolo primario, sia importante monitorare i bisogni che essa manifesta nelle sue “diverse età”, in modo da venire incontro a esigenze che cambiano e si evolvono, anche sotto la spinta di nuovi contesti sociali, culturali ed economici.

Per l’assessore Roberto Molinaro “la predisposizione di un apposito Piano regionale dedicato alla famiglia, nell’adempiere a precisi impegni programmatici dell’attuale Amministrazione regionale, risponde a convinzioni valoriali e sociali che designano la famiglia, in quanto luogo della solidarietà relazionale tra coniugi e tra generazioni, come realtà sociale la cui esistenza e il cui positivo funzionamento è di fondamentale importanza per la qualità del tessuto sociale della regione e per l’equilibrato sviluppo personale di ogni componente della comunità regionale”.

Gli impegni progettuali a sostegno della famiglia e riguardanti il territorio regionale non evidenziano un coinvolgimento, dal lato della responsabilità istituzionale, esclusivamente regionale, ma sollecitano una “responsabilità diffusa”, prioritariamente espressa dalle Amministrazioni locali, per le funzioni amministrative loro assegnate, e ulteriormente allargata alle realtà sociali e soprattutto a quelle rappresentate dall’associazionismo familiare, impegnate sui temi e sui bisogni che contraddistinguono le varie fasi del percorso di vita della famiglia e che nel testo di Piano sono state indicate nel “Fare famiglia”, “Fare un figlio”, “Educare i figli”, “Dar

valore alle relazioni familiari”, “Prendersi cura”. Per tali fasi, il Piano 2012-2014 individua puntualmente una ventina di azioni, raggruppate in cinque aree prioritarie: abitare in famiglia, risorse economiche e famiglia, cura ed educazione familiare, conciliazione famiglia e lavoro, supporto e potenziamento delle relazioni intra ed interfamiliari. A disposizione nel triennio, per la loro attuazione, sono complessivamente previste risorse regionali per 95 milioni di euro, alle quali saranno aggiunte le assegnazioni statali, non ancora quantificate, derivanti dal Piano nazionale, di cui si attende l’approvazione.

I fondi relativi al periodo 2012-2014 fanno seguito ad una spesa di 94 milioni di euro sostenuta dal 2009 al 2011. “La speranza che accompagna l’impegno complessivo della Regione – sottolinea Molinaro – è che accanto agli interventi e ai servizi predisposti a favore della famiglia (che saranno opportunamente monitorate e valutate), maturino, nella comunità del Friuli Venezia Giulia, attenzioni, sensibilità, solidarietà e protagonismi capaci di riassegnare valore e interesse all’istituto familiare, quale essenziale risorsa per la qualità della vita nel Friuli Venezia Giulia”.