Perché le Poste Italiane non accettano sistemi di pagamenti diversi dai loro?

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Il presidente della Commissione prezzi e tariffe del Senato, Sergio Divina, interroga il ministro Passera

Nell’anno domini 2012, a seguito dei provvedimenti antievasione varati dal Governo dei Tecnici che hanno imposto la tracciabilità a tutti (o quasi) i movimenti di denaro, effettuare pagamenti alle Poste Italiane con bancomat, carte di credito, assegni non trasferibili e bonifici è pressoché impossibile, visto che l’azienda che gestisce il servizio postale universale accetta solo contanti o prodotti postali gestiti direttamente da sé stessa (come Postamat e Postepay). E sì che i circuiti finanziari bancari, dove la stessa Poste Italiane agisce dopo la mutazione verso i servizi bancari imposta dall’allora amministratore delegato Corrado Passera, dovrebbero poter dialogare tra loro. Ma così non è.

Tanto è bastato al presidente della Commissione speciale tariffe e prezzi del Senato, Sergio Divina per interrogare Corrado Passera, nel frattempo diventato Ministro allo sviluppo economico e, conseguentemente, titolare del pacchetto di maggioranza di Poste Italiane Spa, per sapere il motivo per cui l’azienda statale non accetta sistemi di pagamento garantiti diversi da quelli propri o del contante. “Una situazione che penalizza non poco specie le aziende che devono gestire grandi volumi postali, come le raccomandate, con la conseguenza che gli incaricati si devono recare agli sportelli con importi significativi di contante o dotarsi di sistemi di pagamento proprietari di Poste Italiane, con ciò schiaffeggiando i principi della libera concorrenza e del mercato” sottolinea il sen. Divina, che ricorda come “il perdurare di tali comportamenti possano far ravvisare elementi di arbitrarietà e di politiche anticoncorrenziali, specie in considerazione che alcuni servizi di Poste Italiane come le raccomandate sono gestiti di fatto in condizione di monopolio”.

A Passera l’onere della risposta, magari accompagnata da precise direttive a Poste Italiane ad essere meno anticoncorrenziale e a fare fino in fondo, sempre che ne sia capace (visto lo stato del servizio postale universale, c’è da dubitarne…), la sua nuova veste di soggetto bancario, accettando strumenti di pagamento garantiti differenti da quelli propri.