Dopo una travagliata discussione in commissione e in Consiglio regionale, il nuovo piano sociosanitario del Veneto è una realtà

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veneto luca zaia coletto ass sanità 1Zaia: “tappa fondamentale del cammino delle riforme, con la persona al centro della programmazione”. Coletto: “razionalizzazione e risparmi senza pesare sui servizi alla popolazione”

Squilli di tromba alla notizia dell’approvazione del nuovo piano sociosanitario della regione del Veneto, dopo che nei giorni scorsi le scorribande all’interno della stessa maggioranza di centro destra PdL-Lega Nord parevano avere incrinato il filo che lega la stessa maggioranza, con accuse reciproche di boicottaggio della riforma sull’altare degli assetti di potere interni dei partiti. Nonostante le bordate e gli assalti, la giunta Zaia porta a casa l’ennesima riforma con la soddisfazione del governatore: “dopo l’approvazione dello Statuto siamo oggi di fronte ad un nuovo passaggio fondamentale della stagione di riforme che abbiamo avviato assieme, come un piano sociosanitario che arriva dopo 16 anni dal precedente e scaturisce da un lavoro approfondito e costruttivo e al termine di un dibattito produttivo. Per questo ringrazio i miei assessori Luca Coletto e Remo Sernagiotto, il presidente della Commissione Leonardo Padrin, il vicepresidente Claudio Sinigaglia, il segretario regionale Domenico Mantoan e tutti i tecnici che hanno accompagnato questo imponente lavoro, i capigruppo e tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione per il loro apporto di idee e di proposte”. Insomma, tutti felici e contenti, riponendo per il momento il motivo del contendere, salvo tirarlo fuori alla prima occasione utile.

Zaia guarda al bicchiere mezzo pieno: “è prima di tutto il piano dei Veneti, perché pone decisamente al centro il cittadino e i suoi bisogni di salute; è il piano dell’efficienza perché la sua attuazione porterà cure migliori, più modernità, ancora più attenzione alla qualità della spesa; è anche il Piano del coraggio, perché rifugge le facili ma dannose demagogie; è il piano delle tecnologie sulle quali punteremo con convinzione; è il piano dei lavoratori della sanità, 60.000 persone tra medici, infermieri, amministrativi alle cui professionalità è dedicata una doverosa attenzione”. Zaia butta un sasso nello stagno dei bilanci malati della sanità di altre regioni: “già oggi siamo la regione più virtuosa della sanità italiana e ci è riconosciuta la palma di regione meno ‘sprecona’ del paese; abbiamo un tasso medio di ospedalizzazione di 7 giorni contro anche 30 in altre regioni e ciò significa che nei nostri ospedali si cura presto e meglio; da due anni teniamo i conti in attivo senza avere, unici in Italia, l’addizionale Irpef sulla sanità. I veneti, insomma, possono contare su una sanità di valore assoluto, ma possono anche essere certi che, con questo piano, progrediremo ancora, avendo come unico criterio che informa la nostra azione di amministratori e di uomini delle istituzioni la cura e la salvaguardia della salute di ognuno dei cittadini veneti, a partire dalle fasce più deboli”.

Luca Coletto, l’assessore tecnico alla sanità, è colui che si leva dalle spalle una fatica notevole: “questo piano arriva dopo 16 anni, ma anche al momento giusto.Solo una concreta riforma dell’organizzazione sanitaria regionale potrà infatti rispondere ai tagli nazionali che si prospettano senza intaccare la quantità e la qualità dei servizi erogati ai cittadini e guardando alle nuove sfide che le esigenze di salute della popolazione ci pongono, a partire dal rafforzamento dell’assistenza sul territorio, che sarà capillare, vicina alla gente, disponibile h24 come nel caso delle aggregazioni dei medici di medicina generale e supportata dalle nuove tecnologie come informatizzazione e telemedicina”.

Canta vittoria anche il gruppo del Pdl per il tramite del capogruppo bellunese Dario Bond, che punta con decisione sulla sua realtà: “la sanità bellunese è stata blindata. Nessun blitz dell’ultima ora, nessuna incertezza. Adesso concentriamoci sulle schede ospedaliere e territoriali. Basta con la cattiva politica di chi fa solo e soltanto allarmismo. Quella è solo cattiva politica”. Bond rimarca come “la specificità sanitaria bellunese è stata riconosciuta da un ampio fronte trasversale, segno che i consiglieri regionali hanno capito che il nostro territorio ha diritto ad un trattamento differenziato rispetto a quello della pianura. Da questo piano socio-sanitario la sanità bellunese non esce semplicemente indenne, ma rafforzata perché il Consiglio ne ha riconosciuto una propria forte identità. Nessun ospedale bellunese sarà chiuso. Mentre Agordo e Pieve continueranno a essere ‘nodi di rete’, Feltre diventerà una struttura extraregionale, istituzionalizzando così il rapporto con le vicine vallate trentine”.

A questo si aggiunge una novità, la realizzazione di ospedali di comunità, strutture intermedie che avvicineranno i pazienti ai luoghi di residenza nelle situazioni in cui non sarà necessario il ricovero in ospedale ma un’assistenza mirata. Una struttura, per esempio, è già stata individuata in via sperimentale ad Alano di Piave in un’ala della casa di riposo, altre saranno trovate a breve su tutto il territorio provinciale.

Dalla montagna alla pianura: prima dell’approvazione definitiva del piano sociosaniario, il Consiglio ha approvato un ordine del giorno a firma dei consiglieri Bendinelli e Padrin a salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini del basso veronese che nei giorni scorsi, per il tramite dei sindaci della zona, avevano sollecitato il presidente della provincia di Verona Miozzi ad intervenire sulla Regione per sollecitare attenzione. In questo modo, è stata garantita la piena operatività dell’ospedale di Legnago e delle strutture di Nogara, Zevio e Bovolone.