“Confronto e prospettive per sostenere e rilanciare tutta la filiera dell’auto”

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Convegno roma Uiga rilancio automotive 1A Roma tavola rotonda organizzata da Uiga con i principali protagonisti del settore

“In questo momento molto difficile che stiamo affrontando, dobbiamo cercare di contenere i danni e lavorare insieme”. E’ questo l’appello lanciato da Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci, agli operatori della filiera del settore automotive, riuniti per una tavola rotonda organizzata dalla Uiga.

Sticchi Damiani ha ricordato i dati definiti “drammatici” che hanno investito negli ultimi anni il settore automobilistico: “il mese di giugno segna un -24% delle immatricolazioni rispetto allo scorso anno, se si continua su questo trend il 2012 si chiuderà con un pesante bilancio”. Allarme lanciato anche da Gianfranco Soranna, direttore di Federauto: “la situazione è pessima, il mercato dell’auto è tornato indietro di 20-25 anni”, spiegando che si rischia un calo di immatricolazioni pari a 630.000 vetture per il 2012. Secondo Soranna “negli ultimi 10 anni i dati si sono attestati intorno ai 2 milioni di vendite, ma quest’anno il trend si fermerà a circa 1,35-1,36 milioni.

Questo significa che produrremmo 600.000 auto in meno per quest’anno, un’erosione senza precedenti. Le famiglie rappresentavano un 70% della fetta del mercato, percentuale che oggi con la crisi dei consumi, a partire da quelli durevoli, è scesa al 60%”.

Diverse sono le ricette proposte dagli addetti al settore per contenere la crisi e rilanciare il mercato dell’auto nei prossimi anni, che partono dal cambio del parco auto in circolazione: “14 milioni di auto circolanti hanno più di 10 anni di vita – ha aggiunto Soranna -. Per questo abbiamo bisogno di stimoli esterni per far ripartire le vendite, incentivi che però non si devono limitare ad un anno ma devono essere estesi nell’arco del tempo. Il settore dell’auto incide per l’11,4% del Pil e merita la giusta attenzione”. Il direttore di Federauto ha lanciato anche l’allarme per le concessionarie, stimando che entro la fine dell’anno “si passerà dalle 3.600 alle 3.200 con conseguente perdita di posti di lavoro”. Servono inoltre misure per contenere il peso fiscale, visto che una volta acquistata, come hanno ricordato gli addetti al settore, l’auto va mantenuta: “occorre una revisione globale della fiscalità – ha concluso Soranna – un intervento per l’alleggerimento fiscale, visto che oggi l’auto rappresenta il 16,5% delle entrate dello Stato”.

Sticchi Damiani ha infine ricordato l’impegno dell’Aci per arrivare a una diminuzione delle tariffe Rc auto avanzando una serie di proposte al governo che “porterebbero un risparmio del 30-40% sulle tariffe, il tutto a costo zero, a partire dalla modifica della norma che prevede la denuncia di un sinistro fino a 2 anni dall’avvenuto incidente: un tempo troppo lungo, una vera anomalia, che facilita le truffe da parte degli automobilisti”.

Secondo Gianmarco Giorda, direttore generale dell’Anfia, “quello dell’automotive è uno dei settori che crea maggiore ricchezza in Italia, è tra i primi settori per quanto riguarda le entrate fiscali e investitore in ricerca e sviluppo”. Partendo da questo presupposto, per Giorda si deve investire sull’automotive per uscire dalla crisi e tornare a crescere, crisi che continuerà nei prossimi mesi anche a causa del “perdurare dell’instabilità economica e del caro carburante. Non ci sono ricette magiche, ma una ripresa fa sì che si debba rivedere l’intera centralità della filiera”.

Previsioni negative anche per Romano Valente, direttore generale dell’Unrae, che ha sottolineato come la “crisi del mercato continuerà anche a causa della contrazione dei consumi e dei redditi disponibili”, aggiungendo come il settore “abbia sempre fornito un contributo significativo all’economia italiana”, sottolineando come “le case si sono sostituite di fatto allo Stato per sostenere il settore e rilanciare la domanda”. Valente ha precisato che l’auto “soccombe sotto il peso di due manovre fiscali per un totale di 8,7 miliardi di euro”: la manovra estiva del 2011 e il decreto Salva Italia, che hanno creato grandi difficoltà al mercato, che nei primi 6 mesi di quest’anno segna una flessione intorno al 20%. “Oggi è difficile anche vendere le km zero, che sono il secondo brand del mercato dell’auto italiano”, ha aggiunto Valente, precisando che quest’anno Unrae stima uno stock invenduto di km zero pari a 55.870 unità, che assieme alle 45.911 del 2011 e alle 3.976 del 2010 fanno un totale di circa 105.000 pezzi. Tornando alla fiscalità, Valente ha fatto i conti anche quanto costerà allo Stato la riduzione delle vendite in termini di gettito fiscale: “se il mercato quest’anno dovesse chiudere come previsto a 1,4 milioni di vetture, rispetto ad un mercato normale di circa 2 milioni, la perdita di gettito Iva a fine 2012 sarebbe di 2,3 miliardi di euro”.

Sul tema della semplificazione, l’annosa questione della convivenza e della duplicazione tra Motorizzazione e Pra: Per il presidente di Aci Sticchi Damiani “se esiste l’apertura e la volontà del Governo di porre il Pra (Pubblico registro automobilistico) come alternativa alla Motorizzazione, noi siamo pronti a gestire” una tale situazione. Per il presidente dell’Aci “spetta al legislatore, spetta al Governo trovare forme di razionalizzazione. Noi saremmo pronti anche domani mattina”.

Il calo delle vendite ha avuto ripercussioni anche sul tessuto produttivo nazionale: secondo il direttore di Anfia Gianmarco Giorda “in Germania viene immatricolata una macchina ogni due vendute, lo stesso in Spagna e quello che viene prodotto viene all’incirca venduto in Francia. In Italia per ogni auto prodotta ne vendiamo circa quattro e questo rapporto è destinato a

salire. Negli ultimi 20 anni l’Italia è passato dal nono posto al 20esimo come produttore e per quest’anno si stima un calo del 16% del mercato italiano dell’auto e del 24% dei veicoli commerciali leggeri”. Giorda ha rilevato che il settore della componentistica è in controtendenza grazie all’importante contributo dell’export per il comparto, pari al 39%. Per rilanciare il mercato Giorda propone “un alleggerimento e una semplificazione della fiscalità sugli autoveicoli, l’abolizione dell’Ipt e del superbollo e misure di politica industriale che includano la riduzione dei costi dell’energia, regole flessibili sul mercato del lavoro, un credito d’imposta su ricerca e sviluppo maggiore di quello concesso nel 2011 e rinnovabile nei prossimi anni”.