Valutazione del rating, serve un’entità europea indipendente

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CamCOm BZ Michl Ebner 2010 1La Camera di commercio di Bolzano evidenzia le storture dell’attuale sistema che hanno aggravato la crisi dell’euro

Le agenzie di rating Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch stanno svolgendo un ruolo poco lodevole nell’attuale crisi del debito: operano in modo poco trasparente, sono strettamente legate al mercato finanziario internazionale (e quindi di parte) e hanno commesso in passato clamorosi errori di valutazione. Uno studio svolto recentemente dall’Università di San Gallo dimostra come le stesse agenzie di rating abbiano aggravato la crisi dell’Euro. “È assolutamente necessario creare un’agenzia di rating europea trasparente”, dichiara il presidente della Camera di commercio, Michl Ebner.

Le tre maggiori agenzie di rating Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch dominano con una quota di mercato superiore al 90% il mercato mondiale di valutazione del credito di imprese, prodotti finanziari e Stati. Queste agenzie classificano la capacità di un debitore (impresa o Stato) di onorare i propri debiti. Da questo giudizio dipende l’affidabilità (solvibilità) del debitore. Minore è la solvibilità, più diventa difficile e costoso procurarsi soldi sul mercato finanziario. I costi di rifinanziamento aumentano e nel peggiore dei casi i creditori ritirano il proprio capitale.

Grafico rating 1Le tre agenzie di rating sono gli attori principali dell’attuale crisi del debito dell’Euro. Con i loro rating incidono pesantemente sui mercati finanziari e quindi sull’entità degli interessi che gli Stati devono pagare per i propri debiti. L’abbassamento del rating ha comportato per i paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) grandi difficoltà finanziarie. A causa del suo alto debito pubblico che supera il 120% del prodotto interno lordo (PIL), dall’estate 2011 anche l’Italia è finita nel mirino delle agenzie con un declassamento del rating che ha conseguenze dirette per tutti. Il Governo ha, infatti, cercato di abbattere il deficit con numerosi tagli e aumenti fiscali per migliorare così la situazione finanziaria dello Stato italiano, ma finora senza grande successo.

Le tre agenzie di rating sono però oggetto di dure critiche: non è dato sapere come le agenzie formulino esattamente le loro valutazioni e se si basino su dati e fatti concreti o piuttosto su pure opinioni e stime soggettive: manca quindi qualsiasi trasparenza. Le agenzie di rating sono aziende private che operano a scopo di lucro e che sono strettamente legate al mondo finanziario internazionale. Inoltre fanno in parte capo agli stessi proprietari: Standard & Poor’s (S&P) fa parte del gruppo mediatico di New York McGraw-Hill, detenuto soprattutto da grandi società di fondi d’investimento e imprese finanziarie come Fidelity, Blackrock, Capital World e Morgan Stanley.

Il proprietario principale di Moody’s è la holding Berkshire Hathaway del miliardario statunitense Warren Buffett. Gli altri azionisti sono però per la maggior parte le stesse società che detengono le quote della S&P. Da uno studio della società di consulenza Roland Berger emerge che alcuni gruppi finanziari possiedono il 38% delle azioni McGraw-Hill, società madre della S&P, e allo stesso tempo il 49% di Moody’s. Fitch è controllata invece dal miliardario e uomo d’affari francese Marc Ladreit de Lacharrière e dal gruppo mediatico statunitense Hearst.

Le agenzie di rating sono incorse in passato in clamorosi errori di valutazione, considerati anche uno dei fattori scatenanti della crisi ipotecaria del 2007 negli Stati Uniti. Non hanno previsto nemmeno i fallimenti dei gruppi statunitensi Enron e Worldcom o del gruppo alimentare italiano Parmalat; inoltre non sono state in grado di riconoscere per tempo il crollo del settore bancario in Irlanda.

Un recente studio dell’Università di San Gallo ha evidenziato che sono state le agenzie di rating stesse ad aggravare la crisi del debito della zona Euro. Gli Stati rischiano, infatti, di finire in una spirale inarrestabile fatta di abbassamenti di rating, conseguenti aumenti di interessi e ulteriori declassamenti. Secondo lo studio, in simili casi la situazione economica reale dello Stato colpito conta ben poco.

Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman giunge pertanto a una conclusione sconsolante: secondo l’autorevole economista è un grosso errore affidare alle agenzie di rating – soggetti finanziati da privati – delle funzioni di carattere pubblico.

Urge quindi sottoporre le agenzie di rating a un controllo reale. Il Commissario europeo per il mercato interno, Michel Barnier, intende introdurre una regolamentazione più severa per le agenzie di rating. Anche il Parlamento europeo sta predisponendo una normativa affinché le agenzie di rating debbano rispondere civilmente delle loro valutazioni.

Queste proposte di riforma però non sono sufficienti: occorre assolutamente creare un’agenzia di rating europea indipendente. Solo così si potrà aumentare la competitività tra le agenzie di rating e spezzare la supremazia delle agenzie americane. La Cina, ad esempio, non fa riferimento alle agenzie di rating statunitensi, bensì a quelle interne cinesi, garantendosi così maggiori spazi d’autonomia.