Tabaccai, a NordEst è protesta contro le nuove regole UE

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protesta tabaccai nuove regole vendita sigarette mario 1Gli espositori delle sigarette coperti da teli che contestano le nuove disposizioni volte a ridurre il consumo

Da qualche giorno, i tabaccai aderenti alla Federazione italiana tabaccai (Fit) coprono gli espositori delle sigarette con un vistoso lenzuolo di protesta per manifestare la loro contrarietà alla progettata revisione delle norme che regolano la vendita dei tabacchi da parte della Direzione generale salute e tutela dei consumatori dell’Unione Europea.

La proposta al vaglio dell’UE prevede il divieto di esporre le sigarette oltre a stabilire norme precise per i materiali impiegati nelle sigarette volte ad ottenere un gusto omogeneo ed indifferenziato tra le varie marche. Oltre a ciò, la proposta vorrebbe abrogare dai pacchetti qualsiasi riferimento al marchio delle aziende, rendendo tutti i pacchetti neutri e con una colorazione olivastra. Ciliegina sulla torta, come già avviene in molti paesi, sui pacchetti dovranno essere stampate immagini “forti” relative ai rischi sanitari che si corrono fumando, che dovranno coprire il 75% della confezione.

I tabaccai non contestano le azioni volte a combattere il tabagismo, ma semmai quelle che impongono ai rivenditori di nascondere i prodotti, “che sa tanto di inutile demagogia”. Certo, rimane il fatto che lo Stato ha nei confronti delle sigarette e di tutti i prodotti da fumo un comportamento ambiguo: da una parte, quando servono soldi, assieme ai carburanti è uno dei primi prodotti che subisce il ritocco al rialzo della tassazione, con ciò favorendo il proliferare dei canali “alternativi” di vendita delle sigarette. Dall’altro, combatte in tutti i modi chi fuma, visto che l’uso prolungato nel tempo del tabacco è scientificamente acclarato essere un agente cancerogeno, i cui effetti pesano non poco sui costi generali della sanità pubblica. Se il fumo fa male alla salute dei cittadini (e, ormai, alle loro tasche visti i prezzi raggiunti dai pacchetti delle “bionde”), allora perché non vietarne semplicemente la vendita, senza ricorrere a questi mezzucci che non portano da nessuna parte, se non a danneggiare inutilmente una categoria imprenditoriale come quella dei tabaccai che svolge non retribuita il ruolo di cassiere per conto dello Stato?