2.500.000 abitanti sul piede di guerra. 454 sindaci contro la lotta alla fame

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associazione comuni confinanti sergio divina marco scalvini 1Lettera aperta al Ministro Piero Gnudi per gli affari regionali da parte dell’Associazione Comuni Confinanti per richiamare il Governo al rispetto degli accordi

Marco Scalvini, presidente dell’Associazione dei Comuni di Confine, forte dei suoi 454 Comuni Confinanti del Nord Italia, a seguito del perdurante silenzio da parte del Governo circa il rispetto dei patti a sostegno dei comuni di confine dopo i tagli prospettati, dichiara che “è inammissibile una politica esclusivamente basata sui numeri e non sulle persone. Dietro ogni taglio economico ci sono esseri umani che vedono disconoscere il concetto di solidarietà! Non è accettabile che si debba trovare una soluzione ai tagli dello Stato tagliando i fondi di solidarietà per le popolazioni disagiate”.

Scalvini, nella sua lettera aperta al ministro Gnudi, continua dichiarando che “se il Governo non darà una risposta concreta ai bisogni dei nostri Comuni, sono pronte le richieste di secessione e di cambiamento dei confini regionali di tutte le comunità che confinano con le autonomie regionali e provinciali”. Non è moralmente accettabile e politicamente pensabile che l’attuale sistema politico non debba tutelare e difendere i più deboli soprattutto quando è riscontrabile che questa area geografica, dell’arco alpino, è produttiva, pulita, sana e rispettosa delle istituzioni.

Quello dell’Associazione Comuni Confinanti “non è un attacco al sistema giuridico e costituzionale delle Autonomie, ma è una richiesta di equiparazione sociale delle comunità che si vedono morire, poco a poco, la propria identità e compromettere il futuro delle prossime generazioni”.

Il presidente della provincai di Bolzano, Luis Durnwalder ha dichiarato a “Report” andato in onda su Rai 3 che “bisogna puntare sulle tradizioni, le proprie radici e la cultura locale, per garantire benessere alle proprie tipicità dando un forte segnale, intelligente ed oculato verso i cittadini che vivono queste montane aspre, in pendenza e costose, per ottenere reddito e felicità”. Secondo Scalvini “se Bolzano, piccola provincia della regione Trentino-Alto Adige ha raggiunto questo obiettivo, significa che anche noi comuni di confine con le regioni e province autonome abbiamo lo stesso diritto ad avere e a diventare come così come loro, rimuovendo un’ingiustizia dovuta solo alla mancanza di intelligenza di una vecchia classe politica che non ci può più rappresentare”.

All’annuncio di “guerra vero una politica miope che basa tutto sulla logica dei numeri, dimenticando i servizi sociali e l’assistenza che è dovuta costituzionalmente per i deboli”, l’Associazione dei Comuni di Confine “preparerà una prossima iniziativa eclatante, deliberata da un congresso nazionale, per far sentire la propria voce che non è di destra o di sinistra ma è ‘semplicemente’ la voce dei nostri 2.500.000 cittadini”.

A Scalvinni e all’Associazione Comuni Confinanti giunge la solidarietà del senatore trentino Sergio Divina: “condivido totalmente l’appello lanciato dal presidente dell’Associazione Comuni Confinanti, Marco Scalvini, al punto che la settimana scorsa ho ritenuto utile accompagnare al Ministero degli affari regionali una delegazione dell’Associazione composta dallo stesso Scalvini e dal segretario Nicola Adriano, dove, assieme al capo di gabinetto del Ministero Riccardo Carpino e dal capo dipartimento Calogero Mauceri, si sono sviscerate le problematiche lamentate dall’Associazione relativamente ai tagli dei finanziamenti di sostegno e alle modalità di ripartizione del Fondo Odi”. Secondo Divina “credo sia necessario passare da una fase dove tra le realtà speciali e quelle ordinarie esiste un confine netto e notevoli disparità di trattamento ad uno dove queste siano maggiormente attenuate, riducendo le differenze visibili esistenti in termini di infrastrutture e servizi, attenuando il più possibile gli odierni scalini esistenti al confine delle realtà speciali ed ordinarie. La legittimità delle autonomie speciali, considerate almeno al Nord un esempio virtuoso da imitare, passa anche attraverso l’eliminazione di quelle differenziazioni che le fanno sentire un privilegio da invidiare (e da eliminare)”.