OGM, si muovono le regioni e la stessa UE

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Manzato: “progetto di ricerca autonomo delle regioni”. Bizzotto: “applicare clausola di salvaguardia per dire no agli OGM”

Sull’utilizzo degli OGM in agricoltura e nell’alimentazione, la politica si muove su più livelli. In Italia, le regioni per il tramite del coordinatore nazionale degli assessori all’agricoltura, il pugliese Dario Stefano, hanno accolto la richiesta avanzata dal Veneto di esaminare la possibilità di intraprendere un progetto di ricerca indipendente sugli organismo geneticamente modificati, a valenza nazionale, verificandone la fattibilità in termini finanziari.

“L’iniziativa – ha fatto presente l’assessore all’agricoltura della regione del Veneto, Franco Manzato – è di per sé opportuna, ma appare necessaria alla luce della legge sulla revisione della spesa, che ha soppresso la Commissione Interministeriale di Valutazione sulla coesistenza, soppressione a fronte della quale il Ministero dell’Ambiente ha deciso di istituire un Gruppo di lavoro tecnico scientifico di supporto all’Autorità Nazionale sugli OGM, richiedendo la designazione di sei rappresentanti regionali da coinvolgere ‘se del caso’ da parte degli uffici istruttori ministeriali, per assicurare la continuità delle attività previste dalle normative nazionali e comunitarie”. Manzato paventa “di venir meno la possibilità d’intervento diretto delle amministrazioni regionali, competenti in materia agricola, nel procedimento istruttorio finalizzato all’autorizzazione al rilascio e alla sperimentazione in campo degli OGM. Di qui l’esigenza di riprendere al nostro interno alcune riflessioni sull’opportunità di rivedere l’impianto del procedimento autorizzatorio, prevedendo un maggior coinvolgimento attivo delle Regioni”.

A livello europeo, l’eurodeputata veneta Mara Bizzotto ha interrogato la Commissione, scrivendo contemporaneamente ai ministri Catania e Clini, chiedendo l’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dalla normativa comunitaria per dire no agli OGM sul territorio nazionale.

Secono Bizzotto “l’importazione di mais transgenico e di altri organismi geneticamente modificati (OGM) sul territorio italiano avrebbe effetti catastrofici su tutto il settore dell’agroalimentare ‘Made in Italy’ e metterebbe a rischio la fiducia e la tutela dei consumatori che, per la stragrande maggioranza, guardano con diffidenza e preoccupazione ai cosiddetti prodotti biotech”.

Lo spunto lo fornisce direttamente la Commissione Europea che, proprio in questi giorni, sta valutando la possibilità di importare in Europa il mais geneticamente modificato “Mir 162”, prodotto dalla multinazionale Syngenta. Dopo il mancato raggiungimento di un accordo tra i 27 stati membri sull’importazione di questo mais transgenico destinato all’alimentazione umana e alla produzione di mangimi, la proposta è tornata infatti nelle mani della Commissione UE che, secondo quanto prevede la procedura comunitaria, deciderà ora autonomamente se dare il via libera definitivo alla proposta. “E’ bene ricordare che l’Italia, in quanto Stato membro, non potrebbe bloccare la coltivazione o l’importazione degli OGM già autorizzati dall’Unione europea, se non facendo ricorso – sottolinea Bizzotto – alla cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’ per motivazioni ambientali e sanitarie, prevista dalla normativa europea e già adottata da diversi Stati membri (Austria, Grecia, Ungheria e Francia). Mi appello quindi ai Ministri Catania e Clini affinché prendano finalmente una posizione chiara e decisa contro gli OGM nell’interesse dei cittadini e del nostro agroalimentare, da sempre sinonimo di qualità ed eccellenza a livello mondiale”.

Il mais “Mir 162” che la Commissione Europea vorrebbe importare all’interno del mercato unico ha ricevuto il parere favorevole dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ma, secondo l’europarlamentare leghista, non sarebbe comunque sufficiente a scongiurare possibili effetti negativi a lungo termine sulla salute dell’uomo: “alcuni studi europei hanno infatti già messo in discussione la durata dei test di valutazione scientifica dell’Efsa, considerandoli troppo brevi” osserva Bizzotto.

Inoltre, sempre in materia di OGM, Bizzotto ha presentato un’interrogazione al Commissario UE alla Sanità John Dalli per chiedere “una valutazione ufficiale dello studio realizzato dal ricercatore francese Gilles-Eric Séralini, professore di biologia molecolare all’Università francese di Caen, che rileva la pericolosità degli OGM per la salute umana ed in particolare del mais transgenico ‘NK603’, già autorizzato dall’UE”.

In Europa sono 8 i paesi dove si coltivano prodotti OGM (su una superficie agricola di 114.290 ettari): Spagna, Romania, Slovacchia, Portogallo, Polonia, Germania, Svezia e Repubblica Ceca. Secondo un recente sondaggio reso noto dalle associazioni di categoria, il 71% degli italiani si è schierato contro gli OGM, ritenendo il cibo biotech (transgenico) meno salutare di quello tradizionale.

“La regione Veneto, così come altre regioni italiane, si è sempre opposta alla possibilità che sul proprio territorio vengano coltivati e commercializzati prodotti transgenici – conclude l’On. Bizzotto – Soltanto però con una decisione del Governo, che autorizzi l’applicazione della clausola di salvaguardia, potremo ritenerci al sicuro dal pericolo OGM, tutelando così i consumatori e l’agroalimentare di casa nostra. Diversamente, saremo ancora una volta alla mercé di quello che decideranno gli euroburocrati di Bruxelles”.