Nuovi servizi a favore degli anziani: presentato a Trento un progetto pilota

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Anziana con medico foto by shutterstock 1
Anziana con medico foto by shutterstock 1Azioni per una migliore assistenza degli anziani nel loro ambiente da parte della comunità a cura delle case di riposo in collaborazione con le cooperative sociali

L’analisi presentata dal sociologo Nadio Delai non lascia spazio ad interpretazioni: entro il 2030 in Trentino gli anziani (oltre 65 anni) saranno il 50% in più di oggi: 151.000 sul territorio provinciale contro i 102.000 odierni. Tra questi, i non autosufficienti passerebbero da 12 a 18.000, cui si aggiungerebbero 9.000 anziani temporaneamente non autonomi. Tra venti anni avrà bisogno di assistenza il 12% di tutti i trentini con più di 65 anni.

Sono solo alcuni dati tratti dal rapporto “Anziani & continuità assistenziale” commissionato da un gruppo di cooperative sociali trentine a Delai, che è anche presidente della società Ermeneia di Roma, presentato al convegno “Anziani e comunità – costruire una rete territoriale di sostegno”.

E se una persona in una Rsa costa 55.000 euro all’anno (di cui 16.000 a carico delle famiglie), è emerso che l’assistenza domiciliare costa mediamente 25.000 euro, di cui 5.000 a carico privato (il Trentino spende 2,5 volte la media italiana per l’assistenza). Ne consegue che tanto più tempo le persone riescono a trovare risposte adeguate a casa, attraverso servizi di supporto, tanto meno gravano sulle casse private e pubbliche.

Una direzione di lavoro è quella di offrire servizi sempre più adeguati ed integrati tra pubblico e privato per garantire una buona risposta tra le mura domestiche. Un’altra è quella di cercare di offrire servizi a quel 92% di anziani che stanno bene o benissimo, per cercare di mantenere più a lungo possibile la loro permanenza in questa fascia di salute psicofisica.

Serve un nuovo grande “patto sociale”

nadio delai 1La convinzione dei promotori del convegno (Consolida, Upipa, Apsp Margherita Grazioni, cooperative sociali Antropos, Arcobaleno, Il Sole, Fai e Sad) è che occorra un grande patto trasversale tra la pubblica amministrazione, il privato sociale addetto all’assistenza degli anziani e i cittadini, per costruire una strategia di medio e lungo periodo. Con due basi fondamentali: consapevolezza e coerenza.

Dal convegno sono emerse, in particolare, tre proposte, punto d’incontro della visione pubblica e privata-sociale dell’assistenza, presentate da MassimoGiordani, direttore generale di U.P.I.P.A. e frutto del tavolo di lavoro partecipato dai rappresentati delle case di riposo pubbliche e delle cooperative sociali. Tutte rivolte alle famiglie che vogliono continuare a prendersi cura dell’anziano non autosufficiente a casa, direttamente o con l’aiuto di badanti, e tutte in procinto di sperimentazione in 3 territori provinciali.

In primo luogo, viene organizzato una sorta di pronto intervento domiciliare in grado di fronteggiare un momento critico improvviso o situazioni in cui l’assistente familiare non è nella condizione di garantire un intervento mirato (per esempio in seguito ad un ricovero ospedaliero). Una sorta un’integrazione dei servizi sanitari con quelli assistenziali per rispondere alle emergenze che seguono un momento di crisi. Una possibile appendice di questa proposta prevede la formazione diretta dei famigliari o della badante che si prende cura dell’anziano per la prevenzione dei rischi futuri. Un modo insomma per trasformare l’emergenza in apprendimento. Infine, terza possibile gamma di servizi attivabili, dare un supporto ai famigliari per definire un piano di assistenza adeguato, facendo perno, organizzando ed eventualmente integrando tutte le risorse attivabili interne ed esterne. Per Mariano Failoni, presidente di Consolida, si tratta di capovolgere la prospettiva che sta alla base dei servizi di welfare che sono stati finora pensati in modo standardizzato. “Bisogna invece partire dall’utente e creare servizi personalizzati – ha detto – perché questo crea maggiore soddisfazione e più efficienza”. Serve promuovere la partecipazione collettiva, un’azione culturale che faccia capire che oggi pagare le tasse non dà più automaticamente e gratuitamente accesso ai servizi. “Dobbiamo essere capaci di assumere funzione pubblica e di mobilitare risorse anche private”. Infine un passaggio sulla connettività dei servizi: “Bisogna eliminare le barriere esistenti tra organizzazioni, cercando di valorizzare ciò che ci unisce”.

Nella sua ricerca, Delai ha evidenziato come gli anelli deboli siano le ‘giunzioni’, ovvero i collegamenti tra diversi bisogni di assistenza (tra ospedale e casa, con la badante ecc.). Delai ha lanciato la proposta della Rcv, la “responsabilità civile vecchiaia”, da rendere obbligatoria con la maggiore età. Un modo per avere garanzie di assistenza e cura anche nel caso di una vecchiaia da non autosufficienti. Delai ha poi lanciato una proposta che ha definito ‘riformista’, spalmando l’aggravio di spesa previsto dalla crescita demografica degli anziani con la proporzione di un terzo a testa tra ente pubblico (recupero efficienza), privato sociale (innovazione, ricerca nuovi mercati) e famiglie.