“Mistaking Monks” per il secondo appuntamento di “Jazz Groove” di Mestre

0
368
jazz groove mistaking2 1
jazz groove mistaking2 1Nuovo appuntamento per domenica 11 novembre
di Giovanni Greto

Il secondo appuntamento di “Jazz Groove” ha affiancato musica e cinema secondo il progetto del trio “Mistaking Monks”, vale a dire Gianni Mimmo al sax soprano, Xabier Iriondo al Mahi Metak e al live electronics, Cristiano Calcagnile alla batteria. Da un suggerimento del sassofonista che ne ammirava il modo di far cinema, i musicisti hanno tolto il sonoro al capolavoro del regista e pittore Sergej Paradzanov, georgiano di origine armena, “Sayat Nova” (Il colore del melograno, 1968, 73’).

Il film descrive in uno stile particolarissimo e antirealistico (le immagini mostrano, ma non raccontano, alludono, ma non dicono), la vita del monaco-trovatore armeno Sayat Nova, vissuto nel XVIII secolo, dall’infanzia al ritiro nel monastero, raccontata attraverso una serie di quadri statici e stilizzati, nei quali lo spettatore deve immergersi, come in un quadro o in una musica.

Come ha sottolineato Mimmo, prima dell’inizio, i tre sono riusciti, e questo è stato il più bel complimento ricevuto, a creare una simbiosi tra musica e film, al punto tale che l’uno è necessario per l’altra e viceversa. La musica non commenta cioè in maniera didascalica e prevedibile le scene, ma crea situazioni che influenzano la visione. I musicisti si collocano nell’aria dell’avanguardia, lasciano molto spazio all’improvvisazione, non c’è un percorso scritto da seguire, anzi, ad ogni proiezione, l’esecuzione è sempre diversa, dipendendo dall’ispirazione del momento. Tra la strumentazione sorprende il Mahi Metak, una similchitarra a 10 corde, suonata orizzontalmente, appoggiata su un tavolino e costruita dallo stesso artista, Xabier Iriondo, per metà basco, che ha scelto di chiamarlo con un termine della lingua di Euskadi. La pellicola viene in un certo qual modo vivificata, rafforzata dalla sonorità del trio. Bravissimi tutti, a cominciare da Cristiano Calcagnile, seduto dietro al drum-set, arricchito da altre piccole percussioni ed effetti, da un archetto con cui creare suoni particolari sui piatti, il tutto governato da una fantasia fervida e da una mente lucida.

Interessante la sonorità del Mahi Metak, a volte tenue, a volte distorta e prepotente. Mimmo passa da momenti delicati e soffusi, a rapidi fraseggi concitati, sostenuto dai compagni, col risultato di episodi di rara intensità. Per avere un’idea della musica del trio, può essere d’aiuto l’ascolto del loro fin qui unico disco, ‘Mantic’, uscito per la Phonometak Labs.

jazz groove  john AbercrombieJazz Groove prosegue domenica 11 novembre alle 18.00 al Candiani, con un concerto molto atteso, quello del quartetto del chitarrista newyorkese John Abercrombie, il quale, pur meno conosciuto di Pat Metheny o John Scofield, rappresenta comunque un modello per generazioni più o meno giovani di chitarristi. Il suono scarno, che non ricerca effetti particolari è di immediato riconoscimento all’ascolto. Accanto a lui, un fenomeno della batteria moderna, Joey Baron, assai richiesto nell’ambiente jazzistico, il contrabbassista Drew Gress e il sassofonista tenore Bill Drewes, tutti presenti nell’ultimo CD del leader ‘Within a Song’ (ECM Records), ad eccezione di Drewes, chiamato a sostituire Joe Lovano.