Un anno di Governo Monti: bilancio sostanzialmente negativo

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confartigianato assemblea verona oscar giannino 1Giannino: “Monti ha ridato credibilità internazionale all’Italia, ma su tutto il resto ha deluso”

All’assemblea di Confartigianato Verona è intervenuto anche il giornalista ed economista Oscar Giannino: a lui abbiamo chiesto di fare un bilancio del primo anno d’attività del Governo Monti.

Giannino, bilancio positivo o negativo?

Una cosa è stata positiva: ha ridato credibilità internazionale all’Italia che Berlusconi aveva portato nella melma. Una negativa: la politica economia è la stessa di Tremonti basata tutta su aggravi fiscali: non è cambiata la marcia come molti s’aspettavano per il rilancio dell’economia. Se si vuole riportare in navigazione la barca Italia serve abbattere il debito pubblico utilizzando gli attivi patrimoniali dello Stato (senza pesare con una patrimoniale sui contribuenti privati) e mettere mano a tagli della spesa che servano non a finanziare altra spesa come ha fatto fino ad oggi Monti, ma vanno utilizzati per retrocedere ricchezza ai contribuenti sotto forma di tagli alla pressione fiscale specie a chi oggi paga troppe tasse, come alle imprese e al lavoro. In tutto questo, Monti è mancato è ciò mi dispiace perché da Monti, che è un tecnico che stimo professionalmente, mi aspettavo proprio un cambio di passo che non è avvenuto. E senza questo, la crisi del mercato domestico continuerà diventando strutturale con uno scenario di declino lungo del nostro Paese di almeno vent’anni.

Forse è necessario intervenire anche sulla macchina pubblica che oggi è quella che frena maggiormente lo sviluppo dell’economia e spesso si trasforma in una “terra di nessuno”?

Bisogna sicuramente mettere mano ai costi della pubblica amministrazione che negli anni ha visto creare una superfetazione di attribuzioni, privilegi, prebende, retribuzioni. Gli eccessi non ci sono solo nella politica, ma anche nella pubblica amministrazione specie nei settori più elevati delle amministrazioni centrali e locali, dove c’è una tendenza spaventosamente alta ad auto attribuirsi risorse al di fuori di ogni controllo. Non è più tollerabile che ci siano vertici amministrativi che guadagnino due o tre volte più dei loro pari grado americani o tedeschi. Per eliminare questa situazione ci vuole un’elevata cultura giuridica e amministrativa, perché le alte gerarchie della pubblica amministrazione si autotuelano, favoriti anche dal regime delle autotutele e dei giudizi amministrativi. Per mettere mani ad un profondo riordino dell’ordinamento ci vuole anche molta competenza, oltre che molte determinazione, che fino ad ora non c’è stata. Ma è necessario intervenire, perché senza un intervento sull’assetto amministrativo le riforme sono destinate ad avere un respiro corto.

Negli ultimi mesi si è assistito provvedimenti fiscali che si sono rivelati controproducenti: non è possibile per il Governo valutare in anticipo gli effetti di certe decisioni che finiscono per distruggere interi comparti come quello dell’automotive?

Per evitare questi effetti è necessario cambiare la testa alla Ragioneria generale dello Stato: è lei che scrive i provvedimenti, è lei che in nome dei saldi di cassa crede di poter decidere facendo e disfando. E’ necessario riportare al livello politico il momento decisionale, attuando un processo di riforma delle competenze in tema di finanza pubblica. Poi, agire sulle tasse della benzina, sul livello dell’Iva o sulle tasse degli autoveicoli è sempre più facile che intervenire altrove per tagliare gli sprechi colossali che esistono nella stessa pubblica amministrazione.

Il governo ha sbagliato anche nell’autoattribuirsi quote di gettito fiscale che sarebbero spettate alle autonomie speciali, garantite costituzionalmente. Ora, la Corte Costituzionale ha dato torto al Governo, generando un buco nel bilancio dello Stato di circa 2 miliardi all’anno per i prossimi tre anni…

Il problema di fondo è che il tentativo di preservare i saldi pubblici senza leggere preventivamente il Titolo V della Costituzione (che è stato un disastro) o gli statuti speciali delle regioni o province autonome non è possibile. Serve una ridiscussione complessiva delle potestà di ciascun ente tagliando i livelli sovrapposti e le competenze concorrenti. Altrimenti i decreti del Governo rimbalzano e creano più buchi di quelli che vogliono sanare. Anche nella riforma delle province si è pasticciato molto. Il taglio effettuato fa solo sorridere. Bisognava avere il coraggio (che è mancato) di fare un discorso complessivo, potenziando i comuni come livello amministrativo più vicino alla popolazione e favorendo la loro fusione per arrivare a realtà più grandi, oltre che massacrarli con un patto di stabilità interno che è un provvedimento stupido e dannoso da rimuovere al più presto, lasciando alle Regioni il livello ordina mentale e di controllo.