Anatocismo, la palla al piede delle aziende

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Soldi euro2 1Il calcolo degli interessi sugli interessi sugli affidamenti da parte delle banche contribuisce ad affondare lo sviluppo delle imprese. Federcontribuenti all’attacco del sistema

Il sistema bancario spesso costituisce la palla al piede dello sviluppo aziendale piuttosto che la leva dello sviluppo. Ne sa qualcosa un imprenditore di Vigonza (Padova) che ricontrollando i conti del conto bancario dell’azienda ha scoperto di avere diritto alla restituzione di 540.000 euro dalla banca, che gliene chiedeva 29.000 per chiudere il rapporto di affidamento. E c’e’ anche l’imprenditore edile che ha avviato otto cause risarcitorie contro altrettanti istituti di credito, e che per avere gli estratti conto del proprio rapporto bancario, ha dovuto chiamare i Carabinieri.

Storie di “ordinaria follia anatocistica”, come la definisce Marco Paccagnella, presidente nazionale di Federcontribuenti, associazione che in Veneto conta oltre 600 imprenditori con altrettanti contenziosi con le banche clienti, colpevoli nella stragrande maggioranza dei casi, di aver applicato negli anni, ed in particolare all’inizio degli anni ’90, interessi per massimo scoperto che superavano abbondantemente il tasso d’usura.

“Lo schema e’ sempre lo stesso – spiega Paccagnella, che si è riunito con un gruppo di imprenditori nella sede della Celplast di Vigonza (Padova) – e stimiamo che in Veneto riguardi almeno duemila aziende: le banche approfittavano dei castelletti degli anticipi delle fatture per lucrare ben oltre gli interessi previsti dalla legge. E’ come se per anni si fossero appropriati del 2 o 3% del fatturato di migliaia di aziende. Stiamo parlando di cifre enormi che se restituite alle aziende a cui i soldi sono stati indebitamente sottratti, rimetterebbero in carreggiata l’intera economia del NordEst”. Ed invece le banche, anche di fronte alle argomentazioni inoppugnabili dei consulenti tecnici dei giudici che si stanno occupando delle cause intentate da Federcontribuenti in tutto il Veneto, fanno melina.

Come nel caso della Celplast di Vigonza. Azienda che produce confezioni per uova. Ventuno dipendenti e un contenzioso con una banca di cui è stata cliente per trent’anni e che, alla chiusura della linea di credito, chiedeva 29.000 euro per la cessazione del rapporto. Gualtiero Bisiol, titolare dell’azienda, ha fatto fare il riconteggio degli interessi praticati sul conto corrente dall’inizio del rapporto dimostrando che in realtà negli anni tra interessi e spese che ritiene indebitamente gonfiate, la banca ha sottratto dalle casse aziendali 540.000 euro. “Da mesi stiamo cercando di capire come la banca abbia intenzione di regolare questo debito che ha nei nostro confronti – spiega Gualtiero Bisiol – e purtroppo sono mesi che nessuno ci dà una risposta. Anche al tentativo di mediazione in Camera di commercio la controparte non si è presentata”. L’azienda nel frattempo continua la produzione, occupando 21 dipendenti. “Continuiamo a lavorare con mezzi nostri – dice Bisiol – certo che con la possibilità di usufruire di quel tesoretto sottratto dalla banca potremmo fare il salto di qualità ed uscire definitivamente dalla crisi”.

Crisi che sta attraversando anche il settore edile, in cui opera l’impresa edilizia di Mario Bortoletto della Bortoletto Engineering Srl di Peraga di Vigonza. “Ho intentato otto cause ad altrettanti istituti di credito con cui ho lavorato negli anni – spiega Bortoletto – due di queste le ho già vinte, una con sentenza del giudice, l’altra con un accordo stragiudiziale. Quello che dico agli altri imprenditori che sono nelle condizioni in cui ero io, e cioè di aver lavorato per anni con banche che gli hanno sempre chiesto molto di più del lecito è di non arrendersi e di non avere paura. E’ giusto contrattaccare”.