Confindustria Padova: 2013, lo sviluppo, la politica e il bene comune

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Massimo Pavin pres confindustria PD 1Intervento di inizio d’anno del presidente Massimo Pavin

Anno nuovo, aspettative nuove, magari migliori di quelle dell’anno appena concluso che per l’economia è stato un anno da dimenticare. Nel suo tradizionale intervento d’inizio d’anno, il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin, traccia un quanto di quanto il settore si aspetta.

“Vincere la rassegnazione che non c’è”, nonostante “le ferite sociali e produttive inferte dalla crisi, rimettere in circolo la fiducia non per un generico (e velleitario) moto di ottimismo, ma per la capacità che abbiamo di superare, insieme, la durezza delle prove ancora da affrontare è questo lo spirito con cui gli imprenditori affrontano il 2013, ed è l’augurio che a ciascuno di loro rivolgo” esordisce Pavin secondo cui “non ci nascondiamo la pesantezza del cammino che abbiamo davanti. I prossimi mesi saranno ancora di sofferenza e il punto di svolta si sposta in avanti. Le previsioni indicano che la recessione dovrebbe proseguire per tutta la prima metà del 2013 e poi cedere il passo a una ripresa gracile, più robusta dal 2014”.

Secondo il presidente degli industriali patavini “per molte aziende la sopravvivenza è ancora l’obiettivo primario. Ci sono però anche segnali selettivi di vitalità, che vanno colti e amplificati, come la proiezione all’estero. Ci sono aziende che investono, crescono e assumono – nei settori avanzati e anche in quelli più maturi – puntando su qualità, esclusività e presidio dei mercati. Per queste realtà la ripresa è un obiettivo alla portata. Per tutte, infine, è in atto un impegno coraggioso volto a riposizionare le proprie attività nel nuovo scenario globale. Pur consapevoli della durezza della crisi – prosegue Pavin – siamo fermamente convinti delle possibilità di rovesciare la tendenza. Una convinzione che non è un atto di fede, ma di ragionata e ragionevole fiducia nell’impresa, nel lavoro e, nello stesso tempo, nella società civile. E poggia su tre pilastri: il valore dei prodotti e della filiera, la qualità del capitale umano, la coesione sociale”.

Secondo Pavin “la nostra comunità locale, beninteso – come l’Italia – è ricca di talenti. Ma l’individualità, anche brillante, non è di per sé sufficiente a perseguire gli obiettivi ineludibili di rigore, sviluppo e solidarietà per risollevare il Paese dal disagio sociale. Occorrono gioco di squadra, rispetto reciproco, visione comune. Il ruolo della politica è fondamentale e irrinunciabile. Innanzitutto una politica che dica la verità, che smetta di nascondere la polvere sotto il tappeto, che abbandoni il populismo di facili promesse – avulse dall’entità del debito e dai vincoli che esso impone – e assuma impegni credibili, con la serietà dell’esempio. È ben comprensibile il disgusto che induce la società civile ad allontanarsi dalla politica come testimonia il crescente astensionismo elettorale. Comprensibile ma non condivisibile”.

Pavin traccia una possibile rotta per uscire da questa situazione: “la società civile – imprese, associazioni datoriali, sindacati, terzo settore, cittadini – non possono certo assumere un ruolo di attesa ma, al contrario, di partecipazione e propulsione. Siamo chiamati a vigilare e a pungolare la Politica, oltre che inchiodarla alle proprie responsabilità. Occorre che chi è impegnato in politica dia segni inequivocabili di dedizione disinteressata al bene comune. Protagonisti responsabili, liberi da secondi fini, convinti nel voler servire la causa del bene comune con trasparenza, competenza e spirito di sacrificio. Di questo ha bisogno la politica per rigenerarsi e favorire la crescita del Paese intero – iniziando dall’alleggerire quei fardelli che oggi offendono il lavoro e l’impresa -. Questi valori – conclude Pavin – e questo esempio vogliamo ritrovare, in vista dell’imminente confronto elettorale, nei candidati di ogni schieramento”.