Terre da scavo, pasticcio da parte della provincia di Trento

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flavia Angeli presidente consorzio estrattivo trentino 1Angeli: “questa storia è una vergogna”. Divina: “auspico che il Senato si riunisca in seduta straordinaria per approvare definitivamente la legge”

Sulla gestione delle terre da scavo derivanti da lavori fino a 6.000 metri cubi, le imprese del settore rischiano grosso, se non la chiusura definitiva strozzate da una burocrazia incomprensibile voluta dal governo Monti e applicata peggio dalla provincia di Trento. Categorica la presidente del Consorzio estrattivo trentino, Flavia Angeli: “è una vergogna, perché nessuno degli interlocutori sa come gestire questa normativa che sta penalizzando oltre modo le imprese del settore. Non bastava l’aver catalogato anche le terre da scavo anche di piccoli lavori come rifiuti e, come tali, sottoposte a procedure decisamente più gravose: ci voleva pure la fideiussione e un sistema burocratico che non sa come districarsi nella materia, con il risultato che le imprese sono ferme”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente degli artigiani trentini, Roberto De Laurentis: “il pasticcio fatto dalla provincia di Trento da amministratori intenti più nelle beghe della campagna elettorale che nella gestioen della cosa pubblica, lontani dal mondo delle imprese, non si sono resi conto che esisteva una soluzione semplice. Hanno inventato un meccanismo diverso e perverso, un escamotage ipocrita che ha finito con il penalizzare le imprese. E sì che bastava copiare dalla provincia di Bolzano o dal Friuli”.

Il motivo del contendere deriva da un decreto varato dal governo Monti il 6 ottobre scorso, il numero 161, che ha introdotto severi vincoli e oneri anche per gli scavi più piccoli che finora erano sostanzialmente indenni dalle procedure più gravose. Il governo se n’è reso conto, ma la modifica proposta è stata approvata solo dalla Camera, mentre si è arenata al Senato, complice lo scioglimento della legislatura.

Che fare ora per evitare che le imprese siano costrette in molti casi a chiudere?

Sergio Divina 1Per il senatore leghista Sergio Divina che ha seguito l’evoluzione della normativa sollecitato dalle istanze delle imprese locali “per risolvere i pasticci combinati dal governo Monti e dalla stessa provincia di Trento è indispensabile che il Senato, anche a camere sciolte, si riunisca al più presto per approvare in via definitiva la normativa già varata dalla Camera dei Deputati. Si faccia parte attiva il presidente Schifani per convocare l’Assemblea (e le Commissioni di merito) in seduta straordinaria, affinché si possa varare definitivamente la nuova normativa a tampone della falla lasciata dal Governo dei professori”.

Per Divina “l’auspicio è che la politica si mostri, almeno in questo difficile momento, sensibile alle istanze delle aziende che faticano e rischiano in proprio e che, in caso di inerzia, subirebbero una fortissima ed ingiusta penalizzazione. Il governo Monti ha già troppe responsabilità per avere affossato interi settori dell’economia nazionale (da quello dell’automobile a quello della casa, tanto per citare i casi più eclatanti): non vorrei che anche migliaia di piccole imprese (trentine in particolare) dovessero seguire le stesse sorti per via di una norma che, nonostante gli sforzi che ho profuso invano in sede di “legge di stabilità”, non si è riusciti a rendere operativa come avrebbe dovuto essere. Sotto i 6.000 mc. – prosegue Divina – la stessa legge quadro prescriveva procedure semplificate. Chi scava pochi metri di terra per realizzare un garage, non può sottostare a norme previste per scavi di sbancamento o per settori estrattivi come cave. Spero che i colleghi senatori abbiano la sensibilità di evitare di dare un altro colpo alla già traballante economia nazionale, investendo una giornata del loro tempo per votare una norma a favore delle imprese del settore del movimento terra”.