Torna Jazz Groove 2013

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omar-sosa-1-ph-federico-zavagnin-1024x682 1Appuntamento all’Auditorium Candiani di Mestre a partire dal 20 gennaio con musicisti di fama
di Giovanni Greto

Inizia il 20 gennaio all’Auditorium Candiani di Mestre una nuova puntata di ‘Jazz Groove’, la rassegna che da otto anni, grazie al circolo culturale Caligola, riesce a portare un po’ di buona musica, spesso felicemente di ricerca, nell’ambiente veneziano. Ritorna, dopo una convincente esibizione il 26 maggio 2009 nella basilica dei Frari di Venezia, il musicista e compositore cubano Omar Sosa, scegliendo di cimentarsi con il pianoforte solo. E’ sempre una sfida, quando un’artista decide di farsi ascoltare in solitudine.

Non c’è scampo, né si può bleffare per mascherare eventuali lacune tecniche od espressive, quando si è da soli sul palco. Ci si spoglia di ogni protezione e ci si offre non solo all’ascolto, ma anche ad un giudizio

sul proprio modo di essere. Non tutti i progetti del musicista cubano hanno però incontrato il consenso di pubblico e critica. Pensiamo ad una noiosa, del tutto fuori traccia, celebrazione dei 50 anni dall’uscita di ‘Kind of Blue’, uno dei massimi capolavori discografici di Miles Davis. In un teatro La Fenice rivelatosi inadatto ad ospitare certe proposte, assistemmo ad un’esibizione imbarazzante, preceduta da una orribile Jam session con il percussionista indiano Trilok Gurtu. In quell’occasione, Sosa sembrava un imbonitore, il quale attraverso scenografie etnico-religiose, cercasse di dare un senso ad una musica buttata là.

 

Marc-Ribot-Ceramic-Dog2Viceversa, nell’album ‘Promise’, registrato con il suo quintetto ad Amburgo nel maggio 2006 e con il trombettista Paolo Fresu nella veste di ospite illustre, tutte le influenze del pianista – le radici latine, l’improvvisazione Jazz, le espressioni metropolitane contemporanee come l’Hip Hop, gli elementi etnici che rimandano alla ‘Trance Music’ Gnawa del Marocco e alle tradizioni spirituali Yoruba – avevano prodotto un lavoro godibile e convincente, in cui anche l’utilizzo dell’elettronica, al giorno d’oggi diventato troppo spesso un abuso, era stato pensato con intelligenza. Al piano solo, Sosa dimostra la propria iniziale preparazione classica ed un’istintività percussiva, legata forse al fatto di aver cominciato la carriera come maestro di percussioni. L’incontro di 6 anni fa con Fresu ha poi portato alla recente incisione di ‘Alma’, un disco nel quale ai due si unisce il violoncellista brasiliano Jaques Morelenbaum, dando vita a composizioni sognanti, poetiche, indirizzate verso una moderna ‘musica d’ambiente’. Ma è al piano solo che emerge la bellezza cristallina del suo tocco, l’agilità tecnica e una spiritualità di fondo.

La rassegna prosegue il 17 febbraio alle 18.00 con ‘Marc Ribot Ceramic Dog’, un trio sperimentale composto oltre che dal leader alla chitarra elettrica e alla voce, dal bassista elettrico Shahzad Ismaily e dal batterista Ches Smith.

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Il 7 marzo alle 21.30 sarà la volta del collaudato trio del pianista miranese Marcello Tonolo con Marco Privato al contrabbasso e Jimmy Weinstein alla batteria, cui si aggiungerà nell’occasione il tenorsassofonista americano Chris Cheek, messosi in luce molto giovane nei gruppi del compianto batterista Paul Motian. Il concerto conclusivo, il 24 marzo alle 18.00, vedrà il pianista umbro Giovanni Guidi, da qualche anno collaboratore stabile di Enrico Rava, alla guida di un quintetto completato da quattro giovani talenti del jazz americano.