Vini spumanti, cresce l’export del “Metodo italiano”. Bene anche quello “Classico”

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Abate nero spumante bicchiere
Abate nero spumante bicchiereSecondo l’Osve +13% in volumi e +19% in valore al consumo. Boom in Francia: +34% rispetto al 2011

Nel 2012, le bollicine marchiate “Made in Italy” sono state 465 milioni di bottiglie, mentre si è sfiorato il tetto di 450 milioni di bottiglie stappate, sempre “Made in Italy”: di queste all’estero sono state 305 milioni, in 78 Paesi, e circa 180 milioni solo nella notte di capodanno. Oltre il 99% del totale export è di spumanti ottenuti con “Metodo italiano” (Prosecco, Asti e Spumanti), ma sono in forte crescita (+21%) il “Metodo classico” (Franciacorta e Trento). Secondo il fondatore e direttore dell’Osve, l’Osservatorio sui vini effervescenti italiani, Gianpiero Comolli “il sentiment Italia è molto forte all’estero per tutto quello che ruota attorno alla cucina e tavola. Alta considerazione per qualità, giusto valore, riconoscibilità e un pizzico di moda.

Utili mezzi per crescere ancora, riducendo l’occasionalità e l’individualità, puntando su continuità, solidità rapporti locali, tenendo sempre altissima la qualità globale”.

A livello mondiale il consumo cresce a due cifre rispetto al 2011: +12,96%. L’Europa rappresenta il 54% volumi (+3,7% sul 2011), con circa 164,7 milioni di bottiglie e un 51% sul valore globale (+1,1%) con Belgio, Spagna, Portogallo, Grecia, Norvegia in calo del 8%; Francia, Olanda, Svizzera, Svezia, Austria e Polonia in crescita del 11%. La Francia, in particolare, fa registrare una decisa crescita delle importazioni, passando da circa 5 milioni di bottiglie a quasi 9 milioni, composte principalmente da Prosecco e Moscato, con una “enclave” per i Franciacorta. Germania in netto recupero (+2,9%) e Gran Bretagna sempre più in alto (+9%), ad insediare il secondo posto di Usa nella graduatoria dei volumi esportati.

Punte prestigiose sono rappresentate da Giappone e Estremo Oriente attestati su un +11% in valore, ma con volumi assai variabili da paese a paese, dal 6% al 22% della Corea, da una base di piccoli numeri, ma in crescita. In totale circa 9 milioni di bottiglie in più rispetto al 2011, ovvero circa 31 milioni di bottiglie consumante in Estremo Oriente, Oceania, Australia. La Cina rappresenta un mercato in crescita a due cifre, ma inizia a presentare diversità di importazione da prendere in considerazione.

In Russia stravince il Prosecco e gli spumanti generici di origine piemontese e lombardi. Per gli spumanti italiani l’ex Urss registra un incremento di consumi dell’8% con un incremento dei valori del 3%. Un mercato difficile e altalenante dovuto a proibizionismo, imposte su alcolici, regole per gli importatori con alcuni segnali di discontinuità e forte infedeltà su alcune etichette. La Russia e i paesi ex Urss, non UE, nel loro insieme, rappresentano poco meno del 12% del consumo totale, ovvero circa 33,3 milioni di bottiglie.

Nelle Americhe, i diversi mercati, rispondono in modo differente: il Canada ritorna a galoppare con i numeri, meno con i valori; gli Usa mantengono un regolare e continuo andamento di crescita che lo rende il mercato più tranquillo e di prospettiva (insieme a Gran Bretagna e Germania), che assorbe circa il 15% del totale mondiale, ovvero 45,6 milioni di bottiglie, compreso il Messico e i paesi del Centroamerica in forte espansione (+9%). Il Sud America nel complesso, seppur con qualche rilassatezza marginale, fa registrare un +9% in volume con una crescita ancora superiore in valore, raggiungendo il 6% del mercato globale, pari a 21,3 milioni di bottiglie stappate nel 2012. Si confermano leader Brasile e Argentina con incremento medio del 14%, ma crescono anche Columbia e Uruguay.

A livello di export degli spumanti italiani nel 2012, la prima stima in valore raggiunge il valore record di 4,652 miliardi di Euro. Gli spumanti contribuiscono significativamente con un incremento del valore all’origine a 945 milioni di euro (+15%). Al consumo nel mondo le bollicine italiane realizzano un giro d’affari di 2,5 miliardi di Euro (+19,10% rispetto al 2011), nel mondo quasi equamente diviso fra canali Horeca e diverse GDO.