Futuro del turismo trentino, alla Camera di commercio di Trento dibattito con i protagonisti

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CCIAA TN confegno futuro del turismo dibattito 2 1Scenario al 2020 designato dalla ricerca del sociologo De Masi. Diversi modi d’intendere il futuro, specie d’inverno. Emerge la necessità di risolvere il nodo dei collegamenti con l’esterno

Un convegno organizzato dalla Camera di commercio di Trento attraverso l’Accademia d’impresa ha discusso sugli scenari del turismo in Trentino da qui al 2020, cercando di tracciare le vie per tenere alto il successo di un coimparto che, da solo, assicura ben il 15% del PIL provinciale, una percentuale che è tra le più alte d’Italia.

Come ha spiegato il presidente della CCIAA di Trento, Adriano Dalpez, la ricerca risponde principalmente alle esigenze formative di Accademia d’Impresa, azienda speciale della Camera di commercio di Trento, operante nel campo turistico e commerciale. “Ogni impegno in campo formativo richiede – ha sottolineato Dalpez – la necessità di avere ben presenti gli scenari futuri in cui si dovrà intervenire e di anticiparne i cambiamenti”. In questo caso il settore analizzato è uno dei principali vettori dell’economia trentina, rappresentando – secondo i dati dell’Ente camerale – circa il 15% del PIL provinciale.

CCIAA TN confegno futuro del turismo mellarini 1“Si tratta di una riflessione sicuramente utile al settore – ha esordito l’assessore provinciale all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, Tiziano Mellarini – che rappresenta il vero distretto economico del Trentino”. Mellarini ha rivendicato il lavoro svolto in questi anni ricordando l’impegno per la destagionalizzazione, la comunicazione via web – che ha anticipato molti altri territori – e l’attenzione per la domanda proveniente dai Paesi emergenti. Ha infine sottolineato la necessità di un maggior coinvolgimento delle categorie economiche nella riflessione sul futuro di un comparto strategico per l’economia provinciale.

“Viviamo in una società postindustriale basata principalmente sulla produzione di beni immateriali, valori, simboli, elementi estetici, che ci richiede di saper progettare il nostro futuro nella convinzione che se non siamo noi a farlo, sarà qualcun altro al posto nostro. Le previsioni – ha proseguito il coordinatore della ricerca Domenico De Masi, spiegando le ragioni dell’indagine – sono indicazioni di tendenza che possono avverarsi o meno a seconda delle nostre scelte”. Nel mondo i dati parlano di un flusso turistico di circa 1 miliardo di persone; di queste solo 100 milioni hanno elevata capacità di spesa e sono alla ricerca un’offerta di alta qualità. Questi turisti – secondo De Masi – devono essere il target dell’offerta italiana, il cui patrimonio naturale, culturale e religioso è leader a livello mondiale per attrattività. Non solo: il Trentino deve sapere risolvere l’attuale gap infrastrutturale facilitando l’arrivo dei turisti sul suo territorio: per questo vanno migliorate le vie di comunicazione con l’esterno, stradali e ferroviarie, senza trascurare quella aerea. Stefano Palumbo di S3Studio ha successivamente illustrato l’indagine per la quale si rimanda alla sintesi in allegato. Alla presentazione del lavoro è seguito il dibattito Secondo Maurizio Rossini (direttore marketing turistico di Trentino Sviluppo), primo dei relatori chiamati ad intervenire, in Trentino l’offerta turistica non deve inseguire la domanda, ma determinarla in funzione del patrimonio locale e dei limiti della capacità di accoglienza. Nel rispetto del territorio sta la formula di successo per la soddisfazione del turista e “il turista soddisfatto ha un potere promozionale oggi elevatissimo grazie ai social network”. Mario Cotelli, ex allenatore della nazionale di sci alpino ed oggi responsabile relazioni esterne di “Bagni di Bormio”, ha posto l’accento sulla necessità di integrare l’offerta tradizionalmente legata alla neve con attività collaterali.

Ha messo in guardia da allarmismi eccessivi circa i cambiamenti climatici il direttore dell’Apt della Val di Fiemme, Bruno Felicetti, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di fare rete tra operatori, di integrare l’offerta e di anticipare i competitors nell’uso dei social network. La sfida – secondo Felicetti – sta nella capacità di utilizzare gli ingredienti che il nostro territorio offre per comporre una ricetta di successo.

La replica degli esperti ha visto in prima linea Paolo Massobrio, nota firma de “La stampa” di Torino, nonché giornalista enogastronomico autore di una celebre guida ai sapori italiani, “Il Golosario”. Massobrio ha enfatizzato la necessità di puntare sulla “memorabilità della vacanza” per fidelizzare le famiglie e i giovani, mettendo a sistema le eccellenze del Trentino, anche con quelle italiane. Un’occasione in questo senso è rappresentata da Expo 2015. Su quest’ultimo tema è intervenuto anche Massimiliano Vavassori, direttore del centro studi del Touring Club italiano: “purtroppo neppure il 50% degli italiano conosce l’Expo 2015 che ha una potenzialità attrattiva di circa 20 milioni di persone da tutto il mondo”.

“Nei servizi, cui anche il turismo appartiene, è l’offerta che genera la domanda – ha esordito Stefano Zamagni, economista dell’Università di Bologna – Nel turismo non esistono economie di scala”. Il Trentino deve saper intercettare nuovi flussi ad alta capacità di spesa innovando nel campo dei meeting manageriali e dei festival, prendendo spunto, ad esempio, da Davos, piccola cittadina svizzera che ospita ogni anno Il World Economic Forum, o da Cernobbio che a Villa d’Este organizza il workshop Ambrosetti dal 1975. In questo contesto il Trentino può vantare anche una propria specificità economica da esportare e far conoscere: la “sussidiarietà circolare” rappresentata dal modello cooperazione-imprese private – ente pubblico che costituisce un modello apprezzato in tutto il mondo.

Francesco Bosco (Funivie Madonna di Campiglio), ha sottolineato con forza la specificità invernale dell’offerta turistica trentina. “Il Trentino è l’ipermercato delle nevi, con proposte per tutti i gusti. E’ impensabile ipotizzare che il turismo invernale sulle nevi sia al tramonto. Da 22 anni i mercati dell’est garantiscono un flusso continuo di gente alla ricerca delle nostre piste, dove ormai la discesa si affianca alla più blanda passeggiata sugli sci per esplorare il paesaggio”. Secondo Bosco non v’è dubbio che per i prossimi 20 anni la motivazione di vacanza invernale sia rappresentata dallo sci.

“Ogni studio previsionale ha limiti intrinseci. Solo pochi economisti avevano previsto la crisi dei mutui subprime in America”. Così Luca Libardi, presidente ASAT (Associazione albergatori ed imprese turistiche del Trentino) ha preso le distanze dall’indagine rivendicando con forza il ruolo delle piccole imprese alberghiere nel successo del turismo Trentino e lamentando l’assenza nel pool di esperti che hanno contribuito a realizzare il lavoro di esponenti del mondo imprenditoriale. “L’anello debole del sistema turistico trentino non sono gli imprenditori” ha proseguito Libardi che ha anche criticato l’attenzione – a suo dire eccessiva – per la motivazione enogastronomica del fare vacanza: “i numeri del turismo non passano attraverso l’enogastronomia. La prima motivazione resta lo sci”. E accanto allo sci, altro punto di forza del sistema alberghiero trentino è la dimensione ridotta delle imprese: non solo perché funziona da ammortizzatore sociale in caso di crisi – come l’indagine di De Masi ha sottolineato – ma anche perché propone un’accoglienza autentica e non robotizzata”.

Sulla necessità di un capitale umano qualificato e di fare sinergia anche fra territori diversi ha posto l’accento Paolo Manfrini (Trentino Sviluppo), soprattutto per intercettare la domanda esigente proveniente dai nuovi ricchi “globali”.