Venezia ospita la mostra fotografica di Henry Hargreaves

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mostra-venezia-Henry-Hargraeves-ultimo-pranzo-condannati-morte-ilnordestAll’isola di San Servolo fino al 24 novembre
di Giovanni Greto

Una mostra fotografica quanto meno insolita, anche se è in relazione con il cibo, è stata allestita fino al 24 novembre (visitabile solo il sabato e la domenica) nell’isola di S.Servolo, che tutti i veneziani di una certa età ricordano come “l’isola dei mati”, perché fu sede fino al 1978 di un manicomio maschile. E’ la prima personale mai organizzata fuori degli Stati Uniti del trentaquattrenne fotografo neozelandese, per 4 anni modello di alta moda, Henry Hargreaves, il quale vive tra New York e la Francia, patria della sua attuale compagna e collaboratrice.

Forse per stimolare una riflessione sulla efferatezza dell’essere umano verso un proprio simile, le fotografie sono state collocate all’interno del museo della Follia, nel quale si possono vedere ritratti di pazienti prima e dopo le cure, accanto ad esemplari dei diversi tipi di strumenti per la contenzione come la camicia di forza, le manette, i fermacaviglie, o al terribile apparecchio per l’elettroshock.

L’esposizione si apre nel portico laterale del museo, a piano terra, con una sezione di quattro scatti antologici e di quattro foto della serie ‘Band Riders’, in cui Hargreaves ha riprodotto ciò che pop star come Prince, Beyoncè e Marilyn Manson o ‘The Voice’ Frank Sinatra, pretendono di trovare in camerino prima di salire sul palco. Gli spazi al primo piano del museo ospitano invece una selezione di 12 foto della serie ‘No seconds’, nelle quali l’artista ha ricostruito in studio, dopo una ricerca su internet, l’immagine dell’ultimo pasto, il “Comfort Food”, il cibo che dovrebbe confortare, dei detenuti nel braccio della morte delle prigioni statunitensi. Come Hargreaves ha dichiarato in una breve intervista contenuta nel catalogo della mostra (Terra Ferma Edizioni, Treviso 2013), nelle foto di ‘Band Riders’, è utilizzato “lo stile della natura morta fiamminga che gioca sull’idea del tempo, come un cono di luce che pian piano scompare dall’artista stesso”. Passando alla foto ‘iMac’, tratta dalla serie ‘Deep fried Gadgets’, in cui si vede un PC portatile cucinato come se fosse un uovo strapazzato, l’artista ha voluto creare una connessione con l’insaziabile appetito per gli aggeggi di ultima tecnologia. Le foto di ‘No seconds’, un titolo che è “un gioco di parole sull’idea che non ci sia una seconda portata sull’idea del tempo che si sta esaurendo per queste persone”, sono piuttosto crude riguardo al colore e possono rievocare quella pesantezza ed aggressività che si ritrovano nelle foto pornografiche.

Le foto di Hargraeves partono comunque dal desiderio di giocare con il cibo. Inoltre, avendo lavorato nell’ambiente della ristorazione, egli è rimasto “affascinato dalle richieste delle persone e da cosa quello che ordinassero diceva a proposito del loro carattere e della loro personalità”.

Accanto alle foto, la mostra, curata da Chiara Casarin e promossa da Mauro Zardetto di Artmovie srl, ha lanciato una gara di video intitolata ‘L’ultimo desiderio’. Tra quanti invieranno a www.contest.artmovie.it un proprio video della durata massima di 60 secondi , registrato in presa diretta con smartphone, in cui dev’essere raccontato il ruolo determinante di una pietanza al posto di un’altra nella propria vita e nella propria memoria, verranno scelti i tre migliori. Il 24 novembre in una grande festa di finissage aperta al pubblico, i vincitori prepareranno il loro piatto preferito assieme ad altrettanti grandi chef italiani – Pierchristian Zanotto del Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana, Pietro Leemann del ristorante vegetariano Joia di Milano, Andy Luotto, attore e cuoco apprezzato per una visione antropologica della cucina – coordinati dalla food designer Rosita Drigo.