Friuli Venezia Giulia, cresce ancora la disoccupazione

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FVG-Loredana-Panariti-tra-Ruggero-Cortellino-e-Adriano-Coslovich-ilnordestPresentato il rapporto del mercato del lavoro sull’andamento nei vari comparti: quello industriale è maggiormente a rischio

In Friuli Venezia Giulia cresce ancora la disoccupazione, che è arrivata ad un totale di 37.000 unità su un bacino di occupati pari a 494.000 unità: nel 2013 il mondo del lavoro non presenta variazioni di segno positivo e nei particolari rivela sfaccettature incisive, evidenziando che la diminuzione dell’occupazione (il 2,8% su base tendenziale, per un totale di 14.200 unità in meno rispetto allo stesso trimestre del 2012) è percentualmente più corposa nel rapporto con l’intero NordEst e con la media nazionale. A livello di comparto economico, è notevole la contrazione dell’occupazione nel settore industriale, il cui stock scende sotto la soglia delle 160.000 unità (erano 172.400 nel 2012), ascrivibile interamente al manifatturiero (-15.200 unità per un totale di 11 punti in meno).

La perdita di occupati nell’industria è quindi il primo fattore dell’aumento della disoccupazione maschile anche se l’incremento tendenziale in Friuli Venezia Giulia è comunque inferiore a quello del NordEst (12,3%) e dell’Italia (13,7%). Con un migliaio di addetti in più le costruzioni segnano invece un lieve aumento degli occupati, che restano sostanzialmente stabili nei servizi (325.000 unità), mentre l’agricoltura ne perde circa un migliaio. Flette pertanto il tasso di occupazione (dal 63,7% di un anno fa all’attuale 62,2%), sia nella componente maschile (da 71,2 a 70,1%) che in quella femminile (da 56,2 a 54,3%). Le persone in cerca di un lavoro restano sotto le 37.000 unità, ma rispetto al secondo trimestre 2012 aumentano di 1.700 unità (+5%), un incremento interamente a carico degli uomini (20.500 con + 4.100 su base tendenziale).

Il tasso di disoccupazione si attesta così al 6,9%, con un incremento di 0,4 punti rispetto al secondo trimestre 2012 e mentre quello maschile si porta al 6,8% (era il 5,4% un anno fa), quello femminile scende al 7,1% (era il 7,8). Il quadro così delineato si riflette sulle forze lavoro, che diminuiscono in un anno in maniera cospicua (da 543.200 a 530.800), con un decremento percentuale di 2,3 punti, superiore al corrispondente valore per il NordEst (-1,0) e particolarmente intenso per le donne (-10.000, pari a -4,2%). Questi ed altri dati fanno parte del quadro composto dal Rapporto 2013 del mercato del lavoro, volume di oltre 700 pagine presentato dall’assessore regionale al lavoro Loredana Panariti nel corso di un convegno moderato dal direttore centrale lavoro, formazione, istruzione, Ruggero Cortellino.

“Il tema del lavoro è complesso anche a causa della non linearità di certi processi, ma attraverso questo studio siamo in grado di monitorare la situazione, di conoscere, condividere, costruire, proporre – ha osservato l’assessore – e possiamo trovare forme di coordinamento che vadano oltre a quelle cui siamo abituati”. Osservando come “la situazione che abbiamo di fronte sia molto difficile, anche perché la recessione del 2012 ha in parte annullato i frutti della debole espansione del biennio precedente”, Panariti ha ricordato il calo dell’export, (in totale -9%, con un -5,3% al netto della cantieristica) storicamente sempre molto importante per l’economia regionale. Panariti ha quindi osservato come la crisi del manifatturiero stia costando al Friuli Venezia Giulia “la perdita di competenze importanti” ed ha ricordato il Piano regionale giovani, che sarà finanziato con 11 milioni e attesta l’attenzione dell’amministrazione per le generazioni che si affacciano al mondo del lavoro in un quadro dove “la globalizzazione ha portato ad un’economia delle differenze che non sono date tanto dal costo del lavoro quanto dal titolo di studio” (una realtà evidenziata dal Rapporto, che peraltro conferma anche una pericolosa tendenza di giovani e famiglie a considerare inutili diplomi e lauree).

I temi evidenziati dal Rapporto, secondo l’assessore, giustificano “il timore che la ripresa, se ci sarà, sia una ripresa senza lavoro” ed anche per questo “il lavoro deve restare centrale alle politiche che verranno avviate a livello regionale, statale e comunitario per la ridistribuzione delle risorse ai fini dell’uscita dalla crisi”. Attirando infine l’attenzione sul modo in cui vengono utilizzati i centri per l’impiego in altri paesi, l’assessore ha confermato l’intenzione della Regione di avviarne il rilancio in sinergia con le Province “perché devono diventare occasione per ragionare su orientamento e formazione, devono specializzarsi anche attraverso il potenziamento delle professionalità di operatori ed operatrici e devono comunque restare di gestione pubblica”.