Trento e Bolzano sempre più autonome. E Belluno?

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gian domenico cappellaro 1Lettera aperta del presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Cappellaro sulle ipotesi di riforma della provincia dolomitica veneta, sempre promesse, ma mai attuate

Sceglie il piano della collaborazione, non dello scontro, Confindustria Belluno Dolomiti nella battaglia per far ottenere all’unica provincia montana del Veneto una maggiore autonomia amministrativa, necessaria per soddisfare le esigenze del territorio e dell’economia che sono decisamente diverse dalle rimanenti sei province di pianura della regione.

«Se credono davvero nell’autonomia e nella sussidiarietà – scrive in una lettera aperta il presidente di Confindustria Belluno, Gian Domenico Cappellaro -, Trento e Bolzano dovrebbero appoggiare la battaglia politica dei bellunesi: è nell’interesse di tutti che il governo assuma un atteggiamento coerente e responsabile che valorizzi e non uccida le autonomie locali. Perché non si sa cosa possa riservare il futuro». La lettera aperta di Cappellaro alle forze economiche e politiche delle due province a statuto speciale è stata inviata proprio nelle ore in cui procedono i lavori sulla legge di Stabilità che, probabilmente, consegnerà a queste due realtà maggiore autonomia fiscale. Trento e Bolzano avranno, se le proposte saranno approvate, competenza legislativa in materia di finanza locale e potranno istituire nuovi tributi locali, modificare le aliquote, introdurre esenzioni, detrazioni e deduzioni, accentuando la competitività e l’attrattività dei rispettivi territorio, a scapito soprattutto delle aree limitrofe. Già oggi, a fronte di una pressione fiscale media italiana di oltre il 45%, in Trentino si attesta al 42%.

«Nella smania di sacrificare le province sull’altare del taglio dei costi della politica – aggiunge Cappellaro – si dimentica che questi enti assorbono appena l’1,6% della spesa pubblica totale e l’1,4% del costo totale per il personale delle pubbliche amministrazioni: la loro abolizione comporterebbe, nella migliore delle ipotesi, un risparmio di appena lo 0,3% della spesa pubblica nazionale». Per Cappellaro queste considerazioni meriterebbero un’attenzione particolare da parte di chi è chiamato a decidere le sorti del Paese, mentre vengono sistematicamente ignorati, «con il risultato che solo Trento e Bolzano si salveranno dalla riforma in atto, rafforzando ulteriormente la propria autonomia. Mentre Belluno, nonostante la sua conclamata specificità, riconosciuta a parole anche dal premier Enrico Letta, subirà la stessa sorte delle altre province, diventando sempre di più un vaso di coccio tra vasi di pietra».

Confindustria Belluno Dolomiti chiede invece che la provincia bellunese abbia un presidente e un Consiglio eletti direttamente dai cittadini, sulla base di un programma elettorale, verso il quale saranno direttamente responsabili. «Solo così – conclude – avremo una governance effettivamente politica, forte perché legittimata a gestire un’autonomia che non può essere solo un riconoscimento formale, ma deve trovare efficacia e sostanza nella sua applicazione attraverso politiche pubbliche mirate alle esigenze delle comunità locali».

La cosa più logica, anche per soddisfare le sempre disattese esigenze della minoranza ladina bellunese, sarebbe allargare i confini della regione Trentino Alto Adige anche alla limitrofa provincia di Belluno, estendendo le competenze già presenti in capo a ciascuna provincia di Trento e di Bolzano anche a quella di Belluno.