Sempre meno industria nello sviluppo dell’economia del Trentino

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operaio-al-lavoro-industria-artigianato-ilnordestIndagine della Camera di commercio di Trento sul processo di terziarizzazione in corso

Il Trentino prosegue il cammino di terziarizzazione dell’economia locale, con sempre più servizi e meno produzione industriale. Il dato lo si ricava dall’indagine periodica (viene effettuata fin dal 1971), sulle imprese industriali con più di dieci dipendenti in provincia di Trento condotta dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento.

Una delle principali trasformazioni in ambito economico, che anche quest’anno sta interessando in maniera indistinta, ma con intensità e tempistiche diverse tutte le economie avanzate e i Paesi in via di sviluppo, è la progressiva e sempre più spinta terziarizzazione dell’economia. Il peso del comparto industriale in termini di addetti e di valore aggiunto prodotto tende a diminuire in favore dei servizi. Si assiste inoltre parallelamente ad un processo di terziarizzazione della stessa industria: rispetto alla mera fabbricazione di prodotti, acquistano cioè sempre maggior importanza l’innovazione di processo e di prodotto, la ricerca, il marketing e l’internazionalizzazione.

In Trentino, il fenomeno di terziarizzazione si è avviato con un leggero ritardo rispetto alla media nazionale, ma è poi proseguito con maggiore vigore. I dati più recenti mostrano che la nostra provincia ha una percentuale di occupati nell’industria pari al 26,9% del totale e una quota del valore aggiunto industriale pari al 25,3%, valori che si collocano al di sotto della media nazionale. Se a queste osservazioni s’aggiunge il fatto che in Trentino il peso delle costruzioni è particolarmente elevato e ben al di sopra della media italiana, l’incidenza dell’industria in senso stretto risulta ulteriormente ridimensionata. La configurazione geografica del territorio provinciale, ricca di un eccezionale patrimonio naturalistico e scarsa di aree pianeggianti, giustifica e condiziona le specializzazioni produttive.

Al graduale processo di ridimensionamento ha concorso poi la recente crisi economica del 2008-2009, che ha interessato in particolar modo proprio il settore secondario. Sebbene la crisi abbia causato effetti negativi non trascurabili sul comparto – in termini di diminuzione della numerosità delle imprese e degli addetti (le imprese con più di 10 dipendenti, esaminate nell’indagine, sono diminuite rispetto al 2008 di quasi 50 unità, mentre i dipendenti di tali imprese si sono ridotti di circa 2.000 unità) – l’industria ha sostanzialmente retto in virtù anche di specifici interventi pubblici di sostegno, specie nel comparto delle costruzioni. La susseguente nuova crisi, iniziata nella seconda parte del 2011 e proseguita con maggiore intensità nel 2012 e nella prima parte del 2013, sta però causando un ulteriore ridimensionamento del settore.

Nel corso della sua evoluzione storica, il settore industriale è stato interessato anche da tutta una serie di trasformazioni qualitative. In particolare, nel corso del tempo si è assistito a un progressivo arricchimento della dotazione di capitale umano delle imprese: è aumentata la proporzione di addetti in possesso di un diploma di scuola media superiore (raddoppiati rispetto ai primi anni 90) e parallelamente di coloro che sono in possesso di un diploma di laurea (quintuplicati rispetto ai primi anni 90). Al tempo stesso, si è assistito a un graduale aumento della presenza femminile nelle imprese (+36,6% rispetto al 1989, primo anno di rilevazione della variabile), in concomitanza anche con una crescita dell’incidenza della manodopera tecnica e impiegatizia (+81,7% rispetto al 1989).

Considerando la dimensione d’impresa, si nota inoltre un ruolo sempre più rilevante assunto dalle medie imprese che possono beneficiare di un maggior grado di flessibilità rispetto alla grande impresa, ma al tempo stesso presentano una dimensione non eccessivamente ridotta e tale da consentire loro di proporsi, in prospettiva, come protagonista anche sui mercati internazionali.

Dall’indagine emerge l’allarme legato alla perdita di attrattività del Trentino per quanto riguarda il settore manifatturiero, poiché si rileva una diminuzione dell’incidenza delle imprese a capitale straniero e multinazionale presenti in provincia. Si tratta però di un problema di carattere generale che riguarda tutte le economie avanzate.