Nicolas Krauze dirige al Teatro Filarmonico di Verona Šostakovič, Ravel e Bartók

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Orchestra-Arena-di-Verona-foto-Ennevi-ilnordestIl terzo concerto della Stagione sinfonica 2013-2014 spazia per il repertorio del Novecento. Solisti Roberto Cominati al pianoforte e Massimo Longhi alla tromba

Venerdì 7 febbraio alle 20.00 (replica sabato 8 febbraio alle 17.00) prosegue la Stagione sinfonica 2013-2014 con il terzo concerto al Teatro Filarmonico. Debutta alla direzione dell’Orchestra areniana il M° Nicolas Krauze, con alle parti solistiche Roberto Cominati al pianoforte e Massimo Longhi alla tromba, per un programma che attinge al repertorio novecentesco.

La serata si apre con il Concerto per pianoforte e tromba n. 1 op. 35 in do minore di Dmitrij Šostakovič, che vede protagonisti il pianoforte di Roberto Cominati e la tromba di Massimo Longhi. Composto nel 1933 ed eseguito per la prima volta a San Pietroburgo, allora Leningrado, il 15 ottobre dello stesso anno, presenta un organico singolare con sola orchestra d’archi, tromba e pianoforte. Altra peculiarità la suddivisione in quattro movimenti, invece dei canonici tre. In questa partitura è evidente l’eclettismo di Šostakovič, che caratterizza anche altre composizioni dello stesso periodo: soprattutto nel movimento iniziale e nel Finale presenta una sorta di collage musicale con citazioni dalla musica colta, come l’Appassionata di Beethoven, e accenni «a tempi di valzer, a motivi popolari, a surreali atmosfere da saloon» (Laura Och). Nei due movimenti centrali invece il compositore esprime quella vena lirica che caratterizzerà la successiva evoluzione del suo linguaggio musicale.

A seguire un altro virtuosismo per il maestro Cominati con il Concerto per la mano sinistra, per pianoforte e orchestra in re maggiore di Maurice Ravel, proposta che manca dal Filarmonico dal 2007. Questo lavoro della piena maturità di Ravel nasce su commissione dell’affermato pianista Paul Wittgenstein che in guerra aveva perso il braccio destro. La prima esecuzione del Concerto pour la main gauche avviene a Vienna il 5 gennaio 1932 con la direzione di Robert Heger e con Wittgenstein alla tastiera; dopo i sei anni di esclusiva del committente il pezzo entra rapidamente nel repertorio dei più arditi pianisti dell’epoca, conquistandosi notorietà e favore del pubblico.

La partitura presenta una peculiare continuità tra i tre movimenti del Concerto, senza interruzioni, e mette in contrapposizione un’orchestra potenziata al massimo con la parte pianistica, la quale per stare in competizione «sfrutta tutte le figurazioni, in particolare arpeggi e accordi, che ampliando l’estensione della mano contribuiscono a creare l’illusione che sulla tastiera lavorino dieci dita anziché cinque» (Och).

Conclude il Concerto per orchestra di Béla Bartók, riproposto dopo 13 anni dall’ultima esecuzione al Filarmonico. Composto negli anni dell’esilio americano su commissione della Koussevitzky Music Foundation, viene eseguito il 1 dicembre 1944 sotto la direzione di Serge Koussevitzky alla guida della Boston Symphony Orchestra. La struttura generale è quella di una sinfonia in cinque tempi, tuttavia la titolazione riferisce Concerto. La motivazione sta nel risalto dato alle prime parti dell’orchestra, che suggerisce la vicinanza al genere concertistico, come lo stesso Bartók spiega nelle note redatte per la prima esecuzione: «Il titolo di questo lavoro orchestrale simile a una sinfonia dipende dalla tendenza a trattare i singoli strumenti dell’orchestra in stile concertante o solistico». E sempre dalle note del compositore si denota il tono della composizione, caratterizzata da un certo eclettismo stilistico: «L’aspetto generale del lavoro rappresenta, a parte il danzante secondo tempo, un graduale passaggio dalla severità del primo tempo e dal cupo canto di morte del terzo all’affermazione di vita dell’ultimo tempo».