“Imprenditori che sfidano la crisi”: convegno ad Udine

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Guido Bortoluzzi Andrea Tracogna e Debora Serracchiani Foto Gasperi 1
Guido Bortoluzzi Andrea Tracogna e Debora Serracchiani Foto Gasperi 1Confindustria Udine e Area Science Park analizzano possibili vie per tornare a crescere

“Imprenditori che sfidano la crisi: percorsi evolutivi vincenti nel Friuli Venezia Giulia” promossa ad Udine da Area Science Park in collaborazione con gli Industriali friulani e imperniata sugli spunti offerti dal libro “Imprenditori che sfidano la crisi.

Dati ed esperienze dal Friuli Venezia Giulia” di Andrea Tracogna e Guido Bortoluzzi è stato il tema di un convegno dove, utilizzando le parole di Matteo Tonon, presidente di Confindustria Udine, si è parlato «della crisi sì, ma per una volta in maniera positiva, evidenziando esempi di successo, che ci sono, e di imprenditori che, con le loro produzioni, sono riusciti a creare valore aggiunto in Friuli Venezia Giulia». Tonon, nel suo intervento, ha ricordato come lo sviluppo del sistema economico regionale passi necessariamente dal manifatturiero. «Il 20% del valore aggiunto del Friuli Venezia viene portato dal sistema manifatturiero, una quota che è del 4% in più rispetto alla media italiana. Il merito è di tutti quegli imprenditori che, in una situazione complessa, hanno saputo mettersi in discussione attraverso scelte strategiche, innovazione di prodotto e di processi produttivi. Per questo ci battiamo affinchè il manifatturiero venga supportato: non con interventi a pioggia, ma con linee mirate che riguardano gli investimenti, l’internazionalizzazione e la diversificazione delle produzioni». Per Tonon «è intanto un buon segnale che la Regione abbia deciso di allocare il 70% dei fondi europei al sistema produttivo così come è un buon segnale – è ad esempio il caso della recente inaugurazione del nuovo impianto produttivo della Biofarma di Mereto di Tomba – l’esistenza di tanti imprenditori che stanno dimostrando con i fatti che si possono fare le cose».    

La centralità del manifatturiero è stata ribadita pure da Adriano De Maio, presidente di Area Science Park –Trieste: “più forte è il manifatturiero, più forti sono anche i servizi alle imprese; ma senza manifatturiero non ci sono i servizi”. Poi De Maio ha voluto introdurre il volume “Imprenditori che sfidano la crisi” sottolineandone il messaggio non di ottimismo, ma di speranza: «la speranza si basa su elementi razionali e fatti concreti. Ce la si può fare a patto che alla base ci siano un indomito spirito imprenditoriale e un contesto di sistema che, se non favorevole, almeno non sia ostile al fare impresa». De Maio ha poi ricordato come Area Science Park si stia muovendo per lanciare segnali di nuovi servizi di alto livello, per sostenere e creare reti e collegamenti nazionali e internazionali, cercando di stimolare modalità e fonti di finanziamento per le nuove imprese e per quelle consolidate, studiando e promuovendo percorsi di formazione professionale e scientifica.

E’ seguita quindi la tavola rotonda cui hanno partecipato gli autori del libro Andrea Tracogna e Guido Bortoluzzi, e gli imprenditori Luigi Azzano, Nicola Cescutti, Manuela Montina, Agostino Pettarini e Germano Scarpa.

I segreti del successo per sconfiggere la crisi? «Nel 2005 decido di investire in un’azienda di produzione in Egitto, dove mi rifornivo di calze sportive – ha detto Luigi Azzano (Azzano Calze srl di Remanzacco – produzione di calzetteria classica e sportiva) -. Ho mandato giù le macchine per fare il filo di Scozia che avevo in Italia e l’azienda piano piano è cresciuta. Oggi conta un centinaio di dipendenti, lavora per noi e per i più famosi marchi internazionali. Oggi il filo di Scozia più bello d’Europa lo facciamo noi in Egitto, anche perché lì troviamo il miglior cotone del mondo. In Turchia invece produciamo soprattutto i pettinati e i cardati. In Egitto abbiamo solamente un cotone pettinato e un mercerizzato di alta qualità. Quindi, alla fine, l’Egitto, che doveva nascere per produrre calze da tre lire, si è trasformato in un polo di calze importanti, di qualità”.

Secondo la testimonianza di Nicola Cescutti (Carniaflex srl di Paluzza – produzione tubi metallici flessibili), «quando sono entrato in azienda ho portato con me alcuni di esperienza lavorativa a contatto con le tecnologie produttive a controllo numerico. Il mio intento era di avviare un nuovo progetto. Io ho sempre pensato che se entri in una società di famiglia che funziona, ed anche bene, o entri per portare qualcosa di nuovo, un valore aggiunto, o è inutile entrare. Applichiamo i principi della produzione snella dal 2006, anno in cui abbiamo totalmente ripensato l’assetto produttivo e del materiale e riorganizziamo tutti i processi produttivi. Nel giro di un anno abbiamo ottenuto un incremento di produttività del 30% senza aumentare unità produttive. Un risultato che ha sbalordito anche noi».

Per Manuela Montina (Montbel srl di Manzano – produzione di sedie), «nel 2002, quando noi eravamo all’inizio del progetto di abbandonare il terzismo, è entrato a far parte dell’azienda anche un socio di capitale, il quale ci ha permesso di accorciare i tempi degli investimenti per la nuova collezione di prodotti. Abbiamo poi appena assunto un direttore commerciale da un’azienda veneta, più grossa della nostra; lì seguiva le vendite di modellistica diversa dalla nostra, ma volevamo qualcuno che portasse esperienze nuove, non condizionato dall’“abbiamo sempre fatto così e si deve fare così”. Volevamo cambiare regia perché, se è vero che il mondo cambia, dobbiamo anche cambiare quello che è stato fatto finora. Salviamo le cose migliori ma cambiamo modo di operare, perché quanto fatto finora non andrà più bene, altrimenti non ci troveremmo in questa situazione economica».

Agostino Pettarini (Viteria Pettarini srl di Manzano – produzione minuterie metalliche), «abbiamo creato un team performante di responsabili che sono a conoscenza a 360 gradi del prodotto, dell’applicazione del prodotto e delle richieste del cliente. Prima di partire con la preventivazione, facciamo l’analisi della richiesta del cliente, che include l’analisi di fattibilità e l’analisi dei rischi. Il fatto di metterti in discussione e di ascoltare il cliente e tutte le sue problematiche, di partire con l’analisi del problema riscontrato dal cliente, è un approccio nuovo. Poche aziende lo fanno veramente. Solitamente i problemi del cliente vengono vissuti come grane, e non opportunità. Invece, per noi, il problema va gestito, solo così puoi crescere. Quando vado dal cliente, cerco di osservare le cose dal suo punto di vista, chiedendomi come fargli recuperare efficienza; non vado a proporgli un prodotto, ma una soluzione».  

«Produciamo solo in conto terzi – ha detto Germano Scarpa (Biofarma spa di Mereto di Tomba – produzione di cosmetici e integratori alimentari) -. Quindi non abbiamo nostri marchi. Abbiamo però un laboratorio di ricerca e sviluppo attraverso il quale mettiamo anche a punto i prodotti per la clientela. Se fossimo solo dei meri esecutori non saremmo mai arrivati dove siamo ora. Al cliente forniamo consulenza, servizi e ricerca. Fondamentalmente, il cliente arriva da noi con un’idea di prodotto spesso generica, che magari muove da uno specifico bisogno del mercato. Ad esempio: “Voglio una crema per le rughe che apporti questi benefici”: Ecco: noi abbiamo la capacità di portarlo all’idea al prodotto».

Le conclusioni all’incontro sono state tratte da Debora Serracchiani, presidente della regione Friuli Venezia Giulia, secondo la quale «è arrivato il momento che la Regione, forte della sua specialità, individui e attivi un complesso di politiche industriali finalizzate a far crescere competitività ed attrattività. Ci siamo resi conto che le aziende che meglio hanno retto la crisi sono quelle che hanno effettuato per tempo investimenti su innovazione e internazionalizzazione. Ma le criticità ci sono, a partire dal fatto che abbiamo 52 enti, davvero troppi, che si occupano di ricerca e la ricerca di base spesso non arriva all’interno delle imprese». Serracchiani è poi passata alle priorità di problemi su cui l’attuale Governo italiano, «in vista della sua presidenza del semestre europeo, dovrebbe impegnarsi e battersi: l’abolizione dell’uso dei fondi strutturali per le delocalizzazioni in Europa; la rivisitazione della carta degli aiuti a finalità regionale e la regolamentazione del “Made in”. Sul fronte regionale – ha aggiunto Serracchiani che non ha nascosto le sue perplessità sul futuro dei Consorzi industriali e delle Asdi e critiche sul funzionamento di Insiel – dobbiamo iniziare a girare la macchina per quello che serve. Non bastano i ritocchi, dobbiamo intervenire in modo radicale perché il sistema così com’è non regge».