Risicoltura italiana sempre più a rischio causa delle importazioni dai paesi in via di sviluppo

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riso mestolo 1Gli arrivi da Cambogia e Myanmar crescono a dismisura

L’eccesso di importazione di riso dai paesi in via di sviluppo potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla risicoltura italiana, compresa quella dell’area del Veronese. L’allarme lo lancia l’Ente Risi a seguito dei numeri dell’import provenienti dai paesi meno abbienti, Cambogia e Myanmar in particolare. «Nel monitorare le importazioni a dazio zero dai Paesi meno abbienti (PMA), l’attenzione, sino ad oggi, si è principalmente focalizzata sulla Cambogia che, dall’inizio della campagna di commercializzazione 2013/2014 e sino alla fine di febbraio 2014, ha esportato verso l’UE circa 115.000 tonnellate di riso lavorato (secondo i dati del monitoraggio operato dalla Commissione europea, da gennaio ad agosto 2013 compreso, le tonnellate di riso lavorato importate dalla Cambogia ammontavano a 132.000 circa).

La conseguenza di quanto sopra è preoccupante, atteso che se le importazioni da tale paese dovessero proseguire nel corso della campagna con questo trend, si potrebbe arrivare ad agosto 2014 con un livello di importazione di riso lavorato pari a 230.000 tonnellate (circa 50.000 tonnellate in più rispetto alla scorsa campagna)». Secondo l’Ente Risi «ora, l’attenzione alle importazioni dai PMA deve essere estesa anche agli altri paesi meno avanzati che, sino ad oggi, non hanno sfruttato i benefici loro offerti dal sistema EBA». Il primo problema dell’indica italiano potrebbe essere ora Myanmar, che ha potuto aderire al sistema delle importazioni a dazio zero nell’UE solo dal giugno 2013 (con effetto retroattivo dal giugno 2012) e «rappresenta un serio pericolo per il mercato del riso dell’UE. Mentre nella scorsa campagna di commercializzazione le importazioni a dazio zero da questo paese avevano interessato circa 4.600 tonnellate di riso lavorato, dal settembre 2013 al febbraio 2014 le importazioni hanno già riguardato 8.800 tonnellate di riso lavorato, di cui 3.760 tonnellate solo nel mese di febbraio 2014. La preoccupazione relativamente a questo paese nasce dal fatto che l’Associazione dell’industria del riso del Myanmar (MRIA) ha dichiarato che l’export di riso parboiled – potendo contare su una capacità di lavorazione superiore a 1.000 tonnellate al giorno – arriverà a 300.000 tonnellate nella campagna commerciale 2014/2015 a fronte delle 30.000 tonnellate registrate nel 2013. Che le intenzioni del Myanmar possano diventare presto realtà è confermato dal fatto che nel periodo dicembre 2013 – febbraio 2014 le importazioni a dazio zero da questo paese di riso parboiled lavorato lungo B hanno interessato da 600 a 900 tonnellate al mese, mentre nel periodo settembre – novembre 2013 le importazioni avvenivano ad un ritmo di circa 100/150 tonnellate al mese».

Questa situazione, unitamente alle importazioni dalla Cambogia, rischia di compromettere in maniera drastica il mercato del riso prodotto nell’UE in cui l’Italia è leader per superficie e produzione. Secondo l’Ente Risi, «a dimostrazione di quanto sopra si evidenzia: 1) il prezzo del risone indica rilevato sulla piazza di Vercelli risulta ad un livello stabile pari a 264 €/ton, ossia ad un livello non remunerativo per il risicoltore; 2) le scorte di risone indica ammontano, alla data dell’11 marzo 2014, a 244.000 tonnellate, 73.000 tonnellate in più rispetto ad un anno fa; 3) le consegne di riso italiano verso l’UE nei primi 4 mesi della campagna di commercializzazione, si sono ridotte di 19.000 tonnellate, di cui 14.000 tonnellate riguardano proprio il riso indica italiano; 4) le superfici di riso indica in Italia nel 2014, come confermato dal sondaggio effettuato dall’Ente Nazionale Risi, risultano in calo di circa 16.000 ettari, con la conseguente perdita dei mercati per l’industria di trasformazione nazionale. Inoltre, l’ultimo aggiornamento fornito dalla Commissione europea evidenzia un considerevole aumento dei titoli rilasciati per l’import di riso lavorato nell’Unione europea; infatti, risulta un dato complessivo di 321.000 tonnellate, con un incremento di quasi 73.000 tonnellate rispetto ad un anno fa (+29%), di cui quasi 18.000 nell’arco dell’ultima settimana. La proiezione a fine campagna porterebbe ad un rilascio di titoli per circa 610.000 tonnellate, con un aumento di 123.000 tonnellate (+25%) rispetto al dato record della scorsa campagna (487.000 tonnellate) che comporterebbe sicure e serie ripercussioni per la filiera risicola sia italiana sia comunitaria».