Veneto, i siti indicati dallo Stato per accogliere i profughi di “Mare nostrum” sono materialmente inidonei

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Luca Zaia
Luca ZaiaZaia: «gestione da terzo mondo. Intervenire nei loro luoghi di partenza si spenderebbe meno e con meno disagi per tutti»

La commissione tecnica di esperti sanitari istituita dalla Regione Veneto per effettuare una valutazione dei requisiti igienici, sanitari e ambientali degli alloggi destinati ai profughi è giunta unanimemente ad una conclusione negativa circa l’assoluta inidoneità de luoghi scelti dallo Stato per l’accoglienza degli immigrati provenienti dall’operazione “mare nostrum”.

«Quanto temevamo si è puntualmente verificato – dice il governatore del Veneto, Luca Zaia – . I siti indicati dallo Stato per l’eventuale accoglienza degli immigrati sono assolutamente non idonei. E’ l’ennesima dimostrazione di una gestione superficiale, per non dire da terzo mondo o peggio, di questa parte della missione “Mare Nostrum”. Ci costerebbe molto meno mantenere nei luoghi di partenza quanti, attratti da miraggi inesistenti, pagano i loro stessi schiavisti per un viaggio senza futuro e spesso mortale”.

La task force, guidata dal direttore del Servizio igiene e sanità pubblica dell’Ulss 12 Veneziana Vittorio Selle, ha direttamente verificato la situazione dei siti indicati, con sopralluoghi cui hanno partecipato anche le Prefetture interessate, i sindaci dei comuni, dirigenti dei Vigili del fuoco, del Demanio dello Stato e dei Dipartimenti di prevenzione delle Ulss direttamente coinvolte. Obiettivo dei sopralluoghi era di verificare l’idoneità, la salubrità e l’igiene delle aree accoglienza, per garantire almeno una situazione basilare d’incolumità e salubrità per i profughi stessi e per i cittadini delle zone interessate.

I sopralluoghi hanno riguardato tre basi di lancio o logistiche del demanio militare a Ceggia, Meolo e San Giorgio di Livenza (Ve) e due caserme dismesse a Codognè (Tv) e ad Abano Terme (Pd).

A Ceggia, Meolo e S. Giorgio di Livenza sono stati constatati gli effetti di uno stato di abbandono totale sia delle infrastrutture sia degli spazi aperti. Manca totalmente qualsiasi tipo di servizio essenziali: luce, acqua, fognature e così via. Le aree e quanto vi è all’interno sono in preda alla naturale ricrescita del verde ed è stata constatata la presenza di zecche ed evidenti tracce di fauna varia, in particolare deiezioni di ratti, volpi e nutrie. Gli edifici non solo presentano queste “caratteristiche”, ma sono privi di infissi, gli intonaci e altre parti murarie sono fatiscenti, le condizioni igieniche sono spaventose; il tutto rende impensabile qualsiasi utilizzo “residenziale”, neppure con una capillare manutenzione ordinaria. Analoga si è presentata la situazione delle ex caserme di Codognè e Abano Terme.

La commissione tecnica ha pertanto espresso all’unanimità parere contrario alla agibilità dei siti.

«Questo significa che voler mandare della gente in quei luoghi è qualcosa di contrario alla stessa dignità umana – conclude Zaia – ma ciò che è peggio questa è la conclusione prevedibile di una operazione minata alla base da leggerezze, disorganizzazione ed errori di valutazione, nonostante l’emergenza profughi non sia una novità per l’Italia, e soprattutto giocata sulle spalle dei territori, con imposizioni dell’ultima ora persino rispetto al vasto patrimonio proprietario statale. Insomma, superficialità e approssimazione nei confronti dell’immigrazione in generale e del “dopo sbarco” in particolare, ma anche testimonianza di incuria dello stato per i suoi stessi beni dei quali non sembra volersi disfare».