Palazzo Cini a Venezia ospita Lorenzo Lotto

0
472
Lorenzo Lotto adorazione dei pastori 1
Lorenzo Lotto adorazione dei pastori 1Fino al 2 novembre è possibile ammirare un’importante collezione pittorica
di Giovanni Greto

La galleria di palazzo Cini, sorta nel 1984, custodisce un prezioso nucleo della raccolta d’arte antica del conte Vittorio Cini (Ferrara 1885 – Venezia 1977), uno dei più importanti collezionisti d’arte del XX secolo, il quale nel 1951 creò la Fondazione Giorgio Cini, alla memoria del figlio perito in un incidente aereo.

In occasione del trentesimo anniversario della prima inaugurazione, dopo un intervento di restauro del palazzo e con un rinnovato allestimento delle collezioni, la Fondazione Cini, con il sostegno delle Assicurazioni Generali, ha riaperto al pubblico lo scorso 24 maggio le sale della galleria.

Durante il lungo periodo di visita (fino al 2 novembre), l’Istituto di storia dell’arte della Fondazione, ha ideato “L’ospite a palazzo”, in cui presentare periodicamente un capolavoro dei maggiori musei italiani, che dialogasse con le altre opere presenti e suggerisse ulteriori studi, poiché spostare un quadro e isolarlo diventa un modo straordinario per osservarlo. Dopo il “Ritratto di giovane con liuto” del Bronzino della Galleria degli Uffizi, fa il suo ingresso come “ospite a palazzo” un capolavoro della maturità del grande pittore Lorenzo Lotto (Venezia 1480-Loreto 1556/1557), l’“Adorazione dei pastori” (1530), proveniente dai musei civici di Brescia, esattamente dalla pinacoteca Tosio Martinengo, attualmente chiusa per restauro, la cui collezione è ora conservata presso il museo di Santa Giulia. Prima di svelare il prezioso olio su tela recentemente restaurato, il presidente della Fondazione Brescia Musei Massimo Minini e il vice sindaco e assessore alla cultura di Brescia Laura Castelletti hanno sottolineato come «l’iniziativa innesca da un lato un rapporto di virtuosa collaborazione con un istituto d’arte di grande profilo e spessore. E dall’altro offre un’eccezionale vetrina alla nostra Pinacoteca e al suo patrimonio».

Il presidente della Fondazione Cini Giovanni Bazoli, nel suo intervento ha affermato che «le buone idee e lo spirito di collaborazione sono risorse fondamentali per il superamento delle difficoltà che quotidianamente affrontiamo nel compito di reperire i mezzi necessari alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale che ci è stato affidato». L’“Adorazione dei pastori” è un dipinto straordinario, notturno, giocato su accostamenti cromatici di grande suggestione ed effetti luministici e atmosferici di mirabile intensità. La funzione devozionale dell’opera ne determina timbro e atmosfera. Si tratta di un’adorazione del Bambino, tema che si riconnette alla tradizione iconografica della madonna dell’Umiltà. Il dettaglio di Maria che adora il bambino, inginocchiata nella stessa cesta rivestita di muschio, dove l’infante si adagia – in cui a fatica si può leggere data e firma dell’autore (L.LOTUS 1530) – sembra eleggerla a corredentrice nel piano della salvezza eterna.

Commuove il particolare dell’agnello donato dai due pastori, forse i fratelli veneziani Gussoni committenti dell’opera. L’animale si lascia accarezzare il muso dal pargolo, facendo pensare alla profezia sacrificale del Cristo come Agnus Dei. Il manto color del cielo della vergine, su cui si avvolge il panno sudario del bambino, è una prosecuzione ideale e simbolica del velo bianco che fascia il capo, le spalle, i fianchi della madre. I pastori sono protetti da una coppia di angeli adolescenti dalle ali spiegate tinte di iridescenze violette e giallognole. Sono scesi dal cielo per condividere la mestizia generale, presaga della morte sulla croce. Uno di loro, unico personaggio nel dipinto, ci guarda fisso e abbraccia i due fratelli in un gesto di concordia, forse una pacificazione avvenuta sotto il segno della misericordia e del cristianesimo. «E’ un dipinto lento che prima ci acceca e poi ci chiede di entrare» commenta il direttore dell’Istituto d’arte Luca Massimo Barbero, il quale ha dichiarato come la scelta dell’opera è stata fatta anche per creare un’occasione per un nuovo itinerario lottesco nel sestiere di Dorsoduro. Nelle vicine Gallerie dell’Accademia è conservato il “Ritratto di giovane gentiluomo (Cristoforo Rover)”, dipinto negli stessi anni (1532); nella chiesa dei Carmini si può vedere la magnifica pala “San Michele in gloria e santi” (1527-1529), caratterizzata da una delle più belle vedute paesaggistiche del ’500. Spostandosi nel sestiere di Castello, il percorso lottesco si può concludere nella domenicana basilica dei santi Giovanni e Paolo, in cui è visibile la pala “L’elemosina di sant’Antonino”. Dipinta nel 1542, è una rimeditazione sul Raffaello romano e Tiziano.