Hiroshige. Da Edo a Kyoto. Vedute celebri del Giappone. La collezione del Museo d’arte orientale di Venezia

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Hiroshige 1 1Mostra del corpus delle xilografie policrome a Palazzo Grimani
di Giovanni Greto

Al fine di valorizzare l’immenso patrimonio del Museo d’arte orientale di Ca’Pesaro e di far conoscere stampe e libri sino ad ora mai usciti dal deposito, la Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare ha deciso di esporre nel museo del rinascimentale palazzo Grimani, ritornato all’antico splendore dopo il restauro del 2008, l’intero corpus di xilografie policrome (Nishikie) di Utagawa Hiroshige (1797-1858), uno dei più conosciuti artisti giapponesi.

La mostra, visitabile fino all’11 gennaio 2015, frutto dell’interazione tra il Dipartimento di studi sull’Asia e sull’Africa mediterranea dell’Università Ca’Foscari di Venezia, l’Art Research Center dell’Università Ritsumeikan di Kyoto e il Museo d’arte orientale, propone oltre 400 stampe di uno degli esponenti maggiormente significativi di stampe Ukiyoe, (le immagini del mondo fluttuante, della vita che passa), del periodo Edo (1603-1867), (dal nome della capitale Edo, l’odierna Tokyo) o Tokugawa, dal nome della casata shogunale che resse in un quasi completo isolamento le sorti del paese per oltre 250 anni, garantendo un periodo di relativa pace.

Il percorso espositivo comprende soprattutto opere del periodo maturo dell’Autore, a partire dal 1840. Tra queste, la serie di “racconti illustrati dell’antica Edo” (Toto kyuseki zukushi), il “Confronto di cento poesie scelte da cento poeti a Ogura”, (Ogura nazorae hyakunin isshu) le “Immagini della storia dei Soga” (“Soga monogatari Zue). Quest’ultima è una storia popolare nel teatro Joruri, nel No e nel Kabuki, oltre che un dramma letterario in 12 volumi, che racconta la vicenda, avvenuta alla fine del XII secolo, dei due fratelli Soga (Goro Tokimune e Juro Sukenari) che decidono di vendicare la morte del padre, ucciso da Kudo Saemon Suketsune, sacrificando la loro stessa vita. Spiccano inoltre, tra le serie più famose dedicate al Tokaido, la strada che congiungeva Edo a Kyoto lungo la costa, quella completa di “Gojusantsugi meisho zue” (53 vedute famose), per la quale Hiroshige scelse il formato “oban” (38 x 26 cm.) verticale, raramente usato per il paesaggio, che comportò l’adozione di un punto di vista elevato e il posizionamento degli elementi della veduta per piani successivi, dal primo piano allo sfondo.

hiroshige 2 1La collaborazione tra Hiroshige, maestro nel paesaggio e Utagawa Kunisada (1786-1865), specializzato nel genere delle bellezze, porta alla serie, edita tra il 1854 e il 1857, “Sohitsu gojusantsugi”, (53 stazioni del Tokaido disegnate a due pennelli), nella quale i due artisti si dividono lo spazio di uno stesso foglio. A Kunisada spetta la realizzazione delle figure in primo piano, spesso personaggi del teatro Kabuki, mentre Hiroshige disegna le vedute sullo sfondo, racchiuse in cornici quadrate.

Accanto alle nishikie, sono presenti in mostra alcuni preziosi oggetti in lacca che compaiono nelle stampe e un paio di kimono. Un piccolo spazio è dedicato ad alcune foto storiche della seconda metà dell’800, che riprendono molte delle località rappresentate da Hiroshige. Appartengono alla collezione Vittorio e testimoniano l’interesse per il genere della veduta anche dopo l’introduzione in Giappone del nuovo medium fotografico (è datata 1857 la prima fotografia scattata da giapponesi).

La raccolta presente al museo di Ca’Pesaro, si deve al principe Enrico di Borbone, conte di Bardi. Dal 1887 al 1889, durante un lungo “viaggio intorno al mondo”, compiuto con la moglie Aldegonda di Braganza ed un ristretto seguito, egli visitò l’Asia sud orientale, la Cina, trascorse un lungo periodo in Indonesia e circa sette mesi in Giappone, acquistando oltre 30.000 pezzi, 17.000 dei quali sono conservati nel museo veneziano. I materiali esposti costituiscono una parte del vasto progetto di digitalizzazione iniziato nel 2009, sostanzialmente terminato. «D’ora in avanti – scrive Akama Ryo respnsabile dell’Art Research Center in una premessa al catalogo – si svilupperanno mostre e attività di ricerca che metteranno a frutto la complessa operazione», dopo la mostra “La grande onda” sulle opere di Hokusai, allestita giusto un anno fa e, appunto, questa su Hiroshige.

Quasi tutte le stampe sono in perfetto stato di conservazione, probabilmente delle prime copie, e rappresentano una gradita sorpresa sia per il visitatore appassionato che per quello ignaro. E’ un po’ ciò che accadde a fine Ottocento, quando le opere di Hiroshige furono esposte per la prima volta a Parigi, conquistando l’Europa, i pittori impressionisti e soprattutto Van Gogh – nascerà cosi la moda del ‘Japonisme’ -, il quale replicò ad olio due delle xilografie presenti in mostra: “I pruni di kameido” e il celeberrimo “Acquazzone improvviso sul ponte Ohashi ad Atake”.

Il catalogo della mostra, affidato a Marsilio, contiene alcuni saggi incentrati sulla storia e sulla cultura giapponese del periodo. In allegato al volume, un CD raccoglie le immagini e le schede delle oltre 400 xilografie policrome che compongono la preziosa collezione veneziana. Un unico appunto alla grafia dei caratteri, davvero minuscola, soprattutto nelle note, che mette a dura prova la vista. Nel mese di ottobre ogni giovedì alle 16 (il 2, 9, 16, 23, 30) ci sarà un incontro legato ai temi della mostra. Nel primo il professor Aldo Tollini, docente di Lingua giapponese classica a Ca’Foscari, presenterà il suo recente libro edito da Einaudi “La cultura del tè”, mentre l’esperta Machida Senyo eseguirà la Via del Tè, conosciuta in occidente come “cerimonia”, definita in questo modo da uno studioso e praticante della moderna Via del Tè, Tanaka Sensho (1875- ?): “un’azione che si svolge per mezzo del cuore e non delle mani e dei piedi”.