Pensionati e fasce deboli sempre più in difficoltà economica

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cisl manifestazione cartoline pensionati 1Anap lancia l’allarme a Verona. De Pellegrin: «adeguare i trattamenti minimi al 40% del reddito medio»

La crisi morde e assilla ancora più duramente coloro che hanno redditi inferiori alla media, come i pensionati e le fasce deboli della società. L’Anap, l’Associazione pensionati di Confartigianato lancia l’allarme nell’ambito del “Festival della persona” in corso a Verona.

Per il presidente veneto dell’associazione, Valerio De Pellegrin, «il 44% dei pensionati vive in condizioni di semi povertà con una pensione inferiore a 1.000 euro lordi mensili. Il dato è davvero allarmante, ma ancora più lo è il fatto che nell’ultimo anno, secondo l’Istat, è cresciuto del 22% il numero dei pensionati che sono caduti nella povertà assoluta. Questo porta a un totale complessivo di 888.000 pensionati oltre i 65 anni che non dispongono dei mezzi necessari per accedere a beni e servizi considerati essenziali per vivere».

I dati, sono tratti dal rapporto realizzato dal CUPLA (Coordinamento Unitario Pensionati del Lavoro Autonomo) in collaborazione con il Cer (Centro Europa Ricerche) sul potere di acquisto delle pensioni dal titolo “Politiche fiscali, indicizzazione e progressivo impoverimento delle pensioni”. Dal documento si evince come negli ultimi anni si siano allargate le condizioni di disagio sociale e di povertà tra i pensionati: anche quelli a reddito più basso, che teoricamente godono della piena indicizzazione dei loro trattamenti, hanno visto diminuire consistentemente il loro potere di acquisto.

«È un dovere morale, oltre che costituzionale, garantire ai pensionati che non hanno il minimo vitale il diritto di vivere con dignità. Non c’è più tempo per gli indugi. I provvedimenti finora presi, come la social card e i Sia (Sostegno per l’Inclusione Attiva) sono serviti a ben poco. Occorre – ha concluso De Pellegrin – che l’Italia, in ottemperanza a quanto stabilito dalla Carta Sociale Europea, adegui gradualmente i trattamenti minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale, cioè da 500 a 650 euro mensili. E non può essere accampata la solita scusa delle mancanza di risorse. Come dice un proverbio: se una cosa si vuole, una strada si trova».