Al Teatro La Fenice di Venezia il terzo concerto sinfonico della Stagione

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la fenice gabriele ferro 1Ferro dirige pagine da Mendelssohn Bartholdy e Beethoven

Venerdì 19 dicembre Gabriele Ferro dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice in musiche di Venerdì 19 dicembre 2014 alle ore 20.00 (turno S), con replica sabato 20 alle 17.00 (fuori abbonamento), Gabriele Ferro dirigerà al Teatro La Fenice il terzo concerto della Stagione sinfonica 2014-2015, che oltre all’Orchestra vedrà coinvolto anche il Coro del Teatro preparato da Claudio Marino Moretti.

In programma, nella prima parte, il Salmo 42 per soprano, coro e orchestra op. 42 di Felix Mendelssohn Bartholdy, uno dei più riusciti lavori di ispirazione religiosa del compositore, articolato in sette parti, affidato alla voce solista di Monica Bacelli. La seconda parte del concerto sarà interamente dedicata alla Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93 di Ludwig van Beethoven, la più breve e atipica delle sinfonie di Beethoven.

Il concerto del 19 dicembre sarà preceduto alle 19.20 nelle Sale Apollinee da un approfondimento del programma musicale a cura del musicologo Roberto Mori, a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Il contributo di Felix Mendelssohn Bartholdy (Amburgo, 1809 – Lipsia, 1847) alla rinascita della musica corale tedesca nella prima metà dell’Ottocento è documentato, oltre che dagli oratori Elijah, Paulus e Christus, da una nutrita raccolta di salmi, mottetti e pezzi sacri. Composizioni in cui è possibile cogliere, al di là della sensibilità romantica nelle scelte melodiche e timbriche, una notevole padronanza della polifonia classica e un gusto della elaborazione tematica che si rifà alle lezioni di Bach e Händel. Il Salmo 42 per soprano, coro e orchestra op. 42 «Wie der Hirsch schreit» si distingue per la purezza dell’ispirazione e dello stile. Mendelssohn ne mette a punto una prima versione durante il viaggio di nozze con Cécile Jeanrenaud, e la composizione, eseguita per la prima volta durante il concerto di capodanno del 1838 al Gewandhaus di Lipsia, riflette lo stato d’animo sereno del musicista per l’evento gioioso del matrimonio. Il grido di angoscia di un’anima alla ricerca di Dio espresso dal testo salmodico cede infatti a un sentimento di fiducia e totale abbandono alla volontà divina, felicemente espresso dal prevalente, morbido lirismo della musica.

La Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93 è la più breve e atipica delle sinfonie di Beethoven. Le dimensioni ridotte, la presenza di numerosi stilemi preromantici, di tratti umoristici e burleschi, ne fanno un’opera disorientante, antitetica rispetto all’immagine del titano da sempre associata al genio di Bonn. La composizione inizia nel 1811 e viene completata tra l’estate e l’autunno del 1812, quasi in parallelo alla stesura della Settima. La prima esecuzione pubblica ha luogo, sotto la direzione dell’autore, nella Redoutensaal di Vienna il 27 febbraio 1814, senza suscitare particolare entusiasmo. L’imbarazzo del pubblico e dei primi commentatori si spiega con l’inatteso ritorno di Beethoven ai modi di Haydn e Mozart: quasi un voltafaccia rispetto al mito sinfonico da lui stesso costruito. Ma non si tratta di un momento di disimpegno o un passo indietro, bensì di una affermazione di umorismo e di vitalità capace di sorprendere e di giocare con le forme. Non a caso la sapienza costruttiva, la leggerezza scherzosa e il misurato gusto ritmico dell’Ottava saranno oggetto di ammirazione da parte di Stravinskij e indurranno il musicologo Paul Bekker a individuare in questo lavoro «la liberazione da ogni peso terrestre, l’assoluto superamento della materia, verso una forma di pura saggezza speculativa».