MercatoneUno, scatta la richiesta di concordato preventivo a causa del drastico calo di fatturato

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mercatone uno insegna negozio
mercatone uno insegna negozioLa crisi ha colpito duro la catena di distribuzione di arredi e prodotti per la casa di Imola

La crisi economica e dei consumi che attanaglia l’Italia ha colpito duro anche uno dei leader della distribuzione di mobili e prodotti per la casa come l’imolese Mercatone Uno, una realtà controllata dagli imprenditori Luigi Valentini e Romano Cenni, che negli anni scorsi pareva viaggiare con il vento in poppa con continue aperture di nuovi punti vendita in ogni parte del paese, giungendo a realizzare una rete di 79 punti vendita, 11 milioni di clienti, 3.700 dipendenti, ma anche un indebitamento che nel 2014 ha raggiunto la cifra monstre di 425 milioni di euro a fronte di un fatturato ridottosi a poco più di 500 milioni di euro.

Di qui la richiesta al Tribunale di Bologna di accedere ai meccanismi del concordato preventivo, cosa che ha allarmato i dipendenti e i fornitori. Solo un accordo con i creditori potrà garantire la continuità aziendale e aprire la strada al nuovo piano industriale messo a punto da AlixPartners. Piano che dovrà essere sorretto da nuovi, potenziali, investitori pronti a scommettere su un marchio storico nel settore dell’arredamento low cost, presente in Italia da quarant’anni.

Il nuovo presidente, il commercialista Alessandro Servadei, ha assunto l’incarico solo pochi mesi fa e il suo obiettivo «è di salvaguardare al massimo i livelli occupazionali, tenendo conto che c’è un piano di rilancio che andrà valutato con i nuovi investitori».

La crisi si era già manifestata nella prima metà del 2014, tanto da costringere i vertici dell’azienda a ridimensionare drasticamente i piani di sviluppo. L’ammodernamento della rete dei punti vendita si è infatti fermata a 26 negozi. L’ammissione al concordato preventivo potrebbe a questo punto consentire la migliore valorizzazione degli asset aziendali ma anche la continuità dei servizi nella rete di vendita.

In risposta, le segreterie nazionali di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori della Mercatone Business. In una nota delle organizzazioni sindacali, si chiede anche un «incontro urgente sul piano industriale», per fare chiarezza sulle «conseguenze sui dipendenti». La notizia dell’istanza di concordato preventivo avanzata da Mercatone Business «purtroppo non ci ha sorpreso – osservano i sindacati – poiché avevamo già compreso negli ultimi mesi che la situazione aziendale stava rapidamente degenerando: negli ultimi tre anni abbiamo sottoscritto accordi sindacali per l’utilizzo dei contratti di solidarietà, che dovevano avere lo scopo di consentire un processo di riorganizzazione dei punti vendita, tale da rilanciare l’azienda e renderla competitiva e contenere, al contempo, il costo del lavoro per salvaguardare l’occupazione».

Adesso, proseguono le organizzazioni sindacali, «non abbiamo avuto informazione alcuna circa le ricadute che l’istanza di concordato preventivo potrà avere sui dipendenti di Mercatone Business e non abbiamo alcuna informazione sul piano industriale che dovrà necessariamente essere presentato al Tribunale di Bologna».