Confermato scientificamente l’effetto benefico dell’assunzione di mele sulla salute umana

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Wapple donna morsica mela verdePresentati in anteprima i risultati del progetto “AGER melo” coordinato dalla Fondazione Mach

La mela è un frutto dalle straordinarie proprietà salutari, sia per quanto riguarda la lotta al colesterolo sia per altri tipi di patologie, come il tumore al colon. Il convegno finale del progetto “AGER Melo” è servito a fare il punto sulle più recenti scoperte scientifiche riguardanti le qualità della mela. Al progetto, durato quattro anni e finanziato con 3 milioni da fondazioni bancarie, ha lavorato un gruppo di ricercatori di quattro sedi universitarie (Bologna, Milano, Padova, Udine) e due istituti di ricerca (CReSO e Fondazione Mach).

Dopo il saluto delle autorità (l’assessore alla ricerca della provincia di Trento Sara Ferrari, il direttore generale della Fondazione Mach Mauro Fezzi, il dirigente del Centro Ricerca e Innovazione Roberto Viola) e dei vertici delle fondazioni bancarie che hanno sostenuto il progetto (il direttore della Fondazione Cariplo Carlo Mango e il presidente della Fondazione Caritro Michele Iori), l’apertura del convegno è toccato al neo presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè: «interpreto questo ruolo nell’ottica del servizio alla comunità, metto a disposizione le mie esperienze e i miei legami per dare ulteriore valore a un gioiello già riconosciuto, in un territorio che ha grandissime potenzialità. La Fondazione è unica nel suo genere. Mi vedrete spesso in Trentino, non interpreterò questa carica come fosse onoraria, non ho né l’età né i titoli per farlo».

Il convegno poi è entrato nel vivo con l’introduzione di Mario Cristofolini, medico dermatologo e presidente della sezione Lilt di Trento. Lo specialista è partito dal presupposto che la prevenzione è l’arma migliore per diminuire l’incidenza e la mortalità legata ai tumori. «I capisaldi della prevenzione sono l’attività fisica, il non fumare, bere poco alcol e una sana alimentazione, ricca di verdura e frutta. Il detto “Una mela al giorno toglie il medico di torno” è fondato, come dimostrano gli studi di questo convegno».

Nella prima sessione il coordinatore del progetto Riccardo Velasco ha dato il via ai contributi scientifici, sottolineando come “AGER Melo” sia uno dei più grandi progetti mai finanziati in Italia sulla mela e lo ha definito «un’iniziativa lungimirante, che spazia dagli aspetti tecnologici della genomica e della metabolomica alla gestione della pianta e alla conservazione del prodotto».

La ricercatrice della Fondazione Mach Francesca Fava ha presentato in anteprima i risultati di uno studio nutrizionale realizzato dalla Fondazione Mach in collaborazione con l’Istituto di Ricerca cardiovascolare e metabolica dell’Università di Reading, nel Regno Unito. La ricerca aveva l’obiettivo di studiare gli effetti del consumo di mele su volontari affetti da moderata ipercolesterolemia. Per due mesi quaranta persone hanno consumato due mele fresche al giorno (varietà Renetta Canada trentina). I primi risultati dimostrano che il consumo di 2 mele al giorno è in grado di abbassare, in media del 3%, il colesterolo totale nel sangue, ed anche il colesterolo LDL, in media del 4%. In concomitanza, dopo aver sgranocchiato le renette, nel corpo si è misurato un aumento significativo di sostanze antiossidanti. «Si sta ora completando l’analisi di altri importanti fattori di rischio di malattie cardiovascolari, quali la funzionalità vascolare e l’elasticità delle arterie», ha aggiunto l’esperta.

Il coordinatore del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione della Fondazione Mach, Fulvio Mattivi, si è invece occupato di un intervento effettuato in collaborazione con il Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione di Roma. Nello studio 12 volontari hanno consumato 250 millilitri di una spremuta di mela di elevata qualità, equivalente al consumo di due mele fresche (varietà Pink Lady), oppure una spremuta di mela arricchita in polifenoli della mela. Dopo aver raccolto diversi campioni di fluidi biologici, è stato possibile ricostruire il metabolismo di tutti i polifenoli attivi della mela. Tra le decine di composti che persistono a lungo in circolo nel corpo umano si distinguono in particolare i metaboliti delle procianidine, elementi di accertata valenza salutistica. Tra i composti che vengono rapidamente metabolizzati ed escreti si trova invece la floretina, il cui metabolismo è associato ad una riduzione della glicemia. Il messaggio che viene da questo esperimento è che, anche quando il frutto è particolarmente ricco in polifenoli, l’organismo umano è in grado di assorbirli e metabolizzarli. Proprio questi biofenoli possono avere ricadute positive anche sui tumori. La studiosa del Centro per la Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento, Pamela Gatto, si è soffermata sull’effetto dei polifenoli della mela su un modello cellulare di carcinoma al colon. Utilizzando un approccio quantitativo di indagine per immagini, lo studio ha messo in evidenza l’attività di alcune di queste molecole in grado di ridurre la formazione di microtessuti tumorali coltivati in vitro.

Brian Farneti dell’Università di Bologna ha studiato l’evoluzione dei composti bioattivi nel processo storico di domesticazione della mela. Dalla analisi di una ampia popolazione di genotipi di melo, composta da 150 varietà coltivate e 97 specie selvatiche, è stato possibile identificare quali tra i composti di interesse nutrizionale siano presenti a livelli omogenei nei frutti, e quali invece siano fortemente differenziati. Questi ultimi, l’acido malico, la vitamina C ed alcune classi di polifenoli, potrebbero essere modificati in futuro attraverso nuovi programmi mirati di incrocio, dando vita a una mela ancora più “salutare”. Si è inoltre scoperto per la prima volta che la mela contiene quantità interessanti di due forme del resveratrolo, composto conosciuto per diversi effetti benefici, finora associato solo al consumo di vino rosso. L’ultimo intervento della mattinata, incentrato sugli allergeni della mela, è stato affidato ad Alessandro Botton dell’Università di Padova. L’indagine scientifica ha evidenziato che le varietà di melo più antiche producono frutti “ipoallergenici”, anche se magari questi hanno un aspetto esteriore e una polpa commercialmente meno accattivante.