Sanità veneta, centralizzata la produzione di tutti i radiofarmaci nell’ospedale di Negrar

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Luca ZAIA CON Luca COLETTO E Domenico MANTOAN DG sanità
Luca ZAIA CON Luca COLETTO E Domenico MANTOAN DG sanitàZaia: «in questo modo si risparmiano soldi pubblici e si migliora il servizio»

I radiofarmaci, una delle nuove frontiere della medicina, saranno prodotti all’Ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona), e distribuiti gratuitamente a tutte le medicine nucleari del Veneto. Si tratta di farmaci contenenti un radioisotopo attivo, che hanno un impiego particolarmente spiccato nella diagnostica in campo oncologico, cardiologico, neurologico (come per la diagnosi precoce dell’Alzheimer) e delle infezioni e vengono usati principalmente negli esami effettuati con la Tomografia a emissione di positroni (Pet).

La produzione ha preso il via a completamento di un progetto per la realizzazione della struttura di produzione costato 12 milioni di euro, alla presenza del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, accompagnato, tra gli altri, dall’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e dal direttore generale della sanità veneta, Domenico Mantoan.

«Questa è l’ultima di una lunga serie di eccellenze che caratterizzano l’Ospedale di Negrar, ottimo esempio di collaborazione tra pubblico e privato nell’interesse della gente, e l’intera sanità veneta – ha detto Zaia – dove si continua ad investire e a progredire combattendo ogni giorno contro i tagli che piovono dal Governo in modo indiscriminato, tanto sul Veneto con i conti in attivo, quanto sulle Regioni in profondo rosso. Non hanno idea di cosa voglia dire fare sanità di eccellenza – ha aggiunto – al punto che secondo loro persino i trapiantati dovrebbero pagarsi una bella fetta delle cure antirigetto. Cosa che in Veneto non succederà, perché i 250.000 euro necessari li stanzierà interamente la Regione».

Per la produzione e la distribuzione dei radiofarmaci, in forma totalmente gratuita, la Regione e l’Ospedale di Negrar opereranno sulla base di una specifica convenzione. I centri veneti dotati di Pet sono nove, escluso Negrar, e in un anno hanno speso circa 2.700.000 euro per radiofarmaci, escluso il trasporto.

Le prime strutture ospedaliere che beneficeranno dell’iniziativa appena avviata sono l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, l’Istituto oncologico Veneto di Padova, l’Ospedale San Bortolo di Vicenza e l’Ospedale dell’Angelo di Mestre.