“Food East”: il ministro Martina punta sullo sviluppo delle coltivazioni biologiche

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FVG Cristiano Shaurli Maurizio Martina Franco Iacop
Il Friuli Venezia Giulia all’avanguardia in Europa nell’acquacoltura

 

FVG Cristiano Shaurli Maurizio Martina Franco Iacop«La Regione sta facendo la sua parte nel quadro di iniziative ed interventi innovativi nel settore ittico del Friuli Venezia Giulia e del distretto Nord adriatico per l’esercizio di attività di pesca e acquacoltura sostenibili, attraverso un processo partecipativo promosso dalle associazioni di categoria, dai consorzi dei mestieri di pesca e dalle marinerie locali, in collaborazione con le autorità marittime, ambientali, sanitarie e della ricerca scientifica, a salvaguardia dell’ambiente, al mantenimento e sviluppo socio- economico del territorio e a garanzia delle produzioni ittiche di qualità per le generazioni future».

Lo ha ribadito l’assessore regionale alla caccia e alle risorse ittiche, Paolo Panontin, aprendo – dopo i saluti ufficiali del presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop – la serie di interventi istituzionali della seconda giornata del Forum “Food East” che si è svolto a Udine.

Massima disponibilità da parte del Ministero delle politiche agricole a accompagnare il percorso istruttorio per andare verso la costituzione della Doc unica regionale nel settore vinicolo. La ha garantita a Udine, a margine del forum “Food East”, il ministro Maurizio Martina, confermando «l’attenzione per consolidare esperienze avanzate come quelle di questi territori». «Come la Regione sa, noi siamo disponibili – ha detto Martina – a approfondire questo scenario. Faremo tutto quello che serve per consolidare esperienze avanzate che vanno viste con grande attenzione e supportate». Martina, accolto dall’assessore regionale alle risorse agricole Cristiano Shaurli e dal presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, ha poi risposto alle domande dei giornalisti in merito a OGM e nuovi scenari dell’agricoltura italiana.

«La posizione è molto chiara: siamo per confermare il divieto per la coltivazione in campo, nella convinzione che il modello agricolo italiano ha bisogno di investire su altro fronte: la nostra competitività si basa sulla qualità e sulla distintività. Io sono per confermare il fatto che in Italia, come in altri Paesi d’Europa, non si debba coltivare Ogm in campo», ha ribadito il ministro.

FVG food east maurizio martinaTra le cose su cui lavorare per il futuro dell’agricoltura, Martina ha indicato: «Dobbiamo lavorare molto, più di quanto si sia fatto finora, sull’organizzazione delle imprese agricole e dei distretti agricoli territoriali; dobbiamo spingere sulla presenza di più giovani nelle imprese agricole perché il tasso degli under 40 in agricoltura è più basso della media europea. E, infine, occorre accorciare la filiera e spingere verso più numerosi accordi tra produttori e mondo della trasformazione e della distribuzione, anche per aumentare la capacità di reddito degli agricoltori».

Tra i settori su cui investire, Martina ha citato il biologico. «Il biologico è una delle leve di questo nuovo modello agricolo italiano. Già oggi noi siamo leader in Europa, ma possiamo fare molto di più. Comunque, già il fatto che ci siano 50 mila imprese agricole che producono ogni giorno biologico è un punto di forza. Ma è un settore di certo su cui investire ancora».

L’Unione europea punta sullo sviluppo dell’acquacoltura, un settore nel quale il Friuli Venezia Giulia è all’avanguardia. La seconda sessione, dedicata al tema “Il settore ittico e la blue economy: acque interne”, è stata introdotta da Eoin Mac Aoidh, della direzione Affari marittimi e pesca dell’Unione europea, e da Sadasivam Kaushik, del Laboratorio di acquacoltura-Inra (Francia), che hanno messo in luce le potenzialità di questo settore per la nutrizione umana. La Ue ha definito recentemente delle linee guida per l’acquacoltura, puntando sulla sostenibilità, ma anche sulla riduzione della burocrazia e sull’incremento di competitività del settore. In particolare, sono previsti 14 milioni di euro per progetti di ricerca e innovazione.

Il Friuli Venezia Giulia, regione caratterizzata da molte acque interne e risorgive, può vantare una consolidata esperienza in questo campo, con la trota iridea, allevata con successo da più di cinquant’anni, come hanno ricordato Marco Galeotti ed Emilio Tibaldi dell’Università di Udine. In regione ci sono più 70 di impianti, che producono quasi 12.000 tonnellate di pesce all’anno, il 30% del totale nazionale. La trota iridea è ricca di proteine e di “omega 3”, un prodotto di filiera corta, quindi tracciabile, sicuro ed economico, che fa tuttavia fatica a inserirsi sulla tavola delle famiglie, anche in Friuli Venezia Giulia. Per questo gli atenei di Udine e Trieste hanno promosso, grazie ai finanziamenti regionali della legge sull’innovazione, il progetto I.R.IDEA (Innovazione, Ricerca, Idea), per valorizzare questo nostro prodotto anche attraverso una certificazione di filiera. È stata inoltre sperimentata con risultati incoraggianti l’introduzione della trota, sotto forma di “burger” di pesce, nelle mense scolastiche.

Una delle caratteristiche dell’allevamento della trota iridea è la sostenibilità, in termini di consumo di suolo e di impatto sul riscaldamento globale. Ma ci sono purtroppo anche esempi contrari, come dimostra il problema del gambero rosso della Louisiana, illustrato nel corso della sessione di “Food East” da Massimo Zanetti, dell’Ente Tutela Pesca della Regione. Il gambero rosso è uno dei crostacei più allevati nel mondo ma, quando viene liberato in natura, ha effetti devastanti per l’ambiente e la biodiversità, per la salute dell’uomo e per l’economia a causa fra l’altro dell’erosione degli argini. È quello che è accaduto in Friuli Venezia Giulia in questi ultimi anni, dal 2007, quando è stato per la prima volta individuato a Staranzano (Go) in un canale d’irrigazione, con il rischio di estinzione del tradizionale gambero di fiume.

Zanetti ha illustrato il progetto “Rarity”, promosso dalla Regione in collaborazione con Università ed Enti di ricerca, che ha permesso di rimuovere già 20.000 gamberi rossi dai corsi d’acqua, grazie a tecniche innovative (sterilizzazione, esche, rilascio di predatori), a campagne di informazione, a protocolli di intervento rapido e a nuove norme introdotte dalla Regione, assieme al ripopolamento di gamberi di fiume.