Formaggi, Slow Food lancia una petizione per dire NO all’uso del latte in polvere

0
464
parmigiano reggiano forma aperta
Il Consorzio Parmigiano Reggiano lancia l’appello per bloccare le falsificazioni del prodotto simbolo del “Made in Italy” alimentare

 

parmigiano reggiano forma aperta“Il formaggio si fa con il latte! Firma entro luglio per dire NO all’uso del latte in polvere” è questa la petizione lanciata da Slow Food sulla piattaforma Change.org a sostegno della legge italiana 138 dell’11 aprile 1974, che vieta l’uso di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per fare yogurt, caciotte, robiole e mozzarelle. Questa norma, che fino ad ora ha permesso all’Italia di tutelare la sua biodiversità casearia, secondo Bruxelles dovrebbe essere abrogata in quanto rappresenterebbe una restrizione alla libera circolazione delle merci.

L’intento della petizione lanciata da Slow Food è mobilitare l’opinione pubblica italiana – consumatori e pastori, contadini e casari, artigiani e chef – sull’ultimo attacco della burocrazia europea alla produzione agroalimentare di qualità del nostro paese. Abbiamo tempo fino alla fine di luglio per sostenere il ministro Martina alle Politiche agricole alimentari e forestali, che ha già affermato di voler difendere la legge italiana, e con essa centinaia di piccole produzioni e il patrimonio di latti, mestieri, tecniche, tradizioni e comunità che custodiscono.

«I prodotti lattiero-caseari con il latte in polvere sono solo l’ultimo tentativo di livellare verso il basso la qualità dei cibi che portiamo sulle nostre tavole, a favore delle grandi aziende interessate più al profitto che non alla biodiversità – afferma Slow Food in una nota -. Vogliamo davvero assistere all’ennesimo attacco diretto alle vere ricchezze dell’Italia, come il vino con il “wine kit” e il cioccolato senza burro di cacao? Ogni firma in più ci permetterà di allargare il fronte e far sentire all’Unione europea la voce degli italiani che difendono la loro agricoltura».

La petizione è diretta anche alle istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento e Consiglio europei e Direzione Generale Agricoltura e sviluppo rurale) e con essa Slow Food auspica che anche gli altri paesi europei scelgano la strada della qualità e della sostenibilità, sposando la legge italiana.

Parmigiano Reggiano1A mobilitarsi a difesa dei prodotti alimentari di qualità c’è anche il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano. Stroncare le contraffazioni sul mercato statunitense del Parmigiano Reggiano che valgono circa 100.000 tonnellate l’anno sarà il tema che Riccardo Deserti, direttore del Consorzio di Tutela, nell’ambito dei negoziati del Ttip, affronterà mercoledì 15 luglio a Bruxelles presso la Commissione Europea a favore di un prodotto che è al terzo posto della graduatoria delle esportazioni, con una quota del 17,6% sul totale.

«E’ un confronto da noi richiesto e accolto dalla Commissione nell’ambito dei negoziati Ue-Usa – spiega Deserti – con il Parmigiano Reggiano, prima Dop italiana a registrarsi nel ’92, ma che ancora subisce gli effetti di una concorrenza sleale fondata sull’inganno che si compie anche contro i consumatori, ai quali il “Parmesan” viene offerto connotandolo con elementi grafici sulle confezioni che richiamano esplicitamente all’Italia». Per il Consorzio, il primo obiettivo in questa battaglia è far sì che scompaiano i richiami che fanno pensare ad un finto prodotto italiano e limita le possibilità di espansione in un mercato alla ricerca di un prodotto certificato, naturale, artigianale e simbolo d’eccellenza italiana.

Deserti conta anche sulla sensibilità delle autorità sanitarie americane e, in questo senso, un segnale incoraggiante è arrivato quando la Fda, autorità sanitaria degli Stati Uniti, ha imposto il ritiro dal mercato Usa di quasi 15.000 chili di “Parmesan” perché non indicava in etichetta la presenza dell’additivo Lisozima, un allergene derivato dall’uovo, assolutamente vietato nella produzione di Parmigiano Reggiano.