Pubblicati i dati di “Movimprese” relativo al II trimestre 2015: cresce al Nord la nuova imprenditorialità

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Renault 2004 Modus Industria LineaAssemblaggio Motore1.5Dci
“Tirano” a NordEst il commercio, il turismo e i servizi alle imprese. Bene l’artigianato. In frenata i fallimenti e i concordati preventivi

 

Renault 2004 Modus Industria LineaAssemblaggio Motore1.5DciBarometro in lieve rialzo, all’anagrafe delle imprese italiane, nel secondo trimestre del 2015 secondo i dati registrati da “Movimprese”, la rilevazione trimestrale realizzata da InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese e diffusi da Unioncamere. Rispetto allo stesso periodo del 2014, tra aprile e giugno di quest’anno gli indicatori sulla vitalità del sistema imprenditoriale segnalano una lieve ripresa delle iscrizioni ed una ulteriore, seppur contenuta, contrazione delle cessazioni. Al bilancio anagrafico del trimestre si aggiunge poi una significativa frenata nell’apertura di fallimenti e concordati preventivi, consegnando un quadro complessivo moderatamente incoraggiante sullo stato di salute del sistema imprenditoriale nazionale. 

In termini numerici, il trimestre primaverile ha visto nascere nel Belpaese 97.811 nuove attività e certificato la chiusura di 59.831 attività già esistenti, con il risultato di un saldo positivo pari a 37.980 imprese in più rispetto alla fine dello scorso mese di marzo, il migliore degli ultimi quattro anni. In termini relativi, lo stock delle imprese si è pertanto accresciuto dello 0,63% (contro lo 0,59 rilevato nel secondo trimestre 2014) portando il totale delle imprese registrate in Italia, al 30 giugno di quest’anno, al valore di 6.045.771 unità.

Sul fronte delle crisi d’impresa, il trimestre da poco concluso offre segnali anche più incoraggianti. Le aperture di nuove procedure fallimentari si sono fermate al valore di 3.654, il 9,6% in meno dello stesso trimestre del 2014, mentre quelle di concordati preventivi (414) hanno fatto registrare una frenata ancora più netta (-22,9% rispetto a dodici mesi fa). Con riguardo ai fallimenti, la contrazione ha riguardato 13 regioni su 20, altre due regioni (Lazio e Umbria) hanno confermato il dato 2014 e solo in cinque casi (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige Friuli-Venezia Giulia, Molise e Calabria) si registrano aumenti rispetto a un anno fa.

Guardando alla dinamica dei secondi trimestri dell’ultimo decennio, quello del 2015 evidenzia un progressivo riposizionamento del sistema imprenditoriale – almeno in termini di vitalità anagrafica – verso i numeri degli anni ante-crisi. A fronte del record segnato dalle cessazioni (le 59.831 del trimestre scorso sono le più basse in assoluto di tutto il decennio), le iscrizioni fanno fatica a riprendere quota e segnano il secondo risultato meno brillante della serie (le 97.811 di aprile giugno sono migliori solo di quelle dello stesso periodo del 2014). Ciò detto, il saldo realizzato nel secondo trimestre di quest’anno si colloca al quinto posto del decennio, e soprattutto migliore degli ultimi quattro anni. Situazione simile anche per le imprese artigiane il cui saldo, tuttavia, si colloca ancora nella parte più bassa della serie (per l’esattezza, il terz’ultimo valore). 

Quanto ai fallimenti, considerando i principali settori dell’economia, dal punto di vista della numerosità delle imprese, va segnalata la significativa contrazione del fenomeno nell’industria manifatturiera (-17,3% rispetto al secondo trimestre 2014), nelle costruzioni (-14%) e nel commercio (-11,6%). Sempre tra i settori con un significativo numero di imprese, si segnalano in controtendenza – con un aumento nell’apertura di procedure fallimentari – quelli dei servizi alle imprese, delle attività professionali e dei servizi di informazione e comunicazione (rispettivamente +13,9%, +8% e +7,4%)

Due le circoscrizioni che hanno fatto registrare un tasso di crescita complessiva superiore, anche se di poco, al valore medio nazionale (0,63%): il Centro e il Sud e Isole, rispettivamente, con lo 0,70% e lo 0,68%. Rispetto al trimestre precedente, quando fra le 20 regioni italiane solo il Lazio (grazie alla dinamica della provincia di Roma) aveva fatto registrare un tasso di crescita positivo, nel trimestre da poco concluso sono 8 le regioni cresciute più della media nazionale: Valle d’Aosta (0,73%) e Lombardia (0,64%) nel Nord-Ovest, Toscana (0,66%), Umbria (0,71%) e Lazio (0,77%) nel Centro, Campania (0,72%), Puglia (0,76%) e Calabria (0,89%) nel Mezzogiorno. Tutte le regioni del Nord-Est hanno fatto registrare un tasso minore alla media nazionale (0,63%).

Nel trimestre, tutti i settori hanno fatto segnare saldi positivi dello stock: in testa il “Commercio” (+10.274), seguito da “Alloggio e ristorazione” (+6.002) e “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+3.555). Presi insieme questi tre settori hanno determinato il 52% dell’intero saldo trimestrale. In termini percentuali, tra i comparti di maggiori dimensioni quelli più dinamici sono stati “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+2%), i servizi di “Alloggio e ristorazione” (+1,4%), le “Attività artistiche sportive e di intrattenimento” (+1,24%) e le “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (+1%).

Quanto all’universo delle imprese artigiane, i saldi positivi si registrano in tutti i settori, ad eccezione delle attività di “Trasporto e magazzinaggio” (-452 unità) e delle “Attività manifatturiere” (-93). In termini relativi, escludendo i settori più piccoli, il risultato migliore è quello del “Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese” (+1,62%) seguito da quello dei “Servizi di informazione e comunicazione” (+0,86%).

«Un’inversione di tendenza era nell’aria – commenta a caldo Luigi Curto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – ancora una volta la voglia di fare impresa nel nostro Paese risulta essere più forte di qualsiasi ostacolo sia economico, politico che burocratico. Manca ancora l’ingrediente principale però, la certezza e l’incisività nelle scelte di politica economica. Gli annunci in materia di lavoro, export, tassazione sono incoraggianti, ma non si vedono i fatti concreti e questo rischia di tarpare le ali al debole segnale di speranza. Non è un caso che proprio in Veneto, terra di imprenditori pragmatici e concreti, la ripresa sia inferiore sia alla media nazionale che a quella delle regioni limitrofe come Friuli, Trentino e soprattutto quelle più simili a noi come Lombardia Toscana ed Emilia Romagna».

Per Curto «è inaccettabile ad esempio che tra i decreti di attuazione della delega fiscale recentemente approvati in Consiglio dei Ministri sia stata una esclusione selettiva a danno delle Pmi. Il riordino dei regimi fiscali, l’introduzione del criterio di cassa per la determinazione dei redditi delle imprese in contabilità semplificata con l’assoggettamento all’IRI, sono riforme non più rinviabili. Se questa è l’attenzione che il Governo riserva alla piccola impresa non stipiamoci del nostro disincanto».movi II 2015 infografica 3movi II 2015 infografica 2